Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Abbiamo Già Dato

Abbiamo Già Dato

Rossana Dettori Segretaria Generale FP CGIL

21/02/2013
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Nelle patologie di questa campagna elettorale sono in molti a cogliere la possibile incubazione di un futuro desolante, ancor più desolante di quanto oggi possa apparire il nostro presente.
Altrettanti coloro che vivono queste ore nel terrore di un altro appuntamento “a vuoto”, dell’ennesimo colossale “equivoco”, di una scelta che si avvita intorno ad altre scelte già fatte, di un domani indistinto da ieri.
Vent’anni fa come oggi, come oggi fra vent’anni: un incubo.
E’ vero, i presupposti sembrano riapparire tutti, come certi fantasmi…
La stessa destra populista, demagogica e tecnocratica, il solito fenomeno nuovo ed imperscrutabile (ieri la Lega Nord, oggi il M5S) che intercetta quel bisogno, tutto italiano, di una scorciatoia, di una corsia più veloce e furbesca; un elettorato che appare fermo e così terribilmente affezionato ai suoi stereotipi più cari: i “com(m)unisti” e il sindacato “parassita”, i “fannulloni“ pubblici e il privato (che è meglio del pubblico), il “bisognerebbe mandarli tutti a casa”.
Pensiamo, in tema di circolarità degli eventi, a quell’ ”ARRENDETEVI”, che sarà urlato domani anche nella storica piazza San Giovanni di Roma: è indistinto, un tutt’uno con quel “SIETE CIRCONDATI” scritto sulle magliette bianche dei giovani fascisti del Fronte della Gioventù davanti alla Camera dei Deputati nei primi anni 90; pensiamo a quanta differenza c’è, a parte il conio, fra le monetine lanciate davanti la Procura della Repubblica di Siena e quelle rimaste a terra di fronte all’Hotel Raphael; pensiamo a quanto sono diversi i proclami lanciati allora da Umberto Bossi sulla presa di Roma “Ladrona” e le coordinate geografiche del Parlamento, offerte al mondo per ipotetici attacchi missilistici (pur con il tono proprio di un grande, grandissimo comico).
Insomma, l’idea di un déjà vu è ciò che agita molti, il vero fantasma di tutti coloro che continuano a coltivare una idea di democrazia che, per sua natura, rifugge corsie preferenziali e scorciatoie, che per sua struttura è e deve essere paziente, faticosa.
Il cambiamento è sempre qualcosa di complesso; necessita di un forte spirito critico, ma di altrettanta razionalità, di una grande quantità di sangue freddo.
Il Paese che le urne ci riconsegneranno prenderà una direzione o un’altra in relazione agli esiti, e questo è lapalissiano: ciò che però penso, ed è meno evidente, è che una delle due strade sia o possa diventare irreversibile, che questa volta, cioè, un appello, un’altra opportunità non sia fra le opzioni a disposizione.
Provo a spiegarmi meglio.
Il sistema di welfare è ormai stremato, necessita di una netta inversione di marcia; non reggerebbe, insomma, una ennesima stagione di “compressione”.
Il servizio sanitario nazionale è in ginocchio: l’idea che da li possano essere ulteriormente ricavati risparmi a ripianamento del debito equivale ad affermare che il nostro futuro scritto è la Grecia, con i suoi neonati “ospedali per poveri”.
Il sistema di istruzione pubblica è ormai come quei libri usati che siamo costretti a comprare per i nostri figli: cancellature, scarabocchi, pagine che mancano, copertine foderate da carta pacchi che nascondono ciò che quel libro un tempo era; o si riparte puntando su formazione e ricerca (pubbliche) o non ci sarà più niente da studiare, quel libro logoro sarà materiale da riciclo.
Ecco, tutto ciò, come i restanti settori del sistema generale dei servizi ai cittadini, non avrà un’altra occasione: o si imbocca la strada di un investimento strutturale sul nostro stato sociale o semplicemente quel “welfare state”, entro ed attraverso il quale siamo cresciuti, non si ripresenterà al prossimo appuntamento elettorale, sarà già morto.
E questo vale anche per la stessa idea di democrazia, dove il bivio e le conseguenze di una scelta sono perfino più chiare.
E’ inutile negarlo, girarci intorno: da una parte c’è il centro sinistra che, pur con i suoi limiti e con programmi non sempre condivisibili fino in fondo, intende comunque governare nel solco tracciato dalla nostra Costituzione, dall’altra chi afferma, ad esempio, che il suo primo atto di governo sarà il …condono tombale.
Da una parte, insomma, chi ha piena consapevolezza della complessità di una funzione di Governo in una fase così delicata di crisi economica e sociale e dall’altra coloro che continuano a pensare ai cittadini come sudditi da sfamare a…brioche, visto che il pane è finito.
Si è parlato molto in questa campagna elettorale del ruolo della Cgil, della sua capacità di orientare, del suo peso specifico e della qualità dei rapporti politici che la caratterizzano; poco, molto poco del rapporto fra i programmi dei vari candidati alla guida del governo e i bisogni che questa grande organizzazione sindacale rappresenta.
Fra questi bisogni voglio, per una volta, citare quello meno materiale che però, a mio giudizio, incarna meglio di altri l’irreversibilità di una scelta rispetto all’altra: l’idea di un sistema di relazioni il cui obiettivo è la coesione sociale. Cioè un’idea di democrazia (e di rappresentanza) inclusiva e l’attribuzione di un ruolo di valore ad ogni singolo attore sociale.
Ecco, io penso che, a parte tutte le altre, sia proprio questa la questione che meglio può rappresentare il valore di una scelta: da una parte il mantenimento in vita di una idea di democrazia e di repubblica costituzionale dall’altra…….un salto nel vuoto, magari, anche stavolta, fra le braccia del solito “uomo al comando”, nuovo o vecchio che sia.
L’illusoria, ci siamo già passati, scorciatoia per soddisfare istinti e riempire pance.
Abbiamo di fronte due modi diversi di intendere il Paese e la Democrazia che lo fa vivere: uno dei due nega il Paese, violenta la democrazia e, alla fine, è già dimostrato, lascia vuote proprio quelle pance alle quali si è sempre rivolto.
Si stima che almeno il 60% della popolazione mondiale, almeno una volta nella vita, abbia provato fenomeni di déjà vu (quella “sensazione erronea di aver già vissuto un avvenimento che si sta verificando”).
Ma qui parliamo d’altro. Questa non è una semplice sensazione, questa è una storia che abbiamo già vissuto, realmente.
In poche parole…ABBIAMO GIA’ DATO, GRAZIE.

Rossana Dettori Segretaria Generale FP CGIL