Cambiamo il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici

Home » Contratto “Istruzione e Ricerca” » Contratto “Istruzione e Ricerca”: un primo commento per la sezione della Ricerca

Contratto “Istruzione e Ricerca”: un primo commento per la sezione della Ricerca

Intesa raggiunta in un quadro di estrema difficoltà, i punti salienti dell'ipotesi di accordo.

09/02/2018
Decrease text size Increase  text size

Dopo una faticosa trattativa no stop, è stata raggiunta l’intesa sull’Ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto “Istruzione e Ricerca”, si tratta di una prima volta e di un’intesa raggiunta in un quadro di estrema difficoltà, determinato dalle condizioni date e dalle forti pressioni di tipo politico esercitate sulla trattativa. Una trattativa che, inevitabilmente, per questo si è compressa troppo, producendo nei fatti una stretta innaturale per una negoziazione che altrimenti avrebbe avuto bisogno di altri tempi, per un settore come quello della ricerca.

Ciò nonostante forte e determinata è stata la nostra azione per arrivare alla firma di una ipotesi di accordo che, nel quadro che si è andato delineando, non siamo certi che avrebbe prodotto ulteriori risultati di avanzamento, con una “delegazione” dell’ARAN incapace di cogliere le specificità del nostro settore, ossessionata dal riproporre un unico modello per tutto il pubblico impiego. Per arrivare ad un’ipotesi di accordo accettabile e che, rispetto ai punti di partenza, siamo riusciti certamente a migliorare, mettendo in campo tutte le nostre energie. In questo il sostegno delle confederazioni è stato determinante.

Intervista a Francesco Sinopoli | Ipotesi di CCNL

Veniamo ai punti salienti e innovativi dell’ipotesi di CCNL.

Intanto dopo 10 anni si chiude finalmente un contratto, che, vista la sua naturale scadenza, ci proietta già alla prossima tornata. Siamo riusciti a salvaguardare il settore senza appiattimenti, come da più parti veniva paventato, e la prova sono gli incrementi tabellari dei nostri profili professionali, a conferma della specificità del settore e degli avanzamenti consolidati da anni dal punto di vista retributivo, che abbiamo garantito.

Gli aumenti andranno a regime dal 1 marzo 2018.

Siamo riusciti a recuperare buona parte delle materie alla contrattazione integrativa e ampliate quelle del confronto, rispetto all’ipotesi di partenza e alle materie che la Brunetta avrebbe voluto togliere. Accresciuto il ruolo delle RSU estendendo il loro potere negoziale agli enti di ricerca mono-sede, portandolo al primo livello della contrattazione. È stato istituito un fondo per finanziare le progressioni dell’ex- art 54 fuori dal fondo del Salario accessorio, alimentato dal recupero delle risorse già destinate a tal fine e liberatesi per effetto delle cessazioni dal servizio. Abbiamo ottenuto il IV gradone per gli apicali dei profili dei livelli IV-VIII. Depotenziati gli effetti della differenziazione dei premi individuali e il riferimento alla performance individuale per i tecnici e amministrativi.

La costituzione del salario accessorio resta regolata dalle precedenti norme contrattuali. Per le norme non espressamente toccate dall’ipotesi di accordo restano in vigore le precedenti disposizioni contrattuali dei precedenti comparti di contrattazione e “le specifiche norme di settore”, recuperando in tal modo il riferimento al vecchio DPR 171/91. Sulle materie delle sanzioni disciplinari è stata recuperata la noma di salvaguardia per i ricercatori e tecnologi; ai quali viene innalzato al quadrimestre il limite del computo dell’orario di lavoro. Si chiarisce che il tempo di percorrenza per raggiungere il luogo di lavoro fuori sede è a tutti gli effetti orario di lavoro.

È istituto un organismo paritetico per l’innovazione a livello di Ente Nazionale di Ricerca, attraverso il quale favorire la partecipazione delle organizzazioni sindacali ai processi decisionali degli Enti al quale è demandata, fra le altre cose, l’informativa sugli andamenti occupazionali, sui contratti a tempo determinato e sui contratti di somministrazione.

È rimandata invece alla specifica sequenza l’istituzione della Commissione per l’ordinamento professionale, a cui è assegnata la scadenza di luglio per concludere i propri lavori, per la revisione dei sistemi di classificazione del personale, dare attuazione a quanto previsto dal D.lgs 218/2016 in tema di valorizzazione delle competenze e rimodulare l’impianto classificatorio, che per noi rappresenta la cornice dove perseguire l’obiettivo della carta europea dei ricercatori, per quanto riguarda il sistema delle carriere e nell’ottica della definizione del ruolo unico dei ricercatori e tecnologi.

Abbiamo molto spinto per ottenere un intervento manutentivo per sbloccare l’articolo 15 dei ricercatori e tecnologi, l’unico in grado di consentire le opportunità di sviluppo professionale praticamente bloccate da anni, ma una rigidità assoluta da parte della delegazione ARAN non ci ha permesso di portare a casa un obiettivo importante per dare il giusto riconoscimento a queste figure professionali, praticamente gli unici senza alcuna opportunità di sviluppo di carriera. Grande la responsabilità dei Presidenti di alcuni Enti di Ricerca impegnati “attivamente” nelle scorse settimane a contrastare ogni apertura di spazi per il ripristino di un sistema di sviluppo professionale esigibile per tutti, ritenuto troppo costoso. Si tratta di un fatto grave che ricorda a tutti noi quanto in basso sia caduto il livello qualitativo dei vertici della ricerca del Paese. Il tema dello sviluppo professionale sarà centrale nei lavori della Commissione per la revisione dell’ordinamento di cui sopra, dove sarà necessario aprire una riflessione intorno alla necessità di un unico ruolo per i ricercatori e per i tecnologi. Avremmo anche voluto contrattare i criteri per l’erogazione dei premi per meriti scientifici ai ricercatori e tecnologi. Ma anche su questo argomento l’opposizione ferrea a qualsiasi intervento di natura innovativa, da parte dei presidenti degli Enti e la scarsa attenzione del MIUR al mondo della ricerca, nonché le rigidità riscontrate all’ARAN e del MEF, ci hanno impedito di portare a cosa il risultato sperato. Ciò anche su un argomento fondamentale come quello del precariato per il quale nessuna prospettiva arriva da questa intesa.

Sarebbe stato un segno di attenzione per il mondo della ricerca.

La firma dell’ipotesi, sulla quale saranno avviate le necessarie consultazioni previste dal nostro statuto sia con rifermento ai lavoratori che agli organismi della FLC CGIL, chiude in modo comunque positivo una fase estremamente delicata e difficile, dove quello che si è ottenuto è stato frutto della nostra determinazione, ma immediatamente ne apre un’altra, favorita anche dall‘imminente scadenza naturale del CCNL 2016-2018. La brevissima vigenza del contratto appena firmato ed in scadenza a fine anno proietta le nostre rivendicazioni verso il prossimo rinnovo al quale si dovrà arrivare con il lavoro fondamentale che sarà stato prodotto dalla Commissione per l’ordinamento professionale. Dunque non si ferma qui la nostra battaglia per il giusto riconoscimento e valorizzazione di questo settore e delle sue specificità rispetto al resto della pubblica amministrazione.