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Aprile online-Scuola pubblica o privata? Scontro a Madrid

Scuola pubblica o privata? Scontro a Madrid Spagna. Destra e Chiesa in piazza contro la riforma dell'istruzione che vuole ribadire l'aconfessionalità dello Stato. La laicità non piace agli avve...

15/11/2005
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Aprileonline

Scuola pubblica o privata? Scontro a Madrid
Spagna. Destra e Chiesa in piazza contro la riforma dell'istruzione che vuole ribadire l'aconfessionalità dello Stato. La laicità non piace agli avversari di Zapatero

Aldo Garzia

Centinaia di migliaia di persone, mobilitate dal Partito popolare (Pp) e dalla gerarchia cattolica spagnola, hanno invaso sabato scorso il centro di Madrid. Com'era accaduto quando il governo socialista aveva dato il via libera alle unioni civili tra coppie omosessuali, l'altra metà della Spagna ha cercato il muro contro muro sull'annunciata riforma della scuola che punta a confermare il primato della scuola pubblica sugli istituti privati che fanno riferimento alla Chiesa cattolica.
Prima di analizzare i contenuti della riforma varata dal governo, vale la pena ricordare la bussola strategica che orienta le scelte di Madrid. Diritti e libertà sono il caposaldo della politica del premier Zapatero che punta a una piena laicità dello Stato spagnolo e a ridurre le forme di discriminazione sociale. Tutto questo si può racchiudere nella formula il "socialismo dei cittadini", che è il leit motiv della nuova leadership spagnola fin dalla vittoria nelle elezioni del marzo 2004. Con fermezza e coerenza, senza temere di farsi condizionare dal tono ossessivo e a volte isterico con cui il partito unico della destra (Pp) si oppone frontalmente alle scelte del governo socialista, Zapatero ha avviato alcune riforme che vanno in quella direzione: dalle nuove normative sul divorzio al matrimonio tra omosessuali; dalla legalizzazione degli immigrati alla politica estera non più subalterna agli Stati Uniti; dalla difesa della laicità dello Stato al tentativo di giungere a un accordo con le forze nazionaliste basche e catalane che sancisca nuovi livelli di autonomia pur nel rispetto della Costituzione democratica del 1978. Il "socialismo dei cittadini" punta a una modernizzazione della società rendendo i singoli più colti e più autonomi nei confronti del potere statale o religioso, salvaguardo eguaglianza e inclusione di cittadinanza.
La riforma scolastica cerca di unificare il trattamento riservato a scuola pubblica e a scuola privata ribadendo - sarebbe banale ricordarlo se non fosse un problema anche per l'Italia - che lo Stato ha il dovere di garantire l'istruzione a tutti attraverso il principale canale delle scuole pubbliche lasciando percorribile, per chi lo vuole, anche il binario dell'istruzione privata. Quest'ultima, altra piccola verità da tenere a mente, non può pretendere di essere equiparata all'istruzione pubblica. In Spagna, dove i collegi privati hanno una forza e un radicamento più accentuati rispetto all'Italia, la riforma mette il dito su una piaga su cui altri governi non hanno avuto la volontà politica di intervenire.
Ecco spiegata la reazione della destra e del Pp, che sbandierano come argomento di propaganda anche un aspetto della riforma dell'istruzione che riguarda l'insegnamento della religione. Il governo del premier Zapatero si limita a mantenere opzionale la scelta da parte degli studenti di partecipare all'ora di religione cattolica ma propone anche che la valutazione dello studio di quella materia non faccia parte del giudizio complessivo sugli alunni. Checché ne pensi la destra, non sembra di assistere a una rivoluzione giacobina. Innanzitutto perché le società europee sono sempre di più società multireligiose e multiculturali (è ovvio che nella fascia degli studi superiori si dia la possibilità di frequentare ore di educazione religiosa non più appannaggio della sola religione cattolica). Ma anche perché la sfera religiosa, proprio per l'intimità delle questioni che abbraccia, fa parte di convinzioni che non dovrebbero intaccare il giudizio complessivo sulla formazione dei giovani studenti. Il tutto, pure qui è banale ricordarlo, s'inserisce in una concezione che ribadisce l'aconfessionalità dello Stato spagnolo.
Se questo è il cuore dello scontro, non va dimenticato che il Pp cerca di utilizzare la coerenza laica dell'esecutivo guidato da Zapatero per far leva sul mondo cattolico e ridare fiato a un'opposizione che appare in Spagna ridotta a un ruolo del tutto marginale. Non va poi dimenticato che oltre al coro delle proteste si sono levate anche voci autorevoli del mondo cattolico che hanno ricordato come i collegi privati e la Chiesa ricevono 3 mila milioni di euro l'anno e che il governo socialista ha mantenuto tutti gli impegni economici siglati con Conferenza episcopale.
In ogni caso, governo e organizzatori della manifestazione di sabato scorso si incontreranno nei prossimi giorni per cercare di riannodare il dialogo. Per evitare il muro contro muro, ma senza flettere dalla linea della piena laicità dello Stato, la vice premier Maria Teresa Fernández de la Vega si è già incontrata venerdì scorso in Vaticano con il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato della Santa Sede. La vice premier ha ribadito la posizione del suo governo: il Vaticano non può pretendere che sia lo Stato spagnolo a finanziare in toto la scuola privata di orientamento cattolico.