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Ambiguità e contraddizioni della devolution per la scuola

Ambiguità e contraddizioni della devolution per la scuola di On. Piera Capitelli La volontà del centro dest...

30/09/2004
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Ambiguità e contraddizioni della devolution per la scuola

di On. Piera Capitelli

La volontà del centro destra di modificare la parte II della Costituzione - (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 4862) è contrapposta all'opposizione del parlamento e anche ai pareri degli esperti costituzionalisti.

Occorre ricordare che le modifiche già apportate all'articolo 117 della Costituzione prevedono che restino di competenza esclusiva della legislazione statale la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e le norme generali sull'istruzione;

Sono invece materie di legislazione concorrente quelle relative all'istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale.
Inoltre viene stabilito che spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.

La modifica all'articolo 117 proposta dal ddl governativo all'esame della Camera sostituisce tale ultima disposizione con la seguente:

4. All'articolo 117 della Costituzione, il quarto comma è sostituito dal seguente:
"Spetta alle Regioni la potestà legislativa esclusiva nelle seguenti materie:

a)assistenza e organizzazione sanitaria;
b)organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
c)definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione;
d)polizia locale;
e) ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato ".

Questo Governo non applica nemmeno il Titolo V della Costituzione, che rappresenta il vero federalismo. Non lo applica perché non è capace e perché non crede nel federalismo del sistema di istruzione e formazione!

Noi chiediamo la soppressione della lettera b non certo perché siamo meno federalisti come potrebbe apparire ad occhi inesperti, ma perché il comma è vago, malscritto, incapace di esprimere una vera posizione federalista, che è quella di far coesistere un sistema nazionale con soggetti che esprimono funzioni e responsabilità che integrano, pur nella propria autonomia, quelle del sistema nazionale stesso.

Le Regioni e gli enti locali nella Costituzione attuale, che noi ribadiamo essere autenticamente federalista, assumono un ruolo fondamentale per il sistema di istruzione e formazione, in quanto sono identificati come soggetti che devono intervenire per arricchire e potenziare il sistema di istruzione e formazione per meglio collegarlo con le realtà del proprio territorio e le proprie politiche di sviluppo, però in un quadro normativo che garantisce l'unitarietà del sistema. L'istruzione e la formazione sono per noi un bene nazionale non frantumabile.

E non può esserci contrasto tra gli obiettivi delle Regioni e dello Stato. Per l'esercizio delle rispettive potestà legislative Stato e Regioni devono fare riferimento a un modello unitario riconoscibile caratterizzato da principi obiettivi comuni che possiamo riassumere così: diritto all'accesso e al successo; valore della concertazione tra soggetti istituzionali diversi; valorizzazione dell'autonomia scolastica; ottimizzazione e integrazione delle risorse.

Sul significato della definizione "organizzazione scolastica e gestione degli studi scolastici e di formazione.." si potrà discutere a lungo e qualcuno potrà sostenere che tali formule non riguardano le "norme generali sull'istruzione", che restano di competenza esclusiva legislativa statale.

Non è così! Esse significano che ogni regione potrà darsi l'ordinamento scolastico che preferisce, magari fondato sul buono scuola di sistema. È evidente poi che dove si parla di "istituti scolastici e di formazione" si intende sicuramente istituti di "istruzione e di formazione", cioè le due articolazioni di cui si compone, secondo la riforma Moratti, tutto il sistema scolastico nazionale. Tutta la legislazione che riguarda il sistema di istruzione, nonché la formazione professionale sarebbe di competenza regionale

Venti regioni venti sistemi. Ma è davvero quello che si vuole, mentre la riforma Moratti si nutre, oltre che delle contraddizioni, di un neocentralismo autoritario del tutto inedito in tempi di democrazia?

La politica di questo Governo nel rapporto istituzioni centrali e decentrate come già hanno evidenziato molti colleghi parlamentari, è fortemente schizofrenica e contraddittoria e lo è tanto più in materia di federalismo scolastico. Un esempio per tutti: la legge di 'riforma' Moratti sottrae all'autonomia scolastica quote di programmi nazionali per attribuirle alle Regioni, mentre poi con i decreti e atti amministrativi vari fa di tutto per sottrarre alle Regioni e agli Enti locali potestà e poteri, per accentrarli a livello ministeriale o di organismi gerarchicamente dipendenti dal Ministero.

