Su università e ricerca solo facile propaganda ed ora il Governo torna indietro anche sulla stabilizzazione dei ricercatori precari
La mobilitazione del settore, appena le condizioni di emergenza lo consentiranno, appare a questo punto necessaria.
Al di là delle promesse, nessuna svolta su università e ricerca ed il nostro Paese si allontana sempre più dalla media europea su risorse economiche investite, diritto allo studio e personale impiegato ed ora arriva anche un provvedimento che penalizza i lavoratori precari degli Enti pubblici di ricerca, ricercatori compresi, rispetto al resto dei precari della pubblica amministrazione. E pensare che solo pochi giorni fa il Presidente del Consiglio e il Ministro del MUR annunciavano l’intenzione di avviare un piano straordinario per l’assunzione di 10.000 ricercatori…
È infatti notizia di ieri che mentre il decreto mille proroghe approvato al Senato apriva ad una nuova stabilizzazione per i lavoratori della pubblica amministrazione, contemporaneamente venivano inopinatamente esclusi da questa possibilità il personale degli enti di ricerca mediante un emendamento del Governo ad un altro provvedimento, in discussione anch’esso al Senato, relativo alla conversione in legge del decreto di sdoppiamento del Miur.
Al di là del fatto singolare, a dir poco, che una legge appena votata venga di fatto modificata contemporaneamente da un altro provvedimento, il segnale politico sembra essere chiaro quanto regressivo: mentre il sindacato chiede l’estensione della stabilizzazione al personale precario di ricerca e didattica dell’università, il Governo produce un atto di “omologazione” di verso contrario tra università e ricerca, sottraendo la possibilità agli enti di beneficiare della nuova norma di stabilizzazione.
Questo atto, per altro, contraddice clamorosamente anche l’impegno assunto la scorsa settimana con le organizzazioni sindacali da parte del Ministro Manfredi che, sui principali temi inerenti l’università, la ricerca e l’AFAM, aveva garantito un approfondito confronto e l’avvio di riunioni sulle specifiche problematiche, tra le quali, ovviamente, il precariato era tra i temi principali.
Risulta sempre più evidente la distanza tra le parole che in ogni occasione vengono proferite dalla politica circa l’importanza fondamentale della ricerca e dell’università per lo sviluppo del Paese e i provvedimenti che in concreto vengono adottati, sempre insufficienti se non del tutto assenti, come nell’ultima legge di bilancio, quando non sono stati neanche rispettati gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio con l’intesa sottoscritta il 24 aprile 2019 con le Organizzazioni sindacali.
La mobilitazione del settore, appena le condizioni di emergenza lo consentiranno, appare a questo punto necessaria.