Primo ciclo: nessuna riforma si può attuare senza il coinvolgimento delle scuole
Documento della Segreteria nazionale FLC Cgil, sul primo ciclo di istruzione.
Il testo del documento
Il sostanziale fallimento del progetto di controriforma della scuola, che il governo di centro destra ha forzatamente cercato di introdurre nel corso della precedente legislatura, dimostra che nessuna riforma è attuabile se prescinde dalla storia e dalla elaborazione delle scuole e di coloro che in esse quotidianamente operano.
Per quanto concerne la scuola dell’infanzia, la primaria e la secondaria di primo grado, riteniamo che esse, dopo il tumultuoso affanno cui sono state recentemente costrette, debbano ora rivolgere la propria attenzione ai problemi della scuola in un quadro di tranquillità e certezze rispetto alle norme e ai rapporti con le istituzioni.
Vanno garantite tutte le risorse, economiche e di organico, che consentano la piena funzionalità dell’autonomia scolastica.
Le scuole devono poter tornare ad esercitare le prerogative che il DPR 275/99 ha consegnato nelle loro mani e alla loro responsabilità, realizzando pienamente il mandato ivi contenuto riguardante la ricerca e l’innovazione didattica, per far progredire la scuola, liberata da imposizioni centralistiche, ma dentro una forte cornice unitaria.
Avvertiamo dunque l’urgenza di focalizzare l’attenzione su alcuni nodi che sono stati motivo di forte dissenso e contrapposizione nelle scuole e che rappresentano le ragioni per le quali la FLC Cgil ritiene si debba procedere alla cancellazione della legge Moratti, certamente, da subito, devono essere elemento di discontinuità.
Emerge infatti la preoccupazione che un settore come quello del primo ciclo di istruzione, che ha sostenuto una dura lotta contro gli effetti più negativi della legge Moratti, venga oggi un po’ dimenticato.
Rivendichiamo dunque, da subito, segnali forti di discontinuità che riguardano:
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La garanzia di sviluppo e di pari opportunità per tutti/e, sospendendo subito le norme sugli anticipi e sulle precoci canalizzazioni, come emergono dai provvedimenti che riguardano il primo ciclo d’istruzione.
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l rifiuto di qualunque gerarchia e differenziazione nell’organizzazione dei docenti, che deve rimanere improntata alla cooperazione e alla pari dignità.
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L’abolizione degli strumenti di documentazione educativa (come il portfolio), deciso centralmente, con grave intrusione nella sfera dell’autonomia delle scuole. Esso deve invece derivare dalla ricerca, dalla riflessione e dalla coerenza progettuale di ciascuna scuola, mentre ribadiamo la necessità che gli strumenti di certificazione siano definiti attraverso le procedure previste dalle norme vigenti.
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La sospensione, sin dal prossimo anno scolastico, della partecipazione obbligatoria alla somministrazione di prove standardizzate, in attesa della definizione degli indirizzi generali per il sistema di valutazione.
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Ogni riferimento alle Indicazioni Nazionali va da subito esplicitato come non obbligatorio e non vincolante. Questo perché le Indicazioni non solo non sono nate da un confronto democratico e pluralista, non solo non hanno osservato l’iter di adozione prescritto, ma attraverso una commistione indistinta fra quadro generale di riferimento (che sarebbe stato l’unico ed autentico loro scopo) ed elencazione prescrittiva di obiettivi, hanno palesemente leso il quadro delle competenze delineato dalla norma e invaso l’autonomia delle istituzioni scolastiche.
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Va risarcito il diritto dei bambini e delle bambine ad apprendere in tempi distesi e dentro un progetto unitario che riconosca pari dignità e l’uguale valenza formativa delle diverse attività e discipline e in tale quadro va restituita la certezza e l’originalità dei modelli di tempo pieno e tempo prolungato.
Roma, 26 maggio 2006