Cambiamo il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici

Home » Scuola » Le sofferenze finanziarie delle scuole

Le sofferenze finanziarie delle scuole

La difficile gestione del bilancio scolastico tra tagli e incertezze. Le procedure complicate e la mancanza di trasparenza. Le soluzioni possibili per una programmazione annuale corretta e la giusta finalizzazione delle risorse.

12/01/2009
Decrease text size Increase  text size

Le proposte della FLC per liberare le scuole dalle pastoie burocratiche e ridare senso all’autonomia scolastica nel campo dell’organizzazione e gestione dell’offerta formativa.

Le sofferenze finanziarie delle scuole

A quasi due anni dall’introduzione del cosiddetto “capitolone” permangono nelle scuole problemi reali e urgenti sui quali occorre fare chiarezza, infatti oltre alla continua riduzione delle risorse persistono molte difficoltà nella gestione dei flussi finanziari fra centro e periferia.

Supplenze e residui attivi

I tagli operati da diverse leggi finanziarie hanno messo le scuole in una situazione assai critica.
La sofferenza delle scuole è concentrata massimamente sulle spese per supplenze, in particolare e con maggiore consistenza per l’anno 2006 e per i compensi per gli esami di stato di vari anni fino al 2006. Diversa la situazione del 2007, anno per il quale il MIUR sostiene di aver provveduto a coprire le richieste delle scuole, ma queste invece continuano a reclamare crediti sia per le supplenze che per le ore eccedenti. I crediti inevasi del 2007 risulterebbero, comunque, di minor consistenza rispetto al 2006. Alla fine di dicembre 2008, invece, le scuole risultano in credito di considerevoli somme sempre sulle stesse voci: supplenze, ore eccedenti , esami di stato, etc.
L’ostacolo principale a risolvere la questione è il Ministero dell’Economia che non accetta di “rubricare” come “spesa obbligatoria” la spesa per le supplenze. Questo vuol dire che essa è suscettibile di continue riduzioni operate annualmente dalle diverse finanziarie.
Il sistema scolastico, preso nel suo complesso, agli occhi dell’Amministrazione ha cumulato via via una massa molto consistente di crediti che alla lunga rischiano di essere inesigibili. In questo quadro alcune scuole, a fronte di residui attivi hanno messo in ballo tutto l'avanzo di amministrazione, anche quello non vincolato.

La identificazione dei fondi erogati

L’autonomia di allocazione dei fondi (il “capitolone”) ha reso più complicato redigere e gestire il Programma annuale perché occorre tener presente che da un unico finanziamento si coprono più spese, che i fondi sono erogati annualmente a ratei, e vanno a cavallo di due anni scolastici: diverse voci infatti (FIS, incarichi specifici, ore eccedenti) sono finanziate per 4/12 con l'avanzo di amministrazione vincolato e per 8/12 dalla competenza.
Le scuole devono quindi fare operazioni contabili macchinose per distribuire le somme che arrivano dal MIUR, calcolare quanto effettivamente dovuto e a fine anno accantonare anche le somme dei 4/12 per l’anno successivo.
Le scuole devono fare tanti “mucchietti” e ricordarsi a fine anno di fare le variazioni per calcolare i 4/12 dell’anno dopo.
Tutto questo, che poco ha a che vedere con l’autonomia, avviene in una situazione di progressivo definanziamento dei bilanci che continuano ad essere gravati da spese obbligatorie e non programmabili.
Ogni anno, inoltre, non si hanno comunicazioni certe e ufficiali sull’effettiva copertura delle spese sostenute (sforamento budget delle supplenze, ore gruppo sportivo ecc.).

