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A scuola con lo sponsor caccia a banche e aziende per pagare le borse di studio

L’ultima frontiera del welfare fai-da-te: così premiamo i più bravi

17/10/2013
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la Repubblica

SARA FICOCELLI


AZIENDE, banche, fondazioni e privati cittadini che investono nel futuro dei giovani. Al posto dello Stato. È questa l’ultima frontiera dell’istruzione italiana: la borsa di studio fai-da-te, donata da scuole medie e istituti superiori con l’aiuto di sponsor privati, premiando gli studenti più meritevoli. Un fenomeno che rappresenta, in un momento di crisi, un aiuto concreto per le famiglie — perché i premi spesso permettono di pagare al ragazzo il primo anno di università — e una vetrina per gli sponsor, che fanno circolare il proprio marchio tra i giovanissimi, formando, in molti casi, il personale che andranno ad assumere. Non tutte le scuole, infatti, mettono a disposizione denaro. Alcuni istituti, come l’alberghiero Artusi di Chianciano Terme, pagano ogni anno ai sei migliori studenti delle classi quarte uno stage presso la School of Hospitality and Culinary Arts della Nait School di Edmonton, in Canada. «Le spese — spiega il dirigente scolastico, Massimo Pomi — sono sostenute per la maggior parte da privati, per lo più aziende del settore turistico alberghiero del territorio». Per “vincere”, i ragazzi devono impegnarsi. Il liceo Ariosto di Ferrara stanzia, ogni anno, da sei a otto borse da 600 euro per chi ha ottenuto alla fine del quarto anno una media pari o superiore a 8,5 e un voto in condotta pari o superiore a 9, e il premio è finanziato dall’azienda che distribuisce caffè e merendine dalle macchinette. «Molti mettono questi soldi da parte per iscriversi all’università», spiega il dirigente scolastico Mara Salvi. Le modalità di finanziamento sono diverse. A Gubbio, grazie all’associazione Maggio Eugubino e a un’importante azienda locale che produce cemento, vengono consegnate borse di studio agli studenti migliori delle superiori. Istituti come il liceo scientifico Francesco Saverio Nitti di Napoli, invece, aderiscono a iniziative di enti e fondazioni e riescono, grazie a genitori, fondazioni locali e nazionali o a club come il Rotary, a ottenere premi per intere classi o gruppi, e chi realizza il progetto migliore riceve soldi che può reinvestire in materiale didattico, strumenti tecnologici e sportivi. Non è raro, inoltre, che i soldi arrivino direttamente da privati cittadini. Al liceo classico Giulio Cesare di Roma ogni anno sono premiati, con i contributi dei genitori, i tre studenti più bravi in greco e latino, con assegni da 100 a 300 euro, e chi ha la media superiore all’8 riceve, a fine anno, un buono di 25 euro da spendere per i libri. «Quest’anno ne abbiamo premiati 180 su 1000», spiega Micaela Ricciardi, il dirigente scolastico. Si va anche dal finanziamento dei libri di testo a cifre tutt’altro che simboliche. A Mantova, grazie alla generosità di una cittadina, Anna Benatti, vengono stanziati ogni anno, in ricordo del marito scomparso, 1000 euro per gli studenti del liceo scientifico Belfiore e 1000 per quelli del liceo delle Scienze applicate o dell’Itis Fermi: per ambire al premio bisogna aver preso più di 90 alla maturità, dimostrare di essersi iscritti a facoltà universitarie scientifiche e avere una famiglia non molto agiata. C’è chi tenta comunque la carta del finanziamento statale, attrezzandosi in caso di rifiuto. Il liceo Laura Bassi di Bologna organizza ogni anno progetti di scuola-lavoro e quest’anno, oltre allo stage, ha messo in palio 500 euro per gli studenti più bravi. «Ogni volta chiediamo alla Regione di coprire questi progetti. Se il finanziamento non arriva, interveniamo con i nostri fondi», spiega il dirigente scolastico Claudia Castaldini. In alcuni casi, le collaborazioni nascono per elaborare un lutto, come accade a Pisa, all’istituto tecnico per geometri Santoni, dove i genitori di uno studente scomparso l’anno scorso donano 500 euro al ragazzo che realizza il miglior progetto di costruzioni, o a Roma, presso la scuola media Belli, che finanzia un premio per gli alunni che seguono il corso di musica, in memoria di una studentessa che non c’è più. Famiglie che decidono di affrontare il dolore più grande investendo sulla risorsa più preziosa che un Paese possa avere. I giovani