Ddl semplificazione, FLC CGIL: il governo vuole silenziare i luoghi della conoscenza
Comunicato stampa della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza CGIL
Roma, 8 giugno - Il governo Meloni approfitta della legge annuale di semplificazione normativa per intervenire a gamba tesa sull’impianto democratico del sistema di istruzione.
Si tratta infatti di una delega in bianco che per la scuola riguarda il riassetto delle disposizioni legislative sugli ambiti di competenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito, attraverso decreti legislativi che il governo dovrà adottare entro diciotto mesi dall'entrata in vigore della legge.
Si intende mettere mano agli organi collegiali, le strutture di rappresentanza democratica della scuola italiana, con il ventilato riordino del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), recentemente rinnovato nella parte elettiva, e la ridefinizione di funzioni e competenze degli organi collegiali territoriali rispetto al ruolo dei dirigenti scolastici. Sarebbe estremamente grave la modifica di queste relazioni in senso autoritario, con lo stravolgimento della visione partecipata e democratica avviata con i decreti delegati.
Inoltre, si aprono ampie possibilità di intervento sulla gestione del personale e sulla governance del servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, con ricadute sul peso e sulla funzione delle prove INVALSI.
Non meno grave l’attacco all’Università, all’AFAM e agli Enti pubblici di ricerca, dove il governo vorrebbe intervenire con lo strumento dei decreti legislativi a 360 gradi rispetto alla normativa di riferimento, prevedendo anche un non meglio precisato intervento sullo stato giuridico ed economico del personale.
Si tratta di un disegno che va nella stessa direzione verticistica, autoritaria e antidemocratica, già indicata e percorsa da questo esecutivo con i vari interventi di censura e delegittimazione della libera stampa e della magistratura, fino ai progetti di stravolgimento istituzionale.
Gli ultimi resistenti presìdi di democrazia della nostra Repubblica, a partire dai luoghi di elaborazione culturale e di pensiero critico, per il governo devono essere silenziati.