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CGIL. Sull’Assemblea dei Giovani Quadri e Delegati, un contributo da Napoli

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il contributo e le riflessioni di una giovane iscritta alla FLC Cgil di Napoli che ha partecipato all' Assemblea dei Giovani Quadri e Delegati della CGIL, svoltasi a Roma lo scorso 9 maggio

21/05/2007
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“I giovani il nostro futuro, per riprogettare il paese”
Assemblea Nazionale Giovani Quadri e Delegati CGIL

Il 9 maggio u.s. si è tenuta a Roma la Prima Assemblea Nazionale Giovani Quadri e Delegati intitolata “I giovani il nostro futuro insieme per riprogettare il paese”.
E’ stata per me una esperienza completamente nuova e dire che mi ha lasciato dentro grosse emozioni forse è dire poco.
Non solo perché fin dal mio primo giorno di lavoro alla Seconda Università degli Studi di Napoli nel 1994 , ho aderito alla CGIL per quei valori che da sempre sono anche stati i miei ma anche perché l’Assemblea del 9 Maggio mi ha fatto sentire di non esser sola, che il sentirsi tagliati fuori, sentirsi a volte come un pesce fuor d’acqua fa parte di quanti come me si trovano ad entrare in contatto con un mondo quale quello del sindacato che ha un linguaggio e logiche particolari.
Questa premessa per capire il clima in cui si è svolta L’Assemblea Nazionale.
Molto chiara la Segretaria Confederale per le politiche organizzative, di insediamenti, finanziarie e amministrative Carla Cantone, quando ha illustrato la sua relazione introduttiva sottolineando temi che da sempre sono la base della CGIL: uguaglianza, solidarietà, difesa, tutela e conquista dei diritti; e soprattutto molto significativa quando ha sottolineato come questi valori debbano sopravvivere per portarsi avanti verso il futuro.
Evidenziando anche che purtroppo i tempi non sono dalla parte dei giovani ed il precariato ne è la dimostrazione.

Ma perché allora intitolare quest’incontro “..insieme per riprogettare il futuro?”
Perché tocca a chi fa parte delle passate ed attuali generazioni lasciare il passo senza resistenza, senza egoismi, senza indugio alle nuove generazioni, attraverso un intreccio certamente graduale, ma convinto affinché non si perda…..esperienza e memoria,…saperi e valori…ma al contrario avvenga una trasformazione generazionale che vede i giovani al fianco di chi ha dato molto alla missione della Cgil.
Io stessa mi rendo conto di quanto il passato sia in grado di costruire in termini di esperienza, quanto a noi giovani manchi un passato che ha reso storica la CGIL, quanta militanza politica c’è dietro quelli che nel sindacato si sono impegnati per venti, trenta o quarant’anni, quante lotte son passate sulle loro spalle e non è sbagliato affatto che se penso a tutto questo mi sento enormemente orgogliosa di appartenere a tutto ciò.
C’è stato l’intervento di una compagna della FILCAMS che ha detto, riprendendo Pablo Neruda,..che noi giovani abbiamo un Ardente Pazienza….penso che più di altri abbia reso con poche parole le sensazioni di quanti giovani si accostino al sindacato.
C’è desiderio di far strada, è vero, ma lontano dal “rampantismo” individuale e con la consapevolezza di ciò che è intorno.
Possiamo allora porci una domanda
Come può il sindacato aprirsi all’ esterno? Dove aprirsi significa accompagnare la sfida politica di confrontarsi.
Forse abbandonare la rigidità dell’organizzazione nel favorire il ricambio, oppure lasciare da parte “il sindacalese” che per noi è di difficile comprensione, e se c’è una diversa comunicazione come facciamo a capirci se già non c’è abbastanza dialogo tra noi ed “i saggi”.
Un compagno della FILCEM ha detto “…facciamo un percorso insieme ma poi lasciateci andare”.
Molta attesa per le parole di Guglielmo Epifani, leader della Confederazione che ha sostenuto che non deve sfuggire a nessuno la particolarità e l’importanza dell’Assemblea. Parole d’ordine del XV Congresso sono state: riprogettare il paese dei valori, dei diritti, della libertà, ma riprogettare per chi? e con chi?
Molti giovani sono entrati nel mondo del lavoro e nella CGIL. Il problema è diventato un altro, come rappresentarli e come sceglierli come delegati, rappresentanti.
Guglielmo Epifani si è soffermato sull’immobilismo sociale dove l’Italia vanta un triste primato europeo: dalle periferie delle metropoli dove ai giovani non resta che affidarsi alla clientelismo o alla malavita e tanto al Nord quanto al Sud l’unica forma di lavoro risulta essere quello precario nella sua eterogeneità. Ed accanto a questi disagi materiali abbiamo anche dei disagi nei valori, ad ogni epoca i suoi. Oggi liberismo dove non c’è limite all’anarchia, alle logiche di mercato e la scelta correlata dell’individualismo dove non c’è altra logica che quella dell’io.
Ma non ci può mai essere un io senza un altro io, ma soltanto attraverso un tu, con condivisione dei valori, attraverso la legge di universalità dei diritti, allargando la cittadinanza dei diritti, dei doveri e delle responsabilità.
Epifani ha infine sottolineato che quando un sindacato si mantiene così vasto vuol dire che è capace di cambiare ed il mio auspicio, oggi, è quello che tutti noi possiamo essere parte attiva di questo cambiamento.

Contributo di Annalisa Mastrilli, Seconda Università degli Studi di Napoli

Tag: giovani