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3.500 euro per un diploma. In Sicilia 80 indagati tra prof e presidi

Operazione della Guardia di Finanza contro scuole paritarie che vendevano titoli: studenti mai in classe, interrogazioni fantasma e prove scritte precompilate

01/12/2016
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Corriere della sera

Claudia Voltattorni

Ottanta indagati. Prof, presidi, segretari, alunni e pure medici e dipendenti pubblici. Tremilacinquecento euro per un diploma di maturità. Studenti formalmente iscritti ma lezioni mai frequentate. Non solo. Temi di esame svolti in anticipo perché comunicati via mail. Compiti in classe svolti su fogli con le soluzioni già indicate. Nessuna interrogazione orale. Nonostante quello riportato dai registri di classe.
Una grande truffa che coinvolge centinaia di persone e che la Guardia di Finanza di Ragusa ha scoperto dopo mesi e mesi di intercettazioni, appostamenti, controlli incrociati e che ha rivelato un giro d’affari milionario di rilasci illeciti di diplomi e attestati professionali: protagonista una scuola- diplomificio privato con sede a Ispica e Rosolini (provincia di Siracusa) creato da una coppia di coniugi dipendenti pubblici.

Operazione «Diplomat»

Era un vero e proprio diplomificio quello scoperto dai finanzieri dela Nucleo di Polizia Tributaria che hanno battezzato l’operazione condotta in tutta la Sicilia «Diplomat». I reati contestati a 80 persone tra presidi, professori e personale di segreteria sono truffa, falso, abuso di ufficio e rivelazione di segreti di ufficio. Un giro di affari da milioni di euro partito nel 2007 con gli studenti iscritti agli istituti di Ispica e Rosolini e poi mandati nelle varie scuole private paritarie di Canicattì, Licata, Acireale a sostenere gli esami, dove trovavano professori compiacenti che suggerivano durante gli scritti o li facevano trovare già compilati. Non solo. I registri di classe riportavano interrogazioni (e voti) mai effettuati.
L’altro filone dell’indagine coordinato dalla Procura di Ragusa riguarda anche gli introiti illeciti mai dichiarati del diplomificio: si contano oltre due milioni di euro cui vanno aggiunti almeno altri 2 milioni e 700 mila euro di imposte mai pagate. Non solo. La coppia di coniugi che gestiva il diplomificio risultava dipendente di un ufficio pubblico da cui riuscivano però ad assentarsi spessissimo grazie a certificati falsi di medici compiacenti.

Guerra ai diplomifici

Plaudono all’operazione i sottosegretari dell’Istruzione Davide Faraone e Gabriele Toccafondi che ribadiscono la lotta del ministero dell’Istruzione contro i diplomifici «che infangano la scuola italiana e siciliana e danneggiano le svuole paritarie che fanno vero servizio pubblico: inaccettabile» (Faraone), ma «occorre dire ai ragazzi che la scuola superiore è un percorso di crescita, non un foglio di carta al quale si arriva con sotterfugi» (Toccafondi). Faraone ricorda poi il piano triennale lanciato dal Miur con ispezioni in 288 scuole in soli sei mesi, a 27 delle quali è stata revocata la parità e in 145 casi sono state trovate problematiche da sanare: «Ed è stata poi decisa la riduzione del 13% - continua il sottosegretario - dei privatisti all’ultimo esame di maturità».