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Finanziamenti alle scuole: passi avanti ma non si hanno certezze

Anche dopo le recenti dichiarazioni del Ministro restano i problemi aperti e la difficile gestione quotidiana delle scuole

08/05/2007
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Dopo gli ultimi sviluppi sull’operazione del cosiddetto “capitolone” e dell’emergenza stipendi nelle scuole occorre fare il punto sull’effettivo stato delle cose.
Innanzitutto riprendiamo le nostre considerazioni sul sistema di finanziamento diretto alle scuole approvato con il D.M. 21/2007:

  • le finalità sono giuste perché sono finalità autonomistiche

  • la FLC Cgil negli anni '90 è stata protagonista del processo autonomistico nella scuola e, dunque, ogni atto che va in questa direzione, lungi dal trovare forme di opposizione da parte nostra, al contrario, trova attenzione e incoraggiamento

Le finalità, dunque, sono considerevoli in quanto:

  • danno certezza di finanziamenti

  • evitano furti in corso d’opera (Tremonti)

  • attuano il principio del “budget” secondo la legge 59/97 e l’art. 1 del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche

Ma dove incominciano le “dolenti note” e le problematicità?
Da una inesatta valutazione del contesto in cui le operazioni vengono calate.
Tutto ciò è avvenuto in modo “astratto”, cioè senza tenere conto delle reali condizioni in cui le scuole versano dopo cinque anni di saccheggio e definanziamento.
C’è stato un vero e proprio definanziamento che progressivamente, lungo cinque anni, si è abbattuto su supplenze, funzionamento didattico e amministrativo, sui fondi per il miglioramento dell’offerta formativa.
Questi tagli, denunciati dalla FLC con molta chiarezza, sono peraltro conosciuti a chi ci governa. Infatti, dopo le nostre insistenze, le interrogazioni di alcuni parlamentari e le varie prese di posizione di Dirigenti Scolastici, collegi docenti, consigli di istituto e RSU, sono arrivate dal MPI le prime ammissioni per dire che il problema esiste effettivamente.

Così abbiamo scoperto, vi è una nota del 20.04.2007, che all’appello mancherebbero addirittura quasi 800 milioni di euro. Ben oltre i 600 milioni denunciati dalla FLC.

Come è noto, a noi non interessa una battaglia sulle cifre, ma chiediamo che su questi dati venga fatta chiarezza fino in fondo. Ad esempio, occorre dire con chiarezza quanto altro è stato sottratto alla scuola con le diverse Finanziare e con i vari Decreti taglia spese (Tremonti/Bersani) per la Legge 440/97, per le spese di formazione al personale, per le spese di integrazione degli alunni diversamente abili e per la sicurezza?

E che dire del “decreto Bersani” che ha finanziato le fondazioni prelevando dalla contabilità speciali degli USP 50.000.000 di euro di proprietà delle scuole?
Quindi, se è vero, come sostiene il Ministro, che le difficoltà finanziarie delle scuole non si possono ascrivere al “capitolone", resta il fatto che a questo nuovo sistema di finanziamento si è affiancata una ulteriore sforbiciata alle risorse prevista dalla Finanziaria 2007 e dal Decreto sulle liberalizzazioni.

Le scuole, quindi, sono sempre in difficoltà per far fronte agli stessi obblighi previsti per legge, come per esempio le spese per le supplenze, con conseguenze anche su quantità e qualità dell’offerta formativa. L’elemento particolarmente allarmante per le scuole è la mancanza di fondi per le spese di funzionamento e per gli stipendi dei supplenti.

E veniamo alla recente nota ministeriale che registra l’esistente, cioè i tagli, e con molta prudenza dice agli Uffici Scolastici Regionali (ma non interloquisce con le scuole) che qualcosa si potrà fare nelle situazioni più problematiche.
Noi leggiamo questa nota come un passo avanti. Ma è un passo avanti che non basta: la buona volontà non basta!
Qui ci vogliono fatti concreti, indicazioni chiare e soprattutto assicurazioni alle scuole che saranno ristorate dei debiti fatti per chiamare i supplenti.
Adesso, dopo i dati comunicati dallo stesso Ministero, è ancora più chiaro che le scuole hanno le casse vuote per aver garantito in tutti questi anni il diritto allo studio.
Esse si sono comportate né più e né meno come ha avuto modo di rilevare il procuratore generale della Corte dei Conti nel suo intervento sulla parificazione dei conti dello Stato (giugno del 2006), davanti alla più alte cariche dello Stato il quale, a proposito dei tetti di spesa, si esprimeva nel seguente modo:” Devo segnalare che la fissazione dei tetti di spesa ha posto in varie occasioni le Amministrazioni e gli enti in difficoltà, per la necessità di far fronte a passività derivanti da impegni contrattuali pendenti i quali, in ragione del limite di spesa finiscono per trasformarsi in debiti fuori bilancio con aggravio di interessi e spese.
Ne discendono ipotesi di danno erariale non sempre recuperabile a carico del responsabile dell’unità di spesa per mancanza di colpa grave, condizione per il riconoscimento della responsabilità amministrativa: ma intanto il danno si è creato e resta a carico della finanza pubblica.
L’esperienza, peraltro, insegna che il meccanismo dei tagli esaurisce il proprio effetto nel primo anno di blocco riversando sugli anni successivi l’onere di regolare le transazioni rinviate."

