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Aprile on line-La Moratti bocciata

La Moratti bocciata La scuola italiana boccia la famigerata Riforma Moratti. La società italiana ha dato un segnale chiaro e preciso: la riforma della pubblica istruzione è stata respinta da tut...

16/11/2004
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Aprileonline

La Moratti bocciata

La scuola italiana boccia la famigerata Riforma Moratti. La società italiana ha dato un segnale chiaro e preciso: la riforma della pubblica istruzione è stata respinta da tutti gli attori della scuola. Dagli studenti ai presidi, dagli insegnanti ai lavoratori Ata hanno manifestato in centinaia di migliaia per la strade di Roma e hanno disertato le aule. Producendo uno sciopero dalle proporzioni incredibili (l'adesione è stata dell'80%) che resterà probabilmente nella storia del paese. Due grandi fiumi di persone hanno colorato e bloccato la capitale. La grande manifestazione di Cgil, Cisl e Uil e la manifestazione di Cobas e Unicobas hanno marciato divise ma con uno stesso obiettivo: fermare la Moratti e fare un'altra riforma della scuola. 'Dobbiamo fermare questa legge, che sta riducendo l'offerta di istruzione nella scuola dello Stato' ci dice Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola. 'Nella legge finanziaria c'è un abbassamento della qualità Dell'istruzione pubblica e un drastico taglio delle risorse economiche per la scuola e degli organici' precisa.
Corteo enorme e fantasioso. Pieno di bianco e verde della Cisl, blu della Uil e rosso della Cgil. Di musica di tutti i tipi e slogan creativi ('La scuola è gioia non Letizia, se te ne vai è una delizia'). Non a caso mentre un'insegnante di Monza ci spiega che 'non si può fare una riforma andando contro coloro che vivono e fanno la scuola', le note di '#8216;bella ciao' riempiono l'aria. E, poco più in là, una banda fatta di professori di musica si diletta in 'musiche contro la Moratti'. 'Il fatto è che questa riforma vuole sopprime le materie come le nostre' ci dice uno di loro. E intanto quelli della Sinistra giovanile ci sorpassano, e un coro che invoca 'resistenza' si sente poco lontano. Ma il percorso si è riempito delle voci più disparate. Giorgio Ferrari, lavoratore Ata di Parma, ci spiega che 'non si riesce proprio più a lavorare' perché 'nella scuola siamo continuamente oberati da nuovi impegni, come l'accoglienza e l'assistenza ai portatori di handicap, quando in generale si sta riducendo il personale'. Di situazione assurda parla Roberto Melchiorre, preside dell'Istituto Tecnico Luigi Savoia di Rieti, che precisa: 'Quello che contestiamo di più è il fatto che questa riforma sia a costo zero. Si vogliono portare avanti delle riforme, ma senza spendere una lira'.
La manifestazione dei sindacati di base non è stata da meno. C'è stato chi con un'immensa pagella sospesa da palloni di elio dà i voti alla Moratti, sostanzialmente non classificata in tutte le voci contemplate (pedagogia, legislazione scolastica, ecc.), e chi ricorda che ormai la scuola pubblica è allo stadio terminale. Un gruppo di persone vestite da fantasmi e uno scheletrone sui trampoli con la falce della morte, ricorda con dei cartelli 'hanno ucciso l'entusiasmo' e un 'non ci resta che piangere' che sembra essere meno ironico di quello di Benigni e Troisi. Ciò che l'ha caratterizzata è stata l'enorme partecipazione di giovani e precari. Giulia, universitaria pisana, ci confessa che 'oltre alla generale privatizzazione della scuola' la preoccupa in particolare 'la riduzione drastica dello studio della storia nelle scuole elementari'. Claudio di Roma, dottorando all'Università Tor vergata, è qui per questo motivo. 'Per noi dottorandi far sparire la figura del ricercatore significa che ci dobbiamo aspettare un ventennio di precarietà', che vuol dire che 'se la base per andare avanti dopo il dottorato sono gli assegni di ricerca che durano uno due o anni, ci possiamo scordare che qualcuno diventi anche solo professore associato prima dei quaranta-cinquant'anni'. Ma è Michela Barone, docente precaria, perché inserita nella categoria di terza fascia, che fa il punto sul problema della precarietà: 'Ogni anno sono alla mercé degli eventi. Attualmente per esempio sono in attesa di avere un contratto cioè aspetto la convocazione del provveditorato o di qualche preside'. Ma in entrambi i cortei il sentire sembra essere lo stesso, e ogni persona che abbiamo incontrato dice di non essere d'accordo sulla divisione. Per esempio Iacopo, un liceale di Trieste presente alla manifestazione Cobas, sostiene che 'sarebbe stata meglio una manifestazione unitaria', e Damiano Robiola, professore ciggiellino, poco prima ci aveva dichiarato che 'fare due manifestazioni è stato un errore'. A colmare questa divisione ci ha pensato il Coordinamento dei genitori democratici. Ha partecipato infatti ad entrambi i percorsi e,a fine giornata, è intervento su entrambi i palchi. 'Quello che ci interessa - dice Massimo De Santis, presidente della sezione di Livorno - è la difesa della scuola pubblica e laica'. Precisando che contro la Riforma Moratti 'è in gioco la democrazia nel nostro paese'. Perché 'l'attacco alla scuola è un attacco alle fondamenta della democrazia'.
[Emanule Profumi]