Ancora al palo la riforma della scuola da 0 a 6 anni
Per provare ad accelerare è stata messa su una cabina di regia che si riunirà entro metà aprile
Eu.B.
«Il sistema integrato 0-6 anni rappresenta un cambiamento culturale importante, una vera svolta che mette al centro i diritti dei più piccoli». Era il 12 dicembre 2017 quando l’allora ministra Valeria Fedeli festeggiava così l’approvazione del “Piano nazionale pluriennale di azione per la promozione del sistema integrato di istruzione da 0 a 6 anni”. Il primo atto concreto della riforma dei servizi dell’infanzia prevista nella Buona Scuola e attuata con il decreto legislativo 65 di quell’anno. Un provvedimento che - nelle intenzioni dell’esecutivo precedente - avrebbe dovuto contribuire a portare l’Italia a superare il “magic number” del 33% sulla copertura dei posti negli asili. E che invece, 16 mesi dopo, sembra ancora al palo. Complice anche il cambio di governo che ha sottoposto l’intera macchina amministrativa e legislativa del ministero a un fisiologico “stop and go”.
A viale Trastevere hanno ben presente il tema e anche la sue urgenza. Per provare ad accelerare è stata messa su una cabina di regia che si riunirà entro metà aprile. Oltre ai tecnici del dipartimento Istruzione ne fanno parte anche i rappresentanti di regioni ed enti locali. E non potrebbe essere altrimenti visto che i servizi fino ai 3 anni sono assicurati dai Comuni con personale educativo proprio. Il compito principale sarà quello di individuare una serie di indicatori strategici, proporre la via più breve per raggiungerli e monitorare i risultati conseguiti. Nell’ottica di verticalizzare l’intero sistema.
Accanto a questo lavoro (tecnico) di attuazione dell’attuazione se ne sta svolgendo un altro (politico) di correzione delle norme originarie. Giudicate dal nuovo ministro Marco Bussetti troppo farraginose. Ad esempio dove prevede l’obbligo di una laurea in scienze dell’educazione e un anno aggiuntivo di specializzazione per lavorare negli asili nido. Laddove per insegnare alla materna e alla primaria basta il titolo in Scienze della formazione primaria. Con il risultato che quasi nessuno sceglie di studiare un anno in più per vedersi aprire meno porte. Da qui l’idea di riformulare la norma e uniformare i titoli.
Un altro nodo sono le risorse. Per reperirne di aggiuntive rispetto ai 239 milioni che la Buona Scuola assicura a regime da quest’anno alla riforma 0-6 si attingerà ai fondi Pon. Per potenziare soprattutto gli spazi gioco. E una spinta aggiuntiva verrà data alle sezioni primavera. Quelle “terre di mezzo” che ospitano i bambini tra 2 anni e mezzo e tre anni e che potrebbero aiutare a centrare il target del 33% di copertura complessiva. Oggi ce ne sono 1.600. Ma non bastano. E i numeri pubblicati in pagina ci ricordano perché.