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Al segretario Zingaretti chiediamo coerenza e discontinuità. Su scuola, università, ricerca e Afam le parole non bastano a sanare i disastri del passato

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

30/12/2019
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Le dichiarazioni del segretario nazionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, a proposito della necessità di investimenti e di attenzione che occorre dedicare alla scuola, all’università, alla ricerca, ma anche all’alta formazione artistica e musicale, sembrano dettate da una nuova e positiva consapevolezza. In particolare quando Zingaretti sostiene la necessità per il nostro Paese di “ricostruire vere e moderne politiche per la formazione, la ricerca, per dare autonomia e forza ad una nuova generazione e con essa al Paese” e ancora “sulla scuola, occorre al più presto dare segnali: bisogna adeguare gli stipendi degli insegnanti, aumentare l’obbligo scolastico da tre a 18 anni...”.

Poiché da tempo e per prima la FLC CGIL ha avanzato queste idee in numerosi convegni e dossier (questi ultimi inviati puntualmente ad ogni Ministro che si è insediato con ritmi meno che biennali a Viale Trastevere), vogliamo tuttavia pubblicamente sottolineare queste dichiarazioni del segretario Zingaretti con una esplicita domanda: queste intenzioni sono espresse oggi per “tenere banco” mediaticamente su un argomento caldo per le dimissioni del Ministro Fioramonti oppure si tradurranno a breve in proposte e iniziative concrete? Non possiamo dimenticare infatti che il Pd è stato l’artefice della legge 107 del 2015 nelle logiche che la ispiravano. L’idea di una scuola azienda subalterna agli interessi di breve periodo del sistema produttivo. Una scuola dove la competizione sostituisce la cooperazione educativa, una scuola privata di qualunque riflessione pedagogica e didattica. Una malintesa idea dell’innovazione. Né possiamo dimenticare il voto positivo del partito di Zingaretti all’Agenzia nazionale per la Ricerca, che così com’è congegnata rischia di far venir meno il precetto costituzionale della libertà di ricerca, consegnando le decisioni a non meglio specificate nomine di natura politica.

Chiediamo dunque coerenza e autocritica. Le occasioni per dimostrare che non si tratta di parole al vento non mancano: con il Contratto da rinnovare occorrono risorse nuove per “adeguare gli stipendi degli insegnanti” e – aggiungiamo – non solo degli insegnanti; nella discussione sulla cosiddetta autonomia differenziata occorre escludere, in maniera esplicita, totalmente l’istruzione e la ricerca, da qualsiasi regionalizzazione; è necessario da subito programmare gli stanziamenti necessari per ripristinare le risorse sottratte al tempo pieno, al tempo prolungato, ai laboratori, al tempo scuola delle superiori, agli enti di ricerca, alle università; rimettere in discussione alla radice il sistema nazionale di valutazione dall’Invalsi all’Anvur; ricostruire la partecipazione democratica nelle scuole, negli enti di ricerca, nelle università, e infine per stabilizzare i precari.L’intero sistema della conoscenza ha bisogno, ora più che mai, di certezze, discontinuità col passato più o meno recente e di fatti concreti. E l’urgenza impone decisioni coerenti, sagge, condivise, con lavoratrici e lavoratori, con gli studenti, e i soggetti più rappresentativi del complesso mondo della conoscenza.