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Retribuzioni personale scuola: le bugie del Governo non incantano più nessuno

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

29/09/2014
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La proposta sulle nuove progressioni meritocratiche, contenuta nel documento del Governo “La Buona Scuola”, è un colossale imbroglio perché riduce ulteriormente i salari per i docenti e il personale ATA. Quella proposta non migliora la qualità della scuola perché rompe la cooperazione tra il personale lasciando il posto ad una competizione individuale senza regole per rientrare nel 66% di chi potrà accedere agli scatti triennali.

Dal punto di vista quantitativo rispetto all’attuale meccanismo ci sarebbe una perdita netta di salario perché solo nel caso di un docente che riuscisse a maturare tutti gli aumenti, cosa impossibile, si riuscirebbe ad avere un vantaggio rispetto all’attuale sistema. Basterebbe non ottenere un solo aumento nei primi 20 anni di attività lavorativa per avere retribuzioni lorde inferiori a quelle attuali. Per gli ATA se si adottasse lo stesso sistema la perdita sarebbe ancora maggiore.

Con la cancellazione degli scatti dal 2015 si risparmia oltre 1 miliardo di euro e dal 2018 le risorse per gli scatti meritocratici sono le stesse di quelle attuali. In sostanza, per la valorizzazione professionale non sono previste risorse aggiuntive ma si ripartiscono gli stessi soldi su meno personale.

I criteri con cui dovrebbero essere individuati “i meritevoli” sono arbitrari e confusi. La barzelletta è quella che un docente possa cambiare scuola per rientrare nel 66%. Tutto questo in presenza del blocco ulteriore dei contratti nazionali e della contrattazione decentrata.

Per Renzi i salari e i diritti dei lavoratori non contano ma il suo modello sociale è quello della Fiat di Marchionne.  Questo giudizio è condiviso nelle assemblee che si stanno tenendo nelle scuole. Il buon andamento delle firme sulla petizione unitaria sul "sblocca contratto" dimostra che le bugie del Governo non incantano più nessuno mentre cresce la mobilitazione.