Capitoloni, la gestione unitaria e l’accredito diretto dei fondi

E’ necessario trovare soluzioni normative e amministrative per arrivare ad una gestione unitaria dei fondi diretti alle scuole. Non può più essere che, ad esempio, i finanziamenti della legge 440/97 arrivino con oltre un anno di ritardo e sempre più parcellizzati.
L’esperienza di questi anni ha mostrato che le istituzioni scolastiche hanno assoluta necessità di avere specifiche indicazioni che “nominino” alcune risorse che, altrimenti, per via del sistema delle tranche di finanziamento nel corso dell’anno rischiano di far risultare alcune voci “come” non finanziate. Questa operazione ha una priorità assoluta anche per permettere una corretta impostazione del programma annuale e del relativo conto consuntivo.
E’ nel contempo necessario mandare a regime il “capitolone” comprendendo in esso le somme su cui effettivamente le scuole possono programmare e fare scelte autonome.
Per fare questo occorre rivedere nel senso di una maggiore trasparenza i parametri del DM 21/2007 (dotazione finanziaria alle scuole) e accreditare i fondi attraverso un unico canale diretto.

Il 10% dei bilanci delle scuole è “drogato”

Circa mille scuole, a occhio e croce, vengono utilizzate come cassa di appoggio da parte degli USR o degli USP per varie finalità di spesa: fondi regionali per la formazione, per l’handicap, ecc. Questo determina il paradosso che il MEf, dando uno sguardo d’insieme alla disponibilità delle casse scolastiche, percepisca una situazione di floridità finanziaria e si renda indisponibile a qualunque “negoziazione con il Miur a favore delle scuole.
Le scuole comunque – per evitare questo effetto distorto – possono impegnare le somme appoggiate presso di loro dagli USP in progetti specifici e trasparenti, in modo che tali risorse risultino come debiti a favore di terzi e non come disponibilità da programmare. Anche se deve essere chiaro che esse, in linea generale, NON possono essere cassa di appoggio per gli USR o USP.
Questa anomalia, se si vuole portare a totale trasparenza i bilanci scolastici, va superata attraverso un richiamo all’ordine da parte del MIUR agli Uffici periferici. Questo serve anche ad aumentare il potere “contrattuale” del Miur nei confronti del Mef che manifesta sempre maggiori chiusure rispetto ai bilanci delle scuole e alla spesa dell’istruzione in generale.

Tarsu-Tia

Le scuole che hanno pagato con altri fondi, dietro le incalzanti pressioni degli Enti locali e delle Società di riscossione, la Tassa sui rifiuti, non risultano più insolventi al MIUR e non dovrebbero ricevere, purtroppo, copertura.
Al contrario, le istituzioni scolastiche che sono in debito con gli Enti locali possono tranquillamente “girare” le richieste di pagamento all’USR, in forza dell’Accordo fra Stato e Enti Locali che ha posto fuori dalle scuole il pagamento di questa tassa. A tale proposito urge una presa di posizione in merito al pagamento di TARSU/TIA da parte degli USR, magari tramite le Avvocature Distrettuali dello Stato, perché in molte province le aziende deputate alla riscossione del tributo (vedi EQUITALIA per AISA o simili) ne continuano a reclamare il pagamento da parte delle scuole, che non hanno altra “arma per difendersi” se non quella di chiedere l’annullamento delle fatture a norma dei recenti accordi Stato-Enti locali. Le scuole hanno bisogno di avere istruzioni precise da parte di USR o USP.

Mensa e Visite Fiscali

A proposito del pagamento della mensa ai comuni, MIUR e ANCI hanno posizioni diverse. Mentre molti comuni richiedono il pagamento dell’intero costo del pasto, il MIUR, in base alla legge n. 4 del 1999, ritiene di dover versare un semplice contributo. L’assenza di ulteriori disposizioni legislative o di un rinnovato accordo fra ANCI e MIUR rende il problema di difficile soluzione e rischia di scatenare il contenzioso a livello delle singole istituzioni scolastiche.
Similmente per il pagamento delle visite fiscali è urgente un accordo in sede di conferenza stato – regioni al fine di risolvere il problema, data l’impossibilità materiale delle scuole a provvedere al pagamento di questo ulteriore onere.

