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Appello e spot dei medici:«Io non costringo ma curo»

la Cgil chiama a raccolta medici e operatori sanitari con un appello «per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico »

08/02/2011
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l'Unità

«Io non costringo, curo». A due giorni dalla «vergognosa» «Giornata nazionale degli Stati vegetativi», a due settimane dall'arrivo in aula della Camera del Ddl Calabrò sulla obbligatorietà dell’idratazione e dell’alimentazione nelle persone in stato vegetativo, la Cgil chiama a raccolta medici e operatori sanitari con un appello «per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico ». Una legge che, dopo un lungo iter si è sbloccata il 12 gennaio con il via libera della Commissione Bilancio dietro l’accordo ad essere totalmente definanziata e fino alla penultima stesura paragonava il sondino gastrico e l’idratazione forzata a «pane e acqua» per il paziente. Un appello promosso dalla Funzione Pubblica della Cgil, sospinto da due video forti e essenziali (linkati su unita.it) e già firmato da Umberto Veronesi, Ignazio Marino e da tanti neurologi e chirurghi. Lo scopo è di raccogliere il maggior numero di firme da consegnare al presidente della Camera per bloccare una legge che «viola la Costituzione e il Codice deontologico ». Una legge che riguarda tutti e in special modo 2-3 mila persone in stato vegetativo e 250 mila malati terminali. «È la stessa battaglia che abbiamo fatto contro la legge 40, contro la richiesta che i medici denunciassero gli immigrati regolari, contro la proibizione della pillola RU486 - rincara la dose Rossana Dettori, segretario generale FpCgil -unorrore perchè strumentalizza temi etici per biechi fini politici». Tra i primi firmatari c’è Ignazio Marino, nella doppia veste di chirurgo e senatore. «Il punto della questione - spiega - è che in aula si deciderà come gli italiani si dovranno curare nelle ultime settimane di vita: i diritti delle persone che perdono coscienza stanno passando nelle mani di chi vince le elezioni, del capogruppo del Pdl o dell’Udc. Noi diciamo no e per questo abbiamo presentato 1.500 emendamenti e lotteremo fino alla fine. Sappiamo - ha concluso - che la legge è a forte rischio di incostituzionalità e che la tanto vituperata magistratura interverrà. L’obiezione di coscienza in questo caso è poco praticabile. Per questo la battaglia che parte dall’appello è ancora più importante».MASSIMO FRANCHI