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Scuola secondaria di secondo grado: Pantaleo, non ci convince la riduzione di un anno del percorso di studi

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

28/10/2013
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La sperimentazione avviata dalla ministra Carrozza, finalizzata a ridurre di un anno la durata del percorso di studi della scuola secondaria di secondo grado, continua a non convincerci.

Nel merito, perché si affronta il tema della durata dei cicli scolastici con una sconcertante superficialità, non tenendo conto quindi della finalità dei due cicli di istruzione, né dei curricoli né degli effetti sul personale. Non c'è alcuna visione strategica che punti ad innalzare l'obbligo scolastico a 18 anni che richiederebbe il rafforzamento e l'innovazione dei cicli scolastici. Vogliamo ricordare che proprio la scuola secondaria ha subito una riduzione, per effetto delle riforme epocali della ex ministra Gelmini, di oltre 22.000 posti e che già oggi registra alcune migliaia di personale a tempo indeterminato in esubero. L'operazione di riduzione di un ulteriore anno determinerebbe un taglio di 46.000 docenti e alcune migliaia di personale ATA. Tutto ciò comporterebbe l'impoverimento ulteriore della qualità formativa con un effetto devastante sia sul personale a tempo indeterminato che sul personale precario in attesa di stabilizzazione.

Sul metodo, poi, rileviamo una straordinaria continuità di intenti con l'ex ministro Profumo: nessun confronto e decisioni prese nel chiuso di qualche stanza ministeriale da sparuti gruppi di esperti.

I dati sulla dispersione e sull'abbandono scolastico, lo spread della conoscenza, che persino i recenti dati OCSE PIAAC ci confermano, imporrebbero una serie di misure strutturali volte al rifinanziamento della scuola pubblica, certo non a riprodurre politiche di tagli mascherate da riforme.

Si abbia il coraggio, su temi come questo, di aprire una discussione trasparente che coinvolga tutti: le scuole, le organizzazioni sindacali e le forze politiche, le associazioni professionali e degli studenti.

La politica del fatto compiuto, senza confronto e partecipazione, riteniamo che sia profondamente sbagliata e perdente.