Scuola: Pantaleo, siamo pronti al confronto ma non subiremo passivamente scelte per noi sbagliate
Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Se le linee di indirizzo sulla scuola dovessero corrispondere all’intervento del Ministro Giannini al meeting di Comunione e Liberazione non ci sarebbe nulla di nuovo rispetto alle impostazioni fallimentari dell’ex Ministro Gelmini.
Non sono chiare le risorse disponibili, non c’è alcun impegno per il rinnovo del contratto nazionale, si intende togliere salario a tutti con il superamento degli scatti per dare soldi a pochi utilizzando il vecchio progetto dell’Aprea, si vuole piegare la scuola pubblica alle logiche delle imprese e del mercato, si vogliono dare più soldi alle scuole paritarie mentre le autonomie scolastiche sono senza risorse e tante famiglie non sono più in grado di sostenere i costi per fare studiare i figli, non c’è alcun progetto per stabilizzare gli organici e riformare il reclutamento superando il precariato.
Tutto questo viene fatto senza alcun confronto ma attraverso interviste nella ricerca di consensi dei soliti interessi. La FLC CGIL ha avanzato, con il cantiere scuola, le sue proposte e verificherà i punti di convergenza e le distanze. Per noi, i punti di partenza devono essere: elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, investimenti aggiuntivi, superamento del precariato, diritto allo studio e rinnovo del contratto nazionale.
Lo scontro non è tra cambiamento e presunta conservazione dei sindacati ma tra idee diverse di innovazione e per parte nostra vogliamo continuare a realizzare i principi e i valori sanciti dalla Costituzione e perciò siamo radicalmente contrari alla privatizzazione della scuola pubblica. Siamo pronti al confronto ma deve essere chiaro che non subiremo passivamente scelte che dovessimo ritenere sbagliate. La consultazione online la lasciamo al Governo, mentre dai primi di settembre noi andremo a fare assemblee nelle scuole e nei territori per discutere con il personale della scuola, le associazioni, gli studenti e gli attori sociali e istituzionali dei territori, perché senza ampio consenso e senza democrazia non si può cambiare il sistema di istruzione del nostro Paese.