"MAI PIU' PRECARI!" - Seconda giornata -
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13:30
A conclusione di questo importante e riuscitissimo convegno manifestazione prende la parola Enrico Panini segretario generale della FLC Cgil.
“Abbiamo giocato d’anticipo organizzando questo convegno anche senza Governo”. Scegliendo tempi e coerenze anche in fase di transizione per essere pronti a presentare le nostre proposte.
Il Ministro Moratti finisce il suo mandato male, se possibile peggio di come lo ha iniziato: è di oggi la notizia del fallimento del suo tentativo di piazzare un ex-sindaco leghista, plurinquisito, alla direzione regionale del Veneto, insieme a quella sullo stop al rientro dei cervelli per la mancanza dei fondi, come riportato dai giornali.
100 anni fa nasceva la CGIL, sono anni apparentemente lontani, ma fin da allora lottare per difendere e affermare le condizioni di lavoro e i diritti si è affiancato alla priorità del sapere come condizione per contrapporsi al padrone.Una grande storia corale.
Siamo in quel solco con questa iniziativa:
1)Il confronto e la condivisione sono il nostro valore principe; stare insieme è anche fare pedagogia, costruire il consenso;
2)forte é la dimensione confederale del nostro agire, perché vogliamo “tenere dentro” tutto, rappresentare tutti.
Qui sta la forza che ha messo in ginocchio il Governo Berlusconi.
Ci hanno accusato di essere coloro che volevano contrapporre i padri contro i figli. Ancora una volta dimostriamo che non è così: la precarietà è centrale nella nostra iniziativa, perché vogliamo superarla definitivamente. Perché ormai si tratta di un problema di tutta l’Europa.
Non abbiamo un’idea esclusiva della rappresentanza; ma noi vogliamo esserci e ci siamo. In questi anni l’adesione al nostro sindacato è costantemente aumentata, ma non ci fermiamo, questo richiede maggiore responsabilità e impegno. Per mutuare un’espressione degli ambientalisti:” dobbiamo agire localmente e pensare globalmente”. Dobbiamo essere capaci di rappresentare anche il problema più piccolo, dentro il quadro generale. Per noi la lottare contro la precarietàsignifica un’idea diversa dello sviluppo, che deve esser di qualità, basato sui diritti.
Enrico Panini a questo punto ringrazia i compagni di Napoli e della Campania ed in modo particolare tutti i relatori di queste splendide giornate. Questo convegno è stato impegnativo anche perché organizzato in un modo nuovo, condiviso e corale. Questa fatica di costruzione collettiva ci ha impegnati per quasi due mesi, ma ci ha permesso di dare fino in fondo il senso delle analisi e delle proposte della FLC su tutte le precarietà della conoscenza. E’ la prima iniziativa della FLC in questo nuovo quinquennio e non è un caso che vogliamo partire da qui.
Nei nostri comparti ci sono circa 350.000 precari (per difetto) su 1.300.000 addetti: è il maggior concentrato di precarizzazione mai visto. E’ un grande problema, ma abbiamo la forza anche organizzativa per intervenire con tutta la nostra forza.
La precarietà da patologia grave si è passati a degenerazione. A differenza di quanto sostiene da sempre il centro-destra, per noi il sapere è fondamentale.
Hanno minato alla base il sistema pubblico: un precario della ricerca di Trieste una volta mi ha detto: che da ricercatore in campo fisico si è dovuto trasformare in ricercatore di fondi per la ricerca. E’ stata la politica dell’”ognuno si arrangi”.
La FLC con questo convegno manifestazione decide:
1)Il lancio di una campagna europea contro la precarizzazione come fatto sovranazionale, perché deve cambiare la filosofia che vedeva la precarietà come modernità;
2)Una campagna nazionale contro la precarizzazione dal titolo emblematico “MAI PIU’ PRECARI” con iniziative, assemblee, un libro bianco e tante altre attività che la fantasia dei nostri compagni sapranno inventare.
I nostri obiettivi sono:
a)un piano di assunzioni a tempo indeterminato, dentro il quale il rapporto di lavoro a tempo indeterminatodeve diventaremodalità ordinaria;
b)contrattualizzazione di tutti i rapporti di lavoro con la sola esclusione di casi davvero eccezionali;
c)diritti civili da garantire “a prescindere” dal rapporto di lavoro, a partire dal diritto al voto per le RSU per tutti;
d)risorse, risorse, risorse!
Siamo consapevoli di una situazione economica difficile, ma non siamo disponibili alla politica dei due tempi.
Ci vuole discontinuità anche nel tempo, che per noi è un valore.
Le piattaforme ed i contratti devono parlare a tutti, devono quindi assumere l’obiettivo della lotta alla precarietà, estendendo le tutele ed i diritti a tutti.