Oggi le scuole, quindi, pagano le conseguenze dei limiti di spesa imposti dalle varie finanziarie sui compensi per gli esami di maturità (finanziaria 2002) e sugli stipendi dei supplenti (finanziaria 2005).
Perché non si fa per la scuola la stessa norma che è stata fatta per le Amministrazioni Centrali dello Stato con la Finanziaria 2006 (comma 50) che ha istituito un fondo speciale per l’estinzione dei debiti pregressi contratti nei confronti di enti, società, persone fisiche, istituzioni ed organismi vari per effetto dei cosiddetti “tetti di spesa”?
Solo così le scuole avranno la certezza del rispetto delle regole chiare e continueranno a chiamare i supplenti.
I problemi aperti, dunque, sono ancora molti e vanno dalla mancanza reale di fondi ai problemi di gestione del cosiddetto “capitolone”.
Permane molto del vecchio sistema su alcune categorie di spese intestate sempre alle UBP degli uffici scolastici regionali.
I fondi della legge 440/97 non vengono trasferiti direttamente alle scuole. Perché la legge prevede dei passaggi parlamentari. Ma da nessuna parte il Ministro dice di voler rivedere la legge!

E’ paradossale, aver cambiato il sistema dei finanziamenti alle scuole mantenendo l’iter tortuoso della legge 440/97: il parere delle commissioni parlamentari, la direttiva ministeriale e il controllo da parte della Corte dei Conti.
I fondi per la formazione del personale, per le spese in conto capitale per l’integrazione degli alunni diversamente abili e per la Legge 626/26, continuano ad essere gestiti secondo il vecchio sistema.
Non è autonomistico tutto ciò!
Molto discutibile è il meccanismo previsto dal MPI per attribuire la dotazione perequativa alle scuole. Esse, saranno continuamente monitorate, senza peraltro avere la garanzia della copertura integrale dei loro fabbisogni dal momento che il MPI nelle assegnazioni dovrà tenere conto dei limiti di stanziamento del “capitolone”.
Il Ministero, infatti, ha previsto una specie di “negoziazione” con i 18 Uffici Scolastici Regionali prima di attribuire alle scuole la dotazione perequativa che comunque non potrà arrivare alle scuole prima del mese di ottobre e non coprirà il 100% dei fabbisogni.
Tutto sommato, dunque, non viene meno lo stress di rimettere continuamente mano al programma annuale.

LA DIFFICILE GESTIONE QUOTIDIANA

Il nostro giudizio sull’operazione “capitolone”, rimane perciò molto critico dal momento che con questo nuovo tipo di gestione, il MPI si limita a distribuire gli stanziamenti della finanziaria 2007. Ci saremmo aspettati ed esempio un impegno del Ministro, dal momento che ha accertato le ingenti perdite subite dai bilanci delle scuole, a incrementare gli stanziamenti del “capitolone”.

Inoltre è mancata da parte del MPI qualsiasi valutazione sugli effetti che questa nuova gestione ha sull’organizzazione del lavoro delle segreteria. Non hanno senso le continue richieste di monitoraggio per rilevare i fabbisogni delle scuole, se lo stesso MPI ha accertato i danni che sono stati arrecati alla scuola pubblica impoverita di oltre 800 milioni di euro.

I FATTI CHE CI ASPETTIAMO

Chiediamo un decreto legge urgente per:

  1. sanare i debiti pregressi accumulati dalle scuole che tra mille difficoltà e incertezze, hanno fatto di tutto pur garantire il diritto allo studio degli alunni;

  2. nell’effettuare i monitoraggi occorre con nota specifica per dare assicurazione alle scuole che esse sono autorizzate a conferire le supplenze come sempre, quando ve ne ricorrano le condizioni, essendo comunque assicurato il finanziamento relativo;

  3. liberare i bilanci delle scuole da alcuni gravami economici impropri , le indennità di maternità assorbono oltre il 43% delle spese per stipendi, vanno pagate dall’INPS. A questo proposito non ci riteniamo soddisfatti del carteggio tra Fioroni e Padoa Schioppa, dichiarato nei vari comunicati ministeriali.

  4. Eliminare la Tarsu che è una molestia burocratica e non si capisce perché la scuola deve farsene carico con il proprio budget, dal momento che secondo i principi della Bassanini la dotazione finanziaria delle scuole è finalizzata alle spese di istruzione, formazione e orientamento (Anche su questo ci chiediamo a che punto è arrivata la trattativa tra MPI e Anci per esonerare le scuole dal pagamento della Tarsu/Tia che in molti casi i comuni hanno raddoppiato per ripararsi dai tagli subiti a loro volta con la finanziaria 2007).

La FLC Cgil, la Cisl Scuola e la Uil Scuola avevano proposto già da tempo questo tipo di soluzioni, ma finora non è arrivata alcuna risposta ufficiale.

Roma, 8 maggio 2007

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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