Finanziamento Terza Area professionale negli Istituti Professionali di Stato

Da anni il finanziamento specifico per le attività di Terza Area Professionale viene sistematicamente decurtato. Le scuole fanno i salti mortali per far svolgere queste attività che, peraltro, sono “curricolari” e sono determinanti e preliminari ai fini degli esami conclusivi. Alcune regioni, sulla base di intese ai fini del conseguimento della qualifica professionale, intervengono con sostanziosi contributi per la Terza area. Questo è quanto è emerso anche da alcune indagini promosse dall’Amministrazione, evidenziando così una forte disomogeneità di risorse tra le diverse regioni. A fronte di ciò il MIUR continua ad erogare in modo omogeneo i fondi non considerando il diverso peso delle risorse aggiuntive. Ancora una volta siamo di fronte ad una disparità di trattamento dell’utenza che viene privata di opportunità formative.

Quali soluzioni?

Supplenze e residui attivi

  • a) Occorre far pervenire alle scuole le risorse dovute, indipendentemente se abbiano o meno disponibilità di cassa e abbiano utilizzato altri fondi per far fronte al pagamento delle supplenze stesse. Deve essere chiaro una volta per tutte, infatti, il concetto che la supplenza per le scuole è spesa obbligatoria.

  • b) Iil MIUR deve comunicare esattamente alle scuole le somme assegnate per le supplenze, comprese quelle eventualmente assegnate nell’anno finanziario successivo a quello di riferimento.

  • c) Si deve procedere a un rigoroso monitoraggio per fare chiarezza sulla partita “residui attivi”. Le scuole che non rispondono non riceveranno i finanziamenti; le scuole che abbiano residui attivi, eccedenti le normali necessità di investimento per le dotazioni della scuola, potrebbero essere chiamate a contribuire al risanamento della situazione finanziaria a patto che il MIUR avvii una nuova fase di chiarezza e correttezza nella gestione delle risorse.

  • d) Occorre chiarire che il riferimento al limite della somma disponibile per le supplenze nel 2009 è indicativo, ma non perentorio, in quanto occorre comunque assicurare la regolarità del servizio scolastico.

Questo percorso è finalizzato a fare emergere il vero stato di definanziamento dei bilanci, obbligando il parlamento a trovare un soluzione politica adeguata allo stato di necessità delle scuole.

Terza Area professionale
Il Decreto istitutivo della Terza Area prevede che i finanziamenti siano regionali, essendo i corsi teoricamente istituiti dalla Regione. Il Ministero ha l’obbligo di intervenire in surroga qualora le Regioni non provvedano.
Le cose sono andate diversamente: alcune regioni finanziano altre no; il Ministero decurta i fondi anche a scapito del curricolo.
La conferenza Stato/Regioni/Province autonome deve risolvere tale questione: con grande anticipo (entro aprile di ogni anno) deve stabilire le somme a carico dei due Enti e magari anche differenziare il contributo statale in funzione perequativa a seconda dei differenti contributi regionali.
Per quest’anno occorre erogare i fondi integrando le richieste delle scuole dietro apposito monitoraggio delle programmazioni sulla Terza Area già effettuate dai singoli istituti.
Se non si procede in tal modo, visti anche gli esigui compensi che le scuole pagano agli esperti, la terza area salterà completamente e gli istituti professionali rilasceranno titoli di studio sempre più depauperati.

Modalità di gestione dei fondi
Il ministero dovrebbe erogare i fondi in misura congrua e nei tempi corrispondenti alle scadenze, ad esempio per gli esami di stato e il Fis.
Le scuole – in una situazione di chiarezza sui tempi – potrebbero organizzare la loro attività valutando l’opportunità di fare pagamenti rateizzati o ritardati tenendo conto degli accrediti del ministero.
In ogni caso vanno evitati anticipi di cassa e l’utilizzo di fondi legati ad adempimenti di obblighi contrattuali (es. fondo di istituto) o pagamenti di oneri riflessi.

Roma, 12 gennaio 2009

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

LEGGI LA NOTIZIA