Portfolio. Ulteriore nota di chiarimento del Miur
Ovvero: come si copre con tanto fumo una lenta retromarcia
Nella nostra ultima nota in tema di “portfolio dopo la sentenza del Tar” avevamo rimarcato l’assenza di comunicazione diretta alle scuole da parte del Miur.
Immediatamente dopo, tra le pieghe del sito ministeriale è apparso - come nota prot 1019 con la data del 3 febbraio - l’identico comunicato già in precedenza diffuso alla stampa, i cui contenuti abbiamo diffusamente commentato.
Nella serata di ieri il Miur è tornato sull’argomento, pubblicando l’ulteriore nota di chiarimento.
Nella sostanza si tratta di quelle precisazioni che sin da prima di Natale si era impegnato a diffondere su sollecitazione delle organizzazioni sindacali. Con l’aggiunta di due postille inevitabili dopo il pronunciamento del Tar.
Giudichiamo tale nota tardiva e inadeguata rispetto alle criticità sollevate dalla CM 84/05, il cui ritiro con conseguente ripristino delle norme in vigore prima della CM 85/04 (quella della scheda fai-da-te) sarebbe, a nostro parere, l’unica strada percorribile per sgomberare il campo da ogni ambiguità.
La nota è tardiva perché giunge quando ormai le scuole hanno compilato i documenti di valutazione e si accingono a consegnarli alle famiglie (o lo han già fatto).
È inadeguata perché l’ordinanza del Tar Lazio cambia nettamente il quadro di riferimento. Le ragioni per concedere la sospensiva della circolare sono state ritenute “prima facie” (d’acchitto, si potrebbe tradurre in volgare) come fondate su due precisi aspetti, mentre il corposo complesso delle obiezioni sollevate nei ricorsi sarà oggetto di specifica trattazione.
Il Miur, anziché nascondersi dentro le sue proverbiali nebbie, dovrebbe semplicemente dare esecuzione all’ordinanza del Tribunale e rivedere alla radice l’intera materia oggetto della circolare.
Invece, nelle sue precisazioni sul portfolio, il Miur continua nel suo dire aggrovigliato e fumoso che afferma mentre nega, sicché, pur intendendo ribadire la validità dell’impianto delineato dalla circolare, di fatto ne sgretola l’impalcatura.
1) Nella nota di ieri si ripercorrono ampi passaggi della circolare: quelli che consentono alle scuole di strutturare il portfolio secondo criteri stabiliti dal Collegio Docenti e di adattarlo alle scelte pregresse, quelli che lasciano spazio alla modificabilità anche delle parti “ a struttura definita e non modificabile”. Cioè esattamente quei passaggi che come FLC Cgil avevamo sottolineato e segnalato alle scuole come grimaldelli per esercitare gli spazi della loro autonomia senza sottostare pedissequamente alle imposizioni del Miur.
2) A seguito dell’ordinanza del Tar il Miur invita le scuole a soprassedere alla compilazione delle parti che riguardano la biografia dell’alunno (asse portante del portfolio targato Moratti). Ricordiamo ancora una volta che esse non riguardano solo la parte C consigliata dalla circolare, ma si intrecciano con tutto il resto, a partire dal coinvolgimento dei genitori nella documentazione dei percorsi formativi in campo extra-scolastico.
3) Circa il giudizio di religione cattolica, il Miur asserisce che le scuole “potranno” redigere la speciale nota di cui all’art. 309 del Testo Unico. Costretto ad accogliere di malavoglia l’ordinanza del Tar, il Miur adopera una formulazione capziosa che ha già trovato gli ossequienti disposti ad assecondare. Tra gli esegeti del Miur c’è infatti chi da ciò ha dedotto che è praticabile sia l’inserimento del giudizio di religione cattolica dentro il documento di valutazione, sia la sua stesura su nota a parte. L’ordinanza del Tar Lazio è invece chiarissima: il giudizio IRC va compilato a parte.
4) La CM 84 rendeva obbligatoria la certificazione delle competenze, per quest’anno scolastico limitatandola agli alunni al termine del quinto anno della scuola primaria, non essendo ancora coinvolta dalla riforma la terza classe della ex-media. Tale certificazione diventa con la nota ministeriale un’occasione di studio e di approfondimento per i docenti che lo decidono. Il tutto in considerazione delle “criticità emerse” e perché la materia “sarà oggetto di una formale ridefinizione”. Condividiamo in pieno che si sospenda la compilazione di questo documento, soprattutto in considerazione della maniera illegittima, autoritaria e confusa con cui si era giunti a definirlo. Avremmo preferito che il Ministero – che spera che qualcuno gli tolga le castagne bollenti dal fuoco - dichiarasse con meno ambiguità la propria retromarcia anche su questo punto.
Ma come mai il Miur fa tanta fatica a dire pane al pane e vino al vino?
Roma, 10 febbraio 2006