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Come abbiamo tutelato una nostra RSU a Taranto

Controversia sindacale accaduta in provincia di Taranto.

28/01/2002
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Riferiamo una controversia sindacale accaduta in provincia di Taranto che ha coinvolto una nostra RSU e la locale amministrazione. Crediamo sia utile la sua pubblicazione in quanto la riteniamo particolarmente significativa ed emblematica di tante altre vicende che ci vengono segnalate da molte sedi provinciali CGIL scuola. Si tratta di una RSU che cerca di svolgere bene il proprio lavoro e di una immotivata richiesta dell'amministrazione di un suo trasferimento per incompatibilità ambientale. Spesso infatti si tenta di far pagare personalmente a questi lavoratori il prezzo di un loro "eccessivo" impegno che può risultare scomodo per il datore di lavoro. E' ciò che ha tentato di fare il Provveditore agli Studi di Taranto, su richiesta della Dirigente Scolastica del 1° Circolo di Martina Franca. La Dirigente senza alcuna reale motivazione ha cercato in tutti i modi di liberarsi di una nostra componente RSU colpevole soltanto, nel suo ruolo di sindacalista, di rivendicare i diritti dell'intera comunità dei lavoratori.

Ma circostanza ancora più grave è la protervia con cui si è comportato il Provveditore agli studi di Taranto che eludendo la normativa vigente, non ha chiesto il preventivo assenso alla Organizzazione sindacale di appartenenza decidendo unilateralmente per il suo trasferimento. La vicenda dopo numerosi travagli si è conclusa definitivamente di fronte al pretore del lavoro di Taranto che si è espresso in modo inequivocabile: il trasferimento per incompatibilità ambientale di una RSU è illegale senza il preventivo nulla osta dell'associazione sindacale di appartenenza!

Come risulta dal testo della sentenza che alleghiamo, il Provveditore agli Studi di Taranto non si era minimamente curato di fare questa richiesta.

Si chiude così una vicenda lunga e faticosa dalla quale la nostra organizzazione ne esce vittoriosa da ogni punto di vista.

Roma, 28 gennaio 2002

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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