Bullismo: il Ministero della Pubblica Istruzione interviene con una Direttiva
Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo
Il Ministro Fioroni sulla scia della politica del cacciavite ha presentato una nuova campagna nazionale contro la violenza nelle scuole dal nome “smonta il bullo”.
Dopo la
direttiva sulla legalità
, emanata a dicembre il capo del dicastero interviene sulle violenze perpetrate nelle scuole con una
Direttiva specifica sul bullismo
. Le Indicazioni ministeriali per contrastare il fenomeno spaziano dalla costituzione di osservatori regionali, a un numero verde, a un sito (
www.smontailbullo.it
) a campagne informative e ad altre indicazioni per le scuole.
Il fenomeno del bullismo, che in questi ultimi tempi sta acquisendo una visibilità sempre maggiore nelle nostre scuole, anche per la forte attenzione dei media, viene così affrontato con una serie di indicazioni su più fronti.
Come sulla scia mediatica di attacco ai
“nullafacenti della scuola”
fu emanata una circolare sulle sanzioni disciplinari al personale docente, anche in questa direttiva si pone l’attenzione già nella premessa al valore disciplinare dell’azione di contrasto, addirittura vengono individuate le azioni disciplinari e le indicazioni interpretative come forme educative.
Si invita le scuole a rivedere i regolamenti disciplinari, previsti dallo Statuto delle studentesse e degli studenti, prevedendo percorsi di recupero con azioni riparatorie e risarcitorie. Ne consegue un ruolo dell’educazione alla legalità non intesa prioritariamente come rispetto delle regole di convivenza democratica da affrontare attraverso metodologie didattiche, ma come un irrigidimento dei doveri che il singolo deve svolgere.
Con minore enfasi si ipotizza per gli operatori della scuola uno spazio di collaborazione, là dove è possibile anche degli studenti, per realizzare percorsi educativi che rispondano a quelle che sono le esigenze formative dell’istituzione scolastica anche in presenza di fenomeni di bullismo.
Le esperienze di tante scuole in territori a rischio criminalità, ci hanno insegnato che solo riuscendo ad aprire un fronte di dialogo e collaborazione si raggiunge un recupero del giovane che vive un disagio quale è anche quello del bullismo.
Crediamo che il problema vada
risolto in altro modo
, certamente ci troviamo di fronte a una crisi della legalità: le regole, le leggi sono percepite sempre più come un ostacolo alla realizzazione di bisogni individuali. Si generano così atti di bullismo vissuti come mezzo per sciogliere nodi e complessi.
Non sempre i docenti riescono ad arginare da soli il problema del bullismo a scuola: occorre operare in sinergia con le altre istituzioni (USL, Regione, Provincia, Comune, famiglia…) per aiutare il ragazzo a crescere, a colloquiare con i genitori, a saper stare con i compagni, ad avere delle relazioni, ad acquisire la capacità di autodeterminarsi.
Occorre creare le strutture perché ai ragazzi venga offerto un clima educante con progettualità mirate.
Qualsiasi intervento deve mirare a formare una cultura che metta in primo piano l’ideale universale di una convivenza civile e democratica. Se non c’è questa cultura si possono moltiplicare e prosperare gli incentivi della sopraffazione. Trattare il disagio reclama competenze educative di comunicazione e di intervento, strumenti che il personale della scuola non sempre ha e che non possono essere riversati sulla direttiva della formazione per il nuovo anno senza ipotizzare investimenti specifici.
Roma, 6 febbraio 2007