La FLC contro la riduzione dello studio delle lingue straniere
I regolamenti Gelmini in controtendenza con le indicazioni dell’Unione Europea.
Sempre più numerose si levano le proteste per la riduzione dello studio delle lingue straniere prevista dai regolamenti attuativi dell’art. 64 della Legge 133/08.
Nella scuola secondaria di I grado, è prevista la possibilità per le famiglie di chiedere il cosiddetto “inglese potenziato” con contestuale rinuncia allo studio della seconda lingua comunitaria. Come affermato dalla FLC fin dall’apparire delle prime bozze del regolamento sul primo ciclo di istruzione, tale previsione si colloca in evidente contrasto rispetto alle numerose direttive e raccomandazioni dell’Unione Europea che pongono l’apprendimento di due lingue straniere quale elemento ineludibile per realizzazione degli obiettivi di integrazione e di occupabilità dei cittadini europei. Ricordiamo che nella Risoluzione del 24 marzo 2009 del Parlamento Europeo, dal titolo “
Il multilinguismo: una risorsa per l’Europa e un impegno comune” si raccomanda “
agli Stati membri di includere nei programmi scolastici lo studio facoltativo di una terza lingua straniera a partire dal livello della scuola secondaria”.
Come abbiamo già avuto modo di segnalare nelle schede di analisi relative alla circolare sulle iscrizioni della scuola secondaria di primo grado, occorre fare in modo che l’offerta della seconda lingua comunitaria sia mantenuta e che le famiglie siano orientate a tale scelta anche in assenza di insegnanti di seconda lingua nella stessa scuola.
Il problema si pone anche per il secondo ciclo.
Dall’analisi dei quadri orari delle bozze di regolamenti dei licei e degli istituti tecnici e professionali, infatti, lo studio obbligatorio della seconda lingua è limitato agli indirizzi specifici (il liceo linguistico) o a quelli in cui le lingue straniere rappresentano aspetti fondamentali per la formazione “professionale” dello studente (negli indirizzi “Amministrazione, finanza e marketing” e “Turismo” dei tecnici, e nell’ indirizzo “Servizi commerciali” del settore servizi degli istituti professionali, in entrambe le opzioni del liceo delle scienze sociali).
Persino lo studio dell’inglese risulta complessivamente ridimensionato rispetto all’esistente, mentre negli altri licei la seconda lingua comunitaria è attivabile esclusivamente sulla base del Piano dell’Offerta Formativa nei limiti del contingente di organico assegnato all’istituzione scolastica.
L’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera (CLIL) non prevede in alcun modo la presenza e la collaborazione del docente di lingua straniera. Scompare la compresenza tra docente di lingua straniera e docente conversatore di madre lingua.
In controtendenza con quanto raccomandato dall’UE. emerge con chiarezza l’idea che il multilinguismo deve essere legato alla formazione di indirizzo dello studente e non alla formazione tout-court.
Contro l’impoverimento culturale dei percorsi formativi deciso dal governo, di cui la questione della seconda lingua straniera e del multilinguismo sono un’evidente prova, la FLC continuerà la sua battaglia affinché vengano salvaguardati i parametri della cultura e della formazione europea degli studenti del nostro paese.
Roma, 3 febbraio 2010