Quarant’anni fa moriva Gianni Rodari, lo scrittore più amato da bambini e adulti
La sua indimenticabile testimonianza per una scuola laica, inclusiva, democratica
La grande lezione di Gianni Rodari, nel centenario della nascita e a 40 anni esatti dalla morte, sollecita una riflessione profonda e quanto mai attuale sulla nostra idea di istruzione, sulla necessità di restituire centralità alla scuola pubblica, di mettere al centro il protagonismo di chi insegna e di chi apprende.
E’ un’idea di scuola fondata sull’esperienza e sulla relazione, sulla libertà di espressione e sul riscatto sociale che caratterizza la pedagogia rodariana, raramente esplicitata a livello teorico e formale, ma rintracciabile in modo chiaro in tutta l’opera del maestro, punto di riferimento prezioso per educatori e insegnanti.
Rodari dà voce a un’infanzia curiosa, caratterizzata dalla voglia di esplorare il mondo, mette al centro la figura del bambino come persona attiva, fa della creatività e della fantasia alleate insostituibili nei processi di apprendimento, insegna il valore politico e narrativo della parola, strumento potente per raccontare il mondo… com’è, come lo vorremmo, come lo progettiamo.
Le favole di Rodari, da decenni portatrici di allegria e divertimento tra i banchi di scuola, offrono spunti per affrontare con i bambini temi di attualità, per intraprendere percorsi di educazione al bene comune, alla solidarietà, alla pace, ma anche per trasmettere l’importanza della libertà come condizione per cambiare la propria storia e provare a fare le cose difficili.
Gianni Rodari ha fortemente creduto in un sistema formativo laico, inclusivo, democratico e ad esso ha ispirato l’attività di politico, giornalista, scrittore. Auspichiamo che la sua eredità e il suo messaggio possano essere l’orizzonte politico, pedagogico, strategico per il futuro della scuola italiana.
Noi lo ricordiamo così:
IL CIELO E’ DI TUTTI
Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
ll cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
E’ mio, quando lo guardo.
è del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.
Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa o in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti?