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Alla Conferenza di Organizzazione della FLC Cgil si discute di legalità

Tavola rotonda il 23 aprile 2008 con Don Luigi Ciotti e Annamaria Torre. Siglata l'intesa di collaborazione tra la FLC Cgil e l'associazione "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie".

23/04/2008
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Nella sua Conferenza di Organizzazione la FLC ha previsto anche dei momenti di apertura ai temi sociali. Lo ha fatto, in particolare, dedicando specifiche riflessioni e approfondimenti ad alcuni valori che sono a fondamento della propria identità.

Per affermare il valore della cultura della legalità, questa mattina è stata organizzata la tavola rotonda I volti del "noi", l'educazione, la politica, l'impegno sociale come corresponsabilità. Vi hanno partecipato Don Luigi Ciotti e Annamaria Torre, coordinati da Pino Cavalcanti, giornalista dell'Agenzia Ansa. Alla tavola rotonda non ha potuto partecipare, per motivi di salute, Rita Borsellino che ha inviato i suoi auguri auspicando momenti futuri per una collaborazione sui temi della legalità.

Don Luigi Ciotti è presidente della associazione "Libera". Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. La FLC nel giugno scorso ha lanciato una sottoscrizione fra i propri iscritti, in solidarietà della Cooperativa giovanile di Valle del Marro (Gioia Tauro), promossa dall’Associazione Libera. La cooperativa, infatti, è stata oggetto di ripetuti attentati con l'obiettivo di isolare questi giovani e “ribadire” la pretesa sovranità della criminalità sui beni su cui operano.

Annamaria Torre è figlia di Marcello, sindaco di Pagani, ucciso dalla Camorra, su mandato di Raffaele Cutolo, l'11 dicembre 1980 è impegnata nell'Associazione "vittime innocenti".

Pino Cavalcanti è giornalista dell'Agenzia Ansa e segue in particolare la cronaca e i problemi della criminalità organizzata.

Ha aperto la tavola rotonda Beniamino Lami della segreteria nazionale della FLC Cgil. Dopo avere presentato gli ospiti ha spiegato l'interesse e l'impegno del sindacato nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Esse sono la negazione dei diritti, in particolare del diritto ad avere una vita "normale", tranquilla. La criminalità si combatte se i cittadini maturano un forte senso di responsabilità, coniugano cittadinanza con legalità e hanno coscienza dei propri diritti.Un sindacato impegnato in settori come l'istruzione e la formazione ha un interesse forte nella costruzione del senso di legalità. Anticipa che al termine dell'iniziativa sarà firmata un'intesa tra la FLC Cgil e l'Associazione Libera, finalizzata a promuovere progetti e iniziative in questo senso nei luoghi della conoscenza che rompano la connivenza tra criminalità, istituzioni e corpo sociale.

Prima di dare la parola ai partecipanti è stato proiettato un video di Stefano Cormino nel quale a una carrellata di testimonianza di parenti di vittime della criminalità organizzata si affiancano immagini di momenti collettivi di protesta, simbolo di un orgoglio ritrovato di fronte allo strapotere mafioso. Particolarmente toccante la lettera, letta di un attore, di Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe, quello dei "cento passi", ai figli di Provenzano, ai quali chiede di rinnegare le attività del padre.

Pino Cavalcanti ha sottolineato la pericolosità della criminalità organizzata che uccide chi le dà fastidio, ma colpisce anche nel mucchio e fa vittime anche per caso. E' un'organizzazione spietata e chi lavora contro di essa, sa che rischia la vita. Si tratta di veri eroi, come eroe è stato Marcello Torre, che pieno di un forte senso di giustizia ha voluto denunciare e ribellarsi. Torre era un avvocato penalista e sei mesi prima di essere ucciso scrive una lettera ai figli che sarà poi il suo testamento morale e civile. Scriveva di sognare una Pagani libera e civile, per questo aveva accettato di fare il sindaco.

La lezione di Torre e di tanti altri vuole dimostrare che per battere la mafia non bastano polizia ed esercito, ma si deve muovere insieme la società civile, si deve costruire una società civile. È triste quando si sente che tra i giovani si diffonde una sorta di rassegnazione sullo status quo. È vero che ci sono momenti e iniziative positivi, ma spesso le difficoltà sembrano insormontabili, soprattutto laddove interi territori sono contaminati dall'attività criminale e l'illegalità entra nelle istituzioni.

Cavalcanti ha poi dato la parola ad Annamaria Torre che ha ricordato il dolore vissuto per l'assassinio del padre ed ha letto la sua lettera testamento (scritta con molta consapevolezza della situazione sei mesi prima della morte). Ma ha anche raccontato come da quel grande dolore sia venuta la molla per portare avanti il progetto e gli ideali del padre, nonostante ci siano voluti 22 anni di processi per arrivare ad una sentenza che riconoscesse la camorra ed il suo padrino responsabili di quel delitto e la sua famiglia vittima della mafia. L'impegno per affermare i diritti e la legalità è un lavoro quotidiano e difficile - ha ribadito - che va avanti attraverso l'impegno personale ma che non può esprimersi davvero se non attraverso un lavoro di squadra fatto di sinergie fra quanti vogliono davvero affermare i diritti alla libertà e alla legalità.

