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Unità: Cara Unione, bisogna saper vincere

Chissà se nell’Unione di centro-sinistra, il giorno dopo la difficile vittoria disputata fino all’ultimo momento dagli avversari, si sentirà il bisogno di una seria riflessione sulle cause del nostro successo finale ma anche sui motivi di una differenza così piccola in termini di voti rispetto a una maggioranza di centro-destra che ha governato per cinque anni commettendo, ai nostri occhi, numerosi e gravi errori.

12/04/2006
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l'Unità

Cara Unione, bisogna saper vincere

Nicola Tranfaglia

Chissà se nell’Unione di centro-sinistra, il giorno dopo la difficile vittoria disputata fino all’ultimo momento dagli avversari, si sentirà il bisogno di una seria riflessione sulle cause del nostro successo finale ma anche sui motivi di una differenza così piccola in termini di voti rispetto a una maggioranza di centro-destra che ha governato per cinque anni commettendo, ai nostri occhi, numerosi e gravi errori.
Noi questo bisogno lo sentiamo senza smania di autoflagellarci ma perché ora incomincia un periodo in cui è necessario guidare il Paese e occorre farlo con la massima unità ma amche con la necessaria lucidità e capacità di rappresentar il maggior numero possibile di italiani.
Da questo punto di vista si impongono, a mio avviso, alcune considerazioni che non ho ancora letto nelle dichiarazioni dei miei compagni di coalizione e che faccio in tutta umiltà per sottoporle a un augurabile dibattito tra amici e compagni.
La prima è che, mi pare, l’influenza delle televisioni non si può sottovalutare. A volte sembra che molti ignorino il fatto che i settanta per cento degli italiani non legge giornali né libri perché difetta degli strumenti cognitivi e linguistici necessari per capire i loro contenuti. Ma questo è un fatto scientificamente accertato che lascia uno spazio eccessivo a un presidente del Consiglio che dispone di una straordinaria forza mediatica e l’ha esercitata senza risparmio in una assai lunga campagna elettorale concentrando l’attenzione non sull’opposizione ma esclusivamente sui comunisti dipinti come i cosacchi che arrivano dal Don e conquistano il potere.
Una simile visione del mondo esercitata in continuazione per un decennio da tutte le stazioni televisive possibili ha esercitato su una parte maggioritaria della popolazione un’influenza che si è palesata al momento del voto spingendo persone che erano contro la politica o al di fuori di essa di andare a votare per Berlusconi.
La seconda è la questione del fisco che l’Unione ha condotto, a mio avviso, in maniera assai poco soddisfacente presentando voci diverse e persino dissonanti e non riuscendo a reagire in maniera adeguata alla campagna martellante che il presidente del Consiglio ha condotto su questo tasto.
Un tasto dolente perché da troppi anni professionisti e imprenditori si sono abituati a vivere in assoluta libertà e distanza dalle regole legali secondo un costume che piace particolarmente a chi dispone di abbastanza denaro per vivere comodamente e fare a meno di molti servizi pubblici e in compenso non pagare appieno le tasse.
Lega e Forza Italia sono da questo punto di vista forze assai vicine e hanno ottenuto l’appoggio proprio di chi vive nel proprio particolare, ha perso fiducia nelle istituzioni e vuole avere con lo Stato meno rapporti possibili.
Gli ultimi cinque anni hanno accentuato questi costumi grazie ai continui condoni e alla visione di una classe dirigente che invita a violare le leggi e a convivere, se è necessario, anche con le organizzaioni mafiose.
Così si spiega il voto favorevole in maggioranza al centro destra in gran parte del nord inclusa una regione come il Piemonte che l’anno scorso, sia pure a fatica, aveva dato al centro-sinistra una insperata vittoria nelle elezioni regionali.
La terza considerazione riguarda le liste dei candidati delle forze maggiori della coalizione. Abbiamo visto troppi congiunti e troppi esponenti del ceto politico-burocratico dei partiti e un’assenza preoccupante di esponenti della società politica e civile nel senso largo del termine. Accanto ai tecnici si ha bisogno anche di persone che segnino un rinnovamento della classe politica o no?
Ed è un problema di personalità ma anche di comportamenti morali e quotidiani. Hanno avuto successo forze che non hanno nelle loro liste persone con pendenze giudiziarie e che hanno avuto grande attenzione all’etica e alla cultura. Questo dovrebbe insegnar qualcosa per l’avvenire.
Un’ultima osservazione da elettore prima ancora che da osservatore e da politico: perché le donne complessivamente sono state così poche? Perché il programma non è stato diffuso prima e in forma sintetica?