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Debiti scolastici e finanziamenti

Che relazione c’è tra i soldi che arrivano alle scuole per il recupero dei debiti e il loro investimento? Proviamo a fare chiarezza, ma ciò che emerge è comunque una insufficienza delle risorse e una distrazione delle stesse da altri fini.

13/02/2008
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La questione dei finanziamenti per lo svolgimento degli interventi di recupero del debito scolastico è decisiva per la riuscita di tutta l’iniziativa. Ma un intervento pesante, come quello preannunciato dal ministro Fioroni, se non vuole essere solo un atto di buona volontà o, peggio ancora, fumo negli occhi per l’opinione pubblica, dovrebbe prevedere finanziamenti adeguati.

Su questo argomento si sono spesso “dati i numeri”: il Ministero, in diverse conferenze e comunicati stampa, ha parlato di fondi appositi, aggiuntivi, poi di un totale di 210 milioni di euro, poi di 320 milioni di euro, poi di 1.000 euro per insegnante.

Nello stesso tempo alle scuole sono stati effettivamente erogati dei fondi provenienti da uffici diversi, senza che però le stesse scuole fossero in grado di capirne fino in fondo i criteri di erogazione né le diverse provenienze e destinazioni. Senza neppure sapere se si trattasse di anticipi o di saldi. Alla fine si è accertato che si trattava di saldi a copertura delle attività da programmare per l’anno scolastico 2007/8.

Purtroppo però la cifra non è sufficiente a coprire tutto il fabbisogno di interventi in tutte le discipline e per tutte le insufficienze e, come vedremo dai nostri calcoli, non corrisponde neppure al montante promesso.

Tocca a noi, ancora una volta, fare chiarezza su quanto alle scuole è arrivato, sia per metterle nelle condizioni di programmare la spesa per il 2008 sia per una rapida chiusura dei contratti integrativi di istituto.

È per questo che in allegato pubblichiamo una scheda di approfondimento sull’argomento, aggiornata con gli importi stabiliti nella sequenza contrattuale firmata il 13 febbraio.

Roma, 13 febbraio 2008

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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