Annamaria Torre vive il proprio impegno portando la sua testimonianza soprattutto nelle scuole e in tutti quei luoghi dove forte è la presenza dei giovani e della criminalità diffusa.

Il suo lavoro si è sviluppato negli ultimi venticinque anni nel "Coordinamento delle vittime innocenti della mafia" e nelle iniziative comuni con l'associazione Libera e con Don Ciotti. Nel suo intervento ha più volte sottolineato come le azioni per affermare la legalità nel nostro paese non possono vivere se non si parte dal "NOI" anziché dall'IO ed è questo il primo messaggio che porta negli incontri con i bambini e gli studenti nelle scuole. Per superare l'abuso che si fa oggi della parola legalità occorre formare davvero dei cittadini consapevoli che credano fortemente nei valori della Costituzione e che la difendano nei suoi valori fondanti da chi la vorrebbe cambiare.

Ha ricordato ancora che ci vuole molta umiltà e continuità nel tempo per poter raggiungere risultati positivi affermando che anche quelli che possono sembrare minori vanno esaltati e diffusi, riconoscendo nella scuola e in tutti i luoghi di aggregazione giovanile il terreno privilegiato per far crescere cittadini consapevoli e responsabili per battere ogni forma di sopraffazione e d'illegalità.

Con una battuta sul possesso di una improbabile laurea in “scienze confuse” Don Luigi Ciotti, presidente dall’associazione Libera, ha iniziato il suo intervento ricordando la figura del giudice antimafia Nino Caponnetto che, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio,passò il resto della sua vita, dai 72 agli 82 anni, girando l’Italia per fare campagna contro la mafia, convinto che “la mafia teme più la scuola che la giustizia”.Non è stata l’unica figura citata: non sono mancati infatti nel corso dell'intervento i riferimenti a Borsellino che, pur al top dei successi contro la mafia, invitava a non abbassare la guardia, o alle parole del giudice Livatino che diceva” A Dio dovremo rendere ragione non di essere stati credenti, ma di essere stati credibili”.

Ma la figura del vecchio giudice Caponnetto impegnato a portare le sue "lezioni sulla mafia" in giro per l'Italia è stata una utile e calzante metafora per indicare l’importanza di una educazione anti-mafiosa, e di conseguenza di una istruzione che la dispensi, decisiva per costruire un contesto in cui la mafia non possa riprodursi. Il contesto di tipo mafioso è infatti la condizione entro cui prosperano i fenomeni mafiosi o camorristici. "Il problema non è il pesce -cioè il singolo mafioso catturato- ma l’acqua in cui nuota" dirà verso la fine del suo intervento Don Ciotti per ribadire questo concetto. E in certi contesti non c’è da meravigliarsi che ci siano anche ragazzi che ambiscono a diventare capicosca o ragazze che ambiscono a sposarli.

Ma nella produzione di questi contesti Don Ciotti non ha escluso il contributo di certi fenomeni che vanno dal cattivo esempio delle leggi ad personam fino alla predominanza dell’individualismo, vera causa dell’incredibile aumento della criminalità diffusa, dalla disattenzione verso gli 11 giornalisti uccisi dalla mafia, fino alla indifferenza che si nutre della ignoranza circa il numero enorme di immigrati che muoiono in mare ogni anno nel tentativo di raggiungere il nostro paese.

Al centro dell'intervento dunque l’importanza dell’azione costante, della sua continuità, umile e instancabile, e il ruolo del contesto scolastico, necessario per creare una coscienza tra i giovani. Indicativi gli esempi di figli che sulla base di una diversa educazione hanno “rieducato” i padri.

Forte è stato nel suo discorso il richiamo alla responsabilità della società civile e al senso del diritto, necessario a spezzare la cultura del favore, con anche una particolare attenzione all’evoluzione del fenomeno mafioso, al quale oggi non mancano persino i tentativi di infiltrazione nei movimenti antimafia né aspetti di globalizzazione, per i quali occorre che anche l’iniziativa antimafia si adegui.

Alle sollecitazioni delle numerose domande provenienti dalla platea Don Ciotti ha risposto indicando la inscindibilità di civiltà e responsabilità, parlando di liberazione della libertà (dagli usi e significati distorti per la quale viene usata), di democratizzazione della democrazia, di etica come ricerca dell’autenticamente umano, di corresponsabilità ed infine, rubando una frase a Van Gogh, di mulini a vento distrutti ma di un vento che soffia ancora.

Al termine della tavola rotonda viene siglata l' intesa di collaborazione tra la FLC Cgil e l'associazione "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie". Essa rappresenta un momento molto importante di "impegno per la costruzione di pratiche di giustizia e di educazione alla responsabilità… a partire da quanto sia necessario per dare continuità a queste azioni, condizioni fondamentali per avere più possibilità di cambiamento locale" (cit. dall'intesa).

Testo dell'intesa.

Caserta, 23 aprile 2008

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