È in atto un vero neocentralismo politico, che vive attraverso il ricorso sistematico alla delega, senza luoghi istituzionali di vero confronto e di elaborazione.

È in atto un vero neocentralismo amministrativo, che, di fatto, ha ridato peso e funzioni agli ex provveditorati agli studi, e ha reso gli uffici scolastici regionali dei veri e propri avamposti dell'amministrazione centrale.

La devolution si sposta tutta sul piano dei programmi e dei contenuti culturali, e rischia di supportare un processo fortemente ideologizzato della cultura e del sistema scolastico. Ma torniamo alle riforme del governo di centro destra. Il soggetto più improvvidamente colpito dall'antitetica operazione neocentralismo gestionale-devolution culturale è la scuola, il singolo istituto, gli insegnanti, gli alunni, insomma, tutto quanto viene ad essa ricondotto. Il decreto sul ciclo primario è palesemente un provvedimento incompatibile con l'autonomia. Una norma che ordina alla scuola autonoma di regolare per decreto il tempo della mensa dei bambini è un'assurdità inconcepibile.

L'autonomia scolastica, didattica, organizzativa, finanziaria, obiettivo e processo al tempo stesso, è stata colpita a morte fin da bambina e ora, contraddizione delle contraddizioni, in nome di un falso federalismo, le si vuol dare il colpo di grazia, si vuole legittimare il suo svuotamento, addirittura costituzionalizzando la potestà regionale di dettare programmi scolastici, mettendo in discussione e in pericolo l'unitarietà del sistema scolastico e della cultura nazionale.

Noi, tutte le opposizioni, ci opponiamo fermamente a questa operazione che può trasformare la scuola in un luogo in cui, anziché espressioni culturali alte si coltivano piccole culture locali. Noi ribadiamo che i programmi devono essere nazionali e che solo una parte di questi debba essere progettata e deliberata dalle scuole.

Fermiamo questo processo di falso federalismo. Affermiamo quello vero, finché siamo in tempo. Non costituzionalizziamo gli orrori. Non sommiamo guasti a guasti. Il sistema scolastico è già stato sottoposto a un devastante depistaggio dalla propria mission: la scuola non più garante del diritto costituzionale all'apprendimento, ma un servizio a domande individuali che muta le sue forme organizzative in relazione alle scelte delle famiglie.

Approvando questi emendamento soppressivo noi facciamo molto di più che mantenere con l'unitarietà dei programmi scolastici l'identità della cultura nazionale, noi recuperiamo la dignità della scuola nella sua autonomia e l'identità stessa della scuola pubblica. Non c'è contrasto tra questa prospettiva e la nostra politica che interpreta in modo corretto il Titolo V e vuole valorizzare il ruolo delle Regioni e degli Enti locali come soggetti che devono intervenire per arricchire e potenziare il sistema di istruzione e formazione per meglio collocarlo con le realtà del proprio territorio e le proprie politiche di sviluppo, senza che questo però si traduca in venti sistemi di istruzione e formazione. L'istruzione e la formazione sono per noi un bene nazionale non frantumabile.

Per l'esercizio delle rispettive potestà legislative, Stato e regioni possono fare riferimento ad un modello unitario riconoscibile caratterizzato da principi ed obiettivi comuni così riassumibili: diritto all'accesso ed al successo per ogni alunno, valorizzazione della concertazione tra diversi soggetti istituzionali, valorizzazione dell'autonomia scolastica, ottimizzazione ed integrazione delle risorse.

La nostra opposizione sarà chiara e lineare contro questa devolution che vuole spaccare il paese, per opera di tutte le forze politiche del Governo di centro destra. Noi invece vogliamo unirlo; vogliamo valorizzare diversità ed unità come valori essenziali del nostro paese, anche per un autentico decentramento che valorizzi al massimo le risorse, ma vogliamo anche difendere la natura pubblica e universalistica del nostro sistema sociale, del nostro sistema scolastico, vogliamo garantire l'universalità dei diritti civili e dei diritti di cittadinanza.