Il Ministro Moratti ha devastato i nostri comparti. I suoi provvedimenti devono essere cancellati non per motivi ideologici ma perché sbagliati nel merito. Sono provvedimenti che sanciscono le differenze, con il sistema duale alle superiori, il percorso a Y nell’Università, la costante riduzione di fondi per la ricerca, per cui progetti iniziati non possono neppure essere portati a termine. Questo ministro ha devastato anche il precariato con un indegno mercato di punti e titoli, trasformato i diritti in furbizie.
Mi è stato chiesto di tracciare l’identikit del futuro Ministro. I nomi spettano al Presidente del Consiglio, ma noi che siamo stati per 5 anni in prima linea che siamo stati protagonisti nella lotta contro le politiche scolastiche e formative del centro destra, abbiamo diritto di indicare caratteristiche e priorità.
Si deve segnare discontinuità e cambiamento: deve essere un politico, perché si tratta di problemi che riguardano la politica; deve essere un politico di peso, perché di peso sono le questioni della conoscenza; deve esprimere una chiara scelta per il sistema pubblico; deve avere capacità di ascoltare e condividere, non per consociativismo, ma per garantire un vero confronto.
Pablo Neruda ha scritto poesie grandiose, tra le quali “Ode di un giorno felice” che si conclude con “felice fino all’ultimo profondo angolino del cuore”.
Oggi mi sento così perchéBerlusconi non sarà presidente del Consiglio, nè è Presidente della Repubblica, né la Moratti ministro dell’Istruzione e se vuole diventare sindaco di Milano deve negare di esserlo stata. Dentro questo risultato c’’e tanta CGIL: autonomia è un fatto, che non vuol litigare con la politica. Non ci sentiamo reduci, non abbiamo finito: ora si riparte con le ipotesi e le proposte. Non basta scuotere la pianta per avere i frutti: si deve continuare con l’impegno e il dialogo.
L’inizio di questo quinquennio con i temi della precarizzazione dei lavori della conoscenza da’ la cifra della nostra coerenza e dei nostri valori.
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11:30
E' Luisella De Filippi a coordinare la Tavola Rotonda con le forze politiche. Sono presenti il On. Piergiorgio Bergonzi (PdCI), il Sen. Giampaolo D'Andrea (Margherita) e Domenico Jervolino, docente universitario, in rappresentanza del PRC.
La prima questione che pone De Filippi riguarda l’analisi del processo di precarizzazione, che viene da lontano ma che le politiche di centrodestra hanno accelerato, agendo sull’appannamento dei diritti del lavoro a favore degli interessi economici di chi eroga il lavoro. Squilibrio, dice la coordinatrice, che ha avuto pesanti ricadute sulla qualità dei sistemi e sull’autonomia e la libertà (sancita costituzionalmente) di chi opera nel campo della conoscenza.
Nel rispondere, il senatore Bergonzi, sottolinea, condividendo l’approccio proposto, come la compromissione del diritto al sapere e del diritto al lavoro mettano in discussione i fondamenti della democrazia e del disegno costituzionale. Richiama più volte gli aspetti specifici del programma dell’Unione che prefigurano provvedimenti legislativi in decisa controtendenza e che investono la scuola, l’Università e la ricerca. Un punto qualificante consiste nel salvaguardare il principio del lavoro a tempo indeterminato come condizione “normale” e nel porre precisi vincoli all’impresa perché siano dati al lavoro precario, visto come eccezione e fase transitoria, gli stessi diritti.
D’Andrea condivide sia l’approccio della domanda che le osservazioni fatte da Bergonzi sul programma dell’Unione che segna, a suo avviso, indirizzi di discontinuità non solo di merito, ma anche di metodo: è necessario un grande sforzo di concertazione perché alla parte delle decisioni di tipo legislativo si accompagni una parte di natura contrattuale, indispensabile e non sostituibile.La concertazione è una scelta fondamentale. Sui tempi immediati, va subito attuata la sospensione degli effetti nefasti dei provvedimenti che hanno prodotto risultati iniqui.
Jervolino, concorda sull’analisi della questione posta, sottolineando il degrado culturale che ha accompagnato i processi, colpendo valori primari come quello della laicità e della scuola pubblica. Di questo degrado, funzionale ad un modello sociale, la precarizzazione del lavoro e della vita è il frutto. Bisogna fare “terapia sociale”con gesti di forte discontinuità anche nel campo del diritto del lavoro e della scuola. Il programma dell’Unione, concorda, è un buon punto di riferimento, da sostenere e mantenere. In questo impegno è importante che ognuno faccia la sua parte, come già sta ben facendo la CGIL e la FLC.
Nel secondo quesito, articolato e circostaziato, De Filippi indica una serie di segnali di discontinuità attraverso le necessarie modifiche legislative che investono lo stesso modello di sviluppo. In sintesi: l’assunzione su tutti i posti a tempo determinato; una normativa che riconduca tutti i lavori del settore università e ricerca al lavoro dipendente e dunque contrattualizzato, come del resto tutto il lavoro che copre la missione istituzionale della formazione; cancellazione di tutti i decreti Moratti e della legge 30; possibilità di rendere meno conveniente l’erogazione del lavoro precario, attraverso interventi legislativi; il diritto per i lavoratori precari di eleggere propri rappresentanti nei luoghi di lavoro.
Su questa seconda tornata di questioni, interviene Bergonzi che rimarca l’operazione gravissima costituita dalla legge 30, da neutralizzare da parte dell’Unione. Ribadisce il richiamo forte ai valori costituzionali, da attuare integralmente. Sullo specifico, il primo segnale è la sospensione del decreto attuativo della Secondaria superiore, che segna una discriminazione inaccettabile, legittimando il doppio canale e ledendo le basi stesse della democrazia. La qualità della ricerca non può essere determinata da investimenti privati, bisogna investire in risorse. Per l’Università ci sono impegni dell’Unione per la stabilizzazione dei precari. La novità del centrosinistra è il riconoscimento della terza fascia (ricercatori).
D’Andrea, condivide l’accento sulla Costituzione, sottolineando in particolare le possibilità di intervento date dalla riduzione del cuneo fiscale. Ribadisce la necessità di sospendere l’attuazione del decreto sulla secondaria superiore e di investire in ricerca, innovazione, in netta controtendenza sulle misure delle ultime Finanziarie. I punti indicati nel quesito sono la base da cui partire. Il primato della ricerca e dell’innovazione è correlato all’esigenza di aumentare il livello di competitività del Paese.
Jervolino, si dichiara d’accordo con le proposte avanzate per sanare il pregresso, aggiunge che va ripensato il reclutamento e la formazione permanente. Si sofferma in particolare sulle condizioni del precariato nel mondo dell’università. Ribadisce il valore del metodo che non emana provvedimenti dall’alto, ma dà voce a tutte le componenti del mondo della scuola, università e ricerca, con una sorta di autoriforma che esprime il ruolo dei soggetti sociali.
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10:15
Riprende il dibattito con gli interventi dei partecipanti.
Per Teodoro del Politecnico di Torino,la precarietà non è un fenomeno recente già negli anni ’80 l’offensiva del padronato ha rotto la rigidità di classe, ricordiamo l’accordo alla FIAT che portò a 24.000 licenziamenti o la vicenda dei minatori inglesi. La terminologia usata è anch’essa significativa. Il termine riforme fino agli anni ’70 definiva provvedimenti normativi che miglioravano la vita delle persone oggi interventi riduttivi di diritti. E’ necessaria una decisa inversione di rotta per sconfiggere l’impianto normativo ed ideologico che in Italia non è solo legge 30 ma anche pacchetto Treu. Dobbiamo evitare che le peggiori visioni del centro sinistra come quella di Nicola Rossi, trasformare le università in Fondazioni di diritto privato diventino programma di governo. L’estensione dei diritti e la stabilizzazione del personale sono una priorità. Chiude raccontando l’esperienza del politecnico di Torino con l’accordo che ha previsto l’assunzione a tempo indeterminato in 4 anni di tutti i lavoratori con contratti a termine. Oggi però bisogna rilanciare la contrattazione e l’estensione dei diritti per tutte le altre figure dell’università.
Giusto Scozzaro della FLC Regionale Sicilia ci ricorda la drammatica situazione del precariato nella formazione professionale, un comparto complicato. Lavoratori che hanno una elevataprofessionalità, a cui si chiede una prestazione che ha tutte le caratteristiche del lavoro subordinato ma è mascherato da lavoro autonomo Anche chi ha la fortuna di un contratto a tempo indeterminato viene letteralmente vessato, sottoinquadrato e retribuito con grave ritardo e con acconti mensili. Per tutto il settore siamo al limite del lavoro nero. Sono gli stessi finanziamenti ad essere occasionali, legati a bandiregionali. E ‘ fondamentale già dalla prossima tornata contrattuale estendere i diritti a tutti i lavoratori del settore.
Paolo Ariano assegnista di ricerca sottolinea come i precari siano lavoratori e non qualcos’altro e come tale vanno trattati e rappresentati dal sindacato. Gianfranco Pignatelli, lavoratore precario e rappresentante del CIP (coordinamento italiano precari) , vive egli stesso questa condizione da 27 anni. Ricorda il vittorioso ricorso presentato da cip a favore dei lavoratori precari depennati dalle graduatorie prima della pensione. Al sindacato chiedono un impegno più forte contro il precariato, un maggior sostegno al tempo pieno e alla legge popolare, scongiurare il cannibalismo professionale attraverso la ripulitura delle graduatorie. Un freno al mercimonio dei perfezionamenti. Si dice convinto che con una maggiore unità di tutte le sigle contro la Moratti si sarebbe fatto anche di più , ma, mentre la FLC si è sempre detta disponibile Cisl e Uil hanno sempre impedito che ciò avvenisse.
Oggi si augura che il governo di centro sinistra sia coerente con quanto detto dai partito che lo formano in 5 anni di opposizione e abroghi le leggi Moratti.
Carmen Pasetto della FLC di Firenze mette in evidenza lo stretto legame tra globalizzazione l’ affacciarsi sul mercato dei paesi emergenti con una economia paleocapitalistica e la precarizzazione del marcato del lavoro. Sottolinea come non si possa realizzare un intervento incisivo contro la precarietà nei settori della conoscenza se manca un’assunzione di responsabilità della politica forte da parte del governo. Le spese nei settori della conoscenza non possono essere più considerate un costo ma un investimento.
Angela della FLCdi Bari legge una lettera che ha ricevuto recentemente, nella quale un docente precario della scuola di 33 anni racconta la sua emblematica esperienza di vita. Costretto a fare il lavapiatti dopo anni di studio, una laurea un master e la specializzazione alla Siss. Una vicenda che è quella di molti e da conto anche della indegna selezione di classe che riguarda chi decide di investire la vita nello studio e nell’insegnamento ma non ha le risorse per superare gli anni sempre più lunghi di precariato.
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09:30
Presiede i lavori della seconda giornata Gilda Ricci, Presidente di Proteo Fare Sapere della Campania, che ha ripreso le tematiche affrontate nelle sessioni precedenti e da la parola a Marco Broccati, Segretario Nazionale FLC Cgil, il quale introduce la Terza sessione dei lavori dal titolo “Adesso basta: piattaforma di lotta e di iniziativa”.
“E’ questo il momento di tradurre in azioni le proposte fatte e porle come azioni cogenti per tutte le nostre strutture. Ci conforta il fatto che il cambio di governo faccia tornare alla normalità bei rapporti tra le parti sociali e politiche.
Partiamo dalla convinzione, che riteniamo condivisa, che la flessibilizzazione senza controllo, tesa a ridurre i costi e a controllare gerarchicamente il mondo del lavoro, incide sui progetti di vita delle persone, togliendo loro ogni speranza nel futuro, uccide la qualità e la professionalità, produce fratture tra generazioni e oggi si pone come una vera emergenza sociale.
Occorre allora un progetto organico che riveda le normative sul lavoro e disincentivi il ricorso al precariato rendendolo non conveniente rispetto alla normalità del rapporto a tempo indeterminato. Se lo Stato non vuole più erogare trattamenti discriminatori occorre ricontrattualizzare il lavoro precario riportandolo alla normalità di lavoro subordinato ed utilizzando le stesse procedure economiche di omogeneizzazione del pubblico impiego. Occorre ancora ricostruire la filiera della conoscenza in contenitori contrattuali unici o coordinati (in questo modo si combattono i processi di esternalizzazione sempre più diffusi e selvaggi).
Le nostre richieste specifiche guardano al DPF nella prossima finanziaria in cui ci aspettiamo risorse economiche e umane per tutto il settore della conoscenza.
In tempi brevi occorre ricostruire un percorso di accessi reali:
-per la scuola statale, stabilizzazione delle graduatorie e immissione in ruolo;
-per la scuola non statale e dei settori privati, ammortizzatori sociali, revisione degli accreditamenti, diritti e protezione;
-per università e ricerca un piano per 30.000 immissioni anche con meccanismi di anticipazione di cassa;
-in tutti i nostri settori razionalizzazione, pulizia normativa e valutazione rigorosa.
Occorre che enti ed università inseriscano obbligatoriamente nei bilanci fondi per formazione e reclutamento.
Sulla legge sullo stato giuridico della docenza universitaria chiediamo la sua abrogazione e l’apertura di un tavolo che riformi la norme fondamentali in modo condiviso.
Sull’Afam, l’attuale normativa è assurda: per noi arte, musica e cultura sono fondamentali. Occorre una nuova legislazione che ridia valore alle istituzioni artistiche e culturali.
Noi ci impegnamo ad operare attraverso i contratti nazionali, allargando lo spazio delle tutele, a proporre schemi di intesa nazionali di normative sul precariato ma anche ad attuare percorsi di riconoscimento di diritti in ogni territorio sulla base di piattaforme costruite con i precari ai quali da oggi vogliamo dare il diritto di rappresentanza."