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Aprileonline: AncoraOnda

Giornata di manifestazioni e iniziative di protesta in tutta Italia, certo non favorite dalle condizioni meteo. Alla Sapienza gli studenti interrompono la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico con il rettore Frati che li accusa di fascismo. Al Senato il dl Gelmini incassa l'approvazione, votano contro Pd e Idv, si astiene Udc

29/11/2008
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Aprileonline

Marzia Bonacci,

Certo le condizioni meteorologiche non giocano a loro favore, con l'Italia tramortita da vento e pioggia, mentre il "generale inverno" sta avanzando più come un nemico che come un alleato. Ma l'Onda c'è, torna nelle piazze (anche se con numeri più ristretti rispetto a quelli delle settimane scorse), fa comunque sentire la sua voce e continua, nelle scuole e negli atenei, ad agitare il mare della formazione. Per altro a poche ore dai funerali del giovane Vito, rimasto ucciso nel crollo della contro-soffittatura dell'istituto Darwin di Rivoli, in provincia di Torino. Oggi, giorno in cui il decreto Gelmini sull'università ha incassato l'ok del Senato, gli studenti sono di nuovo scesi nelle strade a protestare contro il piano del governo in materia di istruzione.

E' Roma che si distingue fra le tante iniziative di mobilitazione andate in scena in tutta la penisola: Bolzano, Macerata, Torino e tante altre città ancora. Durante l'inaugurazione dell'anno accademico nell'aula Magna della Sapienza, alla presenza del rettore Luigi Frati, gli studenti hanno fatto un blitz interrompendo la cerimonia. Saliti sul palco hanno esposto uno striscione di ammonimento: "Che di tagli non si muoia più: vergogna!". Una performance che ha costretto Frati ad interrompere la sua lectio magistralis per abbandonare l'aula da una porta laterale, non senza essersi guadagnato prima un coro di "buffone, buffone". Secondo gli studenti infatti "non c'è niente da inaugurare" vista la scure di tagli che sta per tramortire il mondo accademico, affondando qualsiasi speranza di rilanciare la formazione e la ricerca italica. I manifestanti denunciano come rispetto alla decurtazione del finanziamento e alla legge 133, "il rettore già un mese fa si era posto contro il movimento degli studenti e aveva invitato a trattare con un governo che taglia al sistema universitario e scolastico. I risultati poi si vedono: la tragedia di Rivoli è una dimostrazione". Per questo avevano avanzato la richiesta di prendere parte alla cerimonia, bocciata dalla dirigenza della Sapienza. Spiega un rappresentante dell'Onda: "ci hanno militarizzato la città universitaria per non farci entrare in Aula magna. Così abbiamo deciso di riprenderci i nostri spazi per esprimere il nostro dissenso rispetto al governo e Frati è uno dei principali alleati di questo esecutivo".

L'iniziativa romana però ha sollevato non poca polemica. Di fronte all'irruzione studentesca, con conseguente abbandono del cerimoniale di inizio anno, il rettore ha infatti puntato l'indice verso gli universitari, additandoli come "fascisti". Perché? Frati lo spiega condendo il ragionamento di notizie biografiche e di una certo qualunquismo. "Fascisti sono quelli che non fanno parlare la gente. Io lo so bene perchè sono figlio di partigiano", ha detto, chiamando in causa anche il proprio profilo personale: "Sono più di sinistra io di certi pariolini che si vestono da gruppettari per venire all'università e poi girano in Smart per Roma". Se voleva farsi scudo dell'insegnamento di Pasolini, il tentativo è andato a vuoto: Valle Giulia non è La Sapienza odierna, ma soprattutto lui non è l'intellettuale degli Scritti corsari. Non che non si renda conto di quello che il governo sta confezionando per il mondo universitario, visto che lo stesso Frati si è augurato che "Tremonti allenti i quattrini", ma allo stesse tempo ha dichiarato che di fronte al problema del ministro dell'Economia di fare cassa, "come rettore devo meritare che i tagli vadano da un'altra parte e che non rompa le palle a me". In un Paese, ha proseguito, in cui "si dice a cinquemila lavoratori andate a casa, non posso dire al governo che voglio i soldi e basta, li devo meritare". Sorvolando sulla cifra - per cui secondo Frati sarebbero solo 5mila i lavoratori liquidati per la crisi: una stima molto, troppo ottimistica- spicca una certa modalità sbrigativa da parte dell'ex feudatario della Facoltà di Medicina, e non solo nel lessico, a cui per altro il rettore non è nuovo.

Mentre alla Sapienza andava in scena il blitz dell'Onda, gli studenti medi si davano appuntamento in piazza della Repubblica, scegliendo di fermarsi qui piuttosto che proseguire fino al ministero dell'Istruzione. Prima un centinaio di manifestanti ha anche protestato davanti palazzo Grazioli, residenza del premier Berlusconi. Molto forte il sentimento di rabbia verso chi, come il capo del governo, ha recentemente liquidato la morte del diciassettenne come una "fatalità", omettendo goni riferimento alle mancanza dello Stato sul fronte sicurezza nelle scuole. Non c'è stata una grande partecipazione, come ha sottolineato Tito Russo: "Oggi la manifestazione è andata male - ha detto l'organizzatore rappresentante dell'Unione degli studenti - colpa della pioggia e del poco tempo che hanno avuto alcune parti del movimento per organizzarsi". Ma non è il segnale della fine del vento di protesta, come dimostra il fatto che anche a Torino, come Macerta e Bolzano, comunque si sono tenute iniziative di protesta, mentre negli istituti, superiori e universitari, il dissenso verso il riformismo del governo continua ad alimentarsi, in vista dello sciopero generale indetto dalla Cgil il 12 dicembre, prossimo teatro di scena per il movimento studentesco. Nel capoluogo piemontese, un gruppo di universitari è entrato al centro congressi Incontra dove era incorso un convegno promosso dall'amministrazione comunale sul tema del federalismo e del futuro della città. Presente anche il sindaco Chiamparino. Ci sono stati momenti di tensione, con qualche contuso fra manifestanti e forze dell'ordine, prima che gli studenti riuscissero ad entrare e esporre il proprio striscione "Noi non la paghiamo la vostra crisi". Occupazione lampo del Rettorato e "acquisto" cash dell'Università di Macerata da parte di due emissari della "Fondazione Onda anomala" che, muniti di due valigette di finte banconote, hanno presidiato per due ore gli uffici del rettore, srotolando dalla finestra uno striscione di otto metri con la scritta "La pagate voi la vostra crisi, reddito per tutti - Onda anomala verso il 12 dicembre". Il segno che l'asse con l'esterno, il mondo del lavoro falcidiato dalla difficile condizione economica -soprattutto quello dei precari, percepiti dagli studenti come modello di riferimento del loro futuro-, è tutt'altro che velato.

La maggioranza comunque procede come un treno in corsa, investendo tutto ciò che incontra e che va in direzione contraria alla sua. Le piazze di queste ultime settimane non fanno retrocedere il governo che, al Senato, ha oggi dato via libera al decreto Gelmini sull'Università, ora all'esame della Camera. A favore hanno votato le forze di maggioranza (Pdl e Lega), contrari Pd e Idv. Non ha partecipato al voto l'Udc.
L'opposizione parlamentare è critica. Per la capogruppo democratica Anna Finocchiaro, anche i pochi miglioramenti presenti "sono stati ottenuti attraverso nostri emendamenti", sempre però nell'ambito di un decreto "che è solo un panno caldo rispetto alla necessità di una strategia di riforma che a questo governo manca completamente". Per la senatrice l'esecutivo Berlusconi è infatti "capace solo di tagli su scuola, università e ricerca che invece dovrebbero rappresentare il settore trainante per il futuro del nostro Paese".
Luigi Zanda, vice della Finocchiaro, punta l'indice sui numeri. "Questo provvedimento si porta appresso un vizio gravissimo: il taglio di un miliardo e mezzo di euro effettuato con la manovra voluta dal governo Berlusconi", dice l'esponente Pd.
"Ben misera cosa", ha commentato la riforma il senatore della sinistra del Pd Vincenzo Vita, parlando del dl Gelmini come del simbolo di un'Italia che vive un "pieno Medioevo", dove "all'antica contraddizione tra chi ha e chi non ha, se ne aggiunge un'altra, non meno terribile, tra chi sa e chi non sa".
Stessa bocciatura da parte dell'Idv che, per voce del senatore Pancho Pardi, fