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Unità: I simboli di Adro

di Silvia Ballestra

13/09/2010
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l'Unità

Le cronache da Adro (Brescia) ci raccontano del nuovo polo scolastico pubblico. Struttura nuova, infissi nuovi, banchi nuovi, pavimenti nuovi, tutto marchiato con il simbolo della Lega Nord, il sole delle Alpi. Che si sappia, è la prima volta che un partito politico griffa un’istituzione pubblica in modo così smaccato e volgare, a meno di non riandare con la memoria (ad averne) al fascio littorio. Dalla cronaca, come sempre, si può cogliere fior da fiore: i crocefissi imbullonati alle pareti (per scoraggiare derive laiciste, si dice), oppure la colletta tra i cittadini per gli arredi delle classi, oppure lo scambio tra pubblico e privato (le vecchie scuole, oplà, diventeranno speculazione edilizia), ma lo scandalo resta, con tanto di firma, anzi di simbolo leghista. Benissimo fa Giangiacomo Schiavi, sul Corriere, a vergare un corsivo assai severo sulla vicenda. Ma nello specifico caso della scuola di Adro griffata Lega Nord, è doveroso andare oltre le parole. Infatti non ci troviamo davanti a un problema immenso, uno di quei temi planetari in cui indignazione e azione sembrano lontane. Ad Adro, per rimediare all’offesa violenta che si fa allo Stato, basterebbero un paio di pattuglie di carabinieri, un pugno di buoni artigiani, infissi nuovi senza simboli. Oggi, subito, ad Adro, servono più pialle, cacciaviti e vernici per riparare l’offesa che parole per denunciarla. La ministra dell’istruzione Gelmini che non parla con i precari della scuola perché “fanno politica”, può tollerare il simbolo di un partito su una “sua” (nostra in realtà) scuola? E che senso hanno le chiacchiere sul federalismo se ad Adro la secessione è già un fatto? Uno Stato, se esiste, va lì e cancella quei simboli dalla sua scuola, ripristinando la legalità. Meglio se con le buone maniere, ma se serve con le cattive. Altrimenti, che Stato è?