Contratto “Istruzione e Ricerca”: l’incontro all’ARAN sulla sezione Ricerca
Prosegue il confronto sul rinnovo del CCNL con riunioni specifiche per i singoli settori.
Il 9 gennaio 2018 si è svolto l’incontro all’ARAN per il rinnovo del CCNL del comparto “Istruzione e Ricerca” relativamente alla sezione Ricerca.
Filo diretto sul contratto
L’ARAN ha illustrato le proprie proposte su parte dell’articolato contrattuale ricalcando sostanzialmente quanto previsto nell’intesa sottoscritta recentemente per le Funzioni Centrali.
L’ARAN si è riservata di illustrare in una successiva riunione la parte economica del rinnovo del CCNL.
La discussione che si è sviluppata non è entrata nel merito di tutte le questioni, ma ha consentito alle Organizzazioni Sindacali presenti di illustrare le proprie posizioni.
La delegazione FLC CGIL ha rivendicato con forza come la specificità del settore Ricerca, che gode di autonomia, richieda soluzioni specifiche non mutuabili direttamente da altri settori del Pubblico Impiego e come le modifiche intervenute in questi 10 anni sull’organizzazione del lavoro non possano essere trascurate, ma necessitino invece di risposte concrete dopo il blocco quasi decennale della contrattazione nazionale. Per altro la scarsa confidenza con le specificità del nostro settore nelle proposte iniziali dell’Aran è ben evidenziata dal fatto che in esso fossero assenti qualsiasi riferimento alle professionalità dei ricercatori e tecnologi e anche ad elementi qualificanti pur presenti nell’atto di indirizzo quali la carta europea del ricercatore e l’adeguamento al DLgs 218/16.
Abbiamo evidenziato come l’aspetto economico, che sarà trattato nelle successive riunioni, non possa prescindere dal rispetto dell’Accordo del 30 novembre 2016 tra parti sociali e Governo. Ovvero come l’aumento degli 85 euro debba essere garantito a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori sulla parte fissa della retribuzione.
Abbiamo anche messo in evidenza come il tema della valutazione della prestazione lavorativa ai fini anche delle progressioni economiche e di livello non possa non tener conto di quanto avviene nel resto del comparto “Istruzione e Ricerca”, comparto caratterizzato da livelli di autonomia e autogoverno ai quali non è possibile applicare in modo diretto le disposizioni della legge “Brunetta”.
Andrà liberata dagli attuali vincoli la contrattazione integrativa e reso certo ed esigibile il diritto allo sviluppo professionale per tutto il personale. Tutte le materie di carattere retributivo come i premi per meriti scientifici devono tornare alla contrattazione.
Le relazioni sindacali devono tener presente, pur nel rispetto dei vincoli legislativi attualmente in vigore, delle specificità del settore, dalla regolazione delle materie oggetto di confronto a quelle su cui indirizzare l’informazione, a quelle della contrattazione tra cui non potrà mancare il tema dell’organizzazione del lavoro.
Nella nostra proposta il contratto deve essere “inclusivo”, ovvero non limitarsi a normare solo il personale strutturato ma anche altre tipologie contrattuali a partire dagli assegni di ricerca.
Le innovazioni normative introdotte dal DLgs 218/16 dovranno essere elemento portante del rinnovo contrattuale. Ci riferiamo alla piena attuazione dell’autonomia finanziaria e al recepimento della “carta europea del ricercatore” insieme al “european framework for research careers”. L’autonomia finanziaria per la contrattazione integrativa e per il riconoscimento professionale anche finalizzato a sostenere le innovazioni organizzative all’ordine del giorno del nostro settore. Dovrà essere considerata in chiave di attuazione delle direttive europee sul lavoro di ricerca, la centralità di temi quali, l’equiparazione dei diritti e dei salari del personale non strutturato con quello strutturato, l’esigibilità del diritto alla carriera, la semplificazione e l’ulteriore flessibilizzazione dell’orario di lavoro.
La revisione dell’ordinamento professionale è una esigenza non più derogabile per un settore in cui non vi è stata alcuna manutenzione successiva all’emanazione del Dpr 171/91. Per altro le ricadute delle norme sul lavoro pubblico a partire dal 2009 rendendo inutilizzabili gli strumenti contrattuali della valorizzazione professionale connessi all’ordinamento, hanno reso ancora più urgente tale livello di intervento.
Una delle criticità evidenti emersa anche in questo primo incontro specifico di sezione è la difficoltà di condurre una trattativa che porti qualità e innovazione necessari a rispondere ai bisogni dei lavoratori della ricerca, in tempi che rischiano di essere stretti dalla contingenza politica di una legislatura giunta al suo termine. Qualità e innovazione che deve essere chiaro non sono derogabili per giungere ad una intesa sul contratto.
La trattativa riprenderà a breve, anche sulla base di quanto illustrato dalle Organizzazioni Sindacali le cui istanze dovranno ricevere una risposta da parte dell’ARAN nel corso del prossimo incontro.