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La FLC CGIL, "Un sindacato che fa cultura"

La lettera di Domenico Pantaleo al Presidente Napolitano su lingua italiana e lingue. Oggi di attualità al Quirinale con Tullio De Mauro.

21/02/2011
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Da anni la FLC CGIL è impegnata nel promuovere il multilinguismo:

  • in Italia perché vada praticato nel sistema educativo italiano il multilinguismo nel rispetto dei Trattati europei;
  • in Europa perché si pensa che questa grande ricchezza linguistica di cui gode l’Europa, questa sua unicità rappresenta un vantaggio ed una potenzialità determinante per competere con i paesi emergenti come la Cina, l’India o il Brasile.

Con questa convinzione e questi obiettivi, il 20 dicembre 2010 Domenico Pantaleo, per la FLC CGIL e le lavoratrici e i lavoratori della Conoscenza, insieme all’Associazione Esperanto, conosciuta in tutto il mondo per la sua difesa delle lingue in quanto patrimonio culturale irrinunciabile di ogni popolo e sopravvivenza dei popoli stessi, si sono rivolti al Presidente della Repubblica con una lettera per denunciare le politiche Moratti e Gelmini nel sistema educativo italiano, in difesa della lingua italiana quale “struttura portante dello Stato italiano e patrimonio vitale ed indivisibile dell’unità nazionale”e di tutte le lingue, europee e del mondo.

Oggi, al Quirinale, una risposta inequivocabile alla validità delle nostre posizioni e richieste.

Il multilinguismo, la persistenza di idiomi diversi non fa danno. Fa danno invece la dealfabetizzazione della popolazione adulta, una volta uscita di scuola.

Nella situazione attuale, in Italia,  un uso responsabile e sicuro della lingua è precluso ad una gran parte del 94% della popolazione che pure l’italiano ormai lo parla e soltanto il 20% ha gli strumenti minimi di lettura, scrittura e calcolo per orientarsi nella vita di una società moderna.

Abbiamo quindi un urgente bisogno di un grande sforzo collettivo di crescita culturale, come lo spiegano in modo chiaro alcuni economisti. Eppure sono ancora pochi gli imprenditori che cominciano a capirlo e, cosa ancora più grave, il governo, come su tanti altri aspetti che riguardano la cultura, è assente.

La genialità e l’intelligenza di  grandi comici come Totò, Dario Fo e  Benigni  poggiano su un’ampia base culturale e Benigni, a Sanremo, con la sua “controlettura” dell’Inno di Mameli ci ha regalato la forza delle parole e del loro significato e indicato la strada della dignità e della libertà.

Non possiamo costruirci un futuro se non sappiamo chi siamo e da dove veniamo.