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Le mille e una ragione di uno sciopero per...

Non lasciare che i tuoi diritti vadano in crisi. Il 18 marzo lavoratrici e lavoratori della conoscenza per la prima volta nelle piazze insieme.

16/03/2009
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Astenersi dal lavoro è una forma di lotta impegnativa, soprattutto nei settori pubblici, dove - è bene ricordarlo - il sindacato per primo ha voluto forme di autoregolamentazione, affinché la protesta non danneggiasse troppo i cittadini. Astenersi dal lavoro è anche una forma di lotta a carico del lavoratore e quindi non è mai una decisione presa con leggerezza, soprattutto quando gli stipendi non sono stratosferici.

Eppure ci sono tante ragioni per scioperare ancora una volta contro la politica di questo governo nei nostri settori. Una politica asfittica, fatta di tagli e di smantellamenti che sta mettendo in ginocchio il nostro sistema di istruzione e formazione e fermando la ricerca. Non è una novità, l'Italia scivola sempre più in coda, e sempre più velocemente anche perché altri paesi hanno capito che una delle strade per uscire dalla crisi è investire in conoscenza, aumentare gli stipendi medi, offrire ammortizzatori sociali alle categorie più deboli... esattamente il contrario di quanto sta facendo il governo Berlusconi. Con un aggravante: il disegno sciagurato di attacco ai diritti collettivi e individuali, alla libertà della persona, alla garanzie costituzionali.

È facile dire perché si deve scioperare contro questo governo. Ma il 18 marzo lo sciopero è soprattutto per ottenere delle cose.
Innanzitutto, riavere il maltolto, cioè le risorse tagliate dalla legge 133/08. Dei contratti che non siano solo a perdere e soprattutto il ripristino del contratto nazionale a garanzia del lavoro. L'introduzione di regole democratiche che permettano ai lavoratori di pronunciarsi sugli accordi.

Il ritiro delle norme tante care a Brunetta che penalizzano chi è ammalato. Il ritiro del disegno di legge Aprea sulla scuola che non solo cancella l'autonomia delle singole istituzioni ma penalizza e avvilisce la libertà d'insegnamento e l'autonomia professionale di docenti e dirigenti, oltre a togliere completamente la parola al personale Ata.

Il ritiro del ddl Sacconi che cancella il diritto di sciopero, l'unica arma di legittima difesa dei lavoratori.
Ma lo sciopero è anche per riaffermare l'urgenza di un vero progetto riformatore in tutti i settori della conoscenza, un progetto moderno che scaturisca dalle migliori esperienze sul campo, che sia condiviso e partecipato dagli operatori dei settori e dai cittadini. Un progetto ambizioso per elevare i livelli di cultura e formazione dei cittadini a partire dalla scuola dell'infanzia per tutto l'arco della vita, passando per l'università, la formazione e l'aggiornamento professionale. Un progetto che valorizzi come fatto formativo anche il patrimonio artistico e la tradizione artistica e musicale del nostro paese. Un progetto che rilanci la ricerca di base, negli enti e nelle università, che permetta alle intelligenze italiane di produrre qui e non altrove.

Lo sciopero è anche a difesa dell'occupazione, per salvaguardare non solo le persone dallo spettro della disoccupazione, ma anche i nostri settori da un depauperamento di risorse umane necessarie al loro funzionamento.

Le adesioni allo sciopero che stanno arrivando ci confortano. Le nostre ragioni sono le ragioni di tanti.

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Roma, 16 marzo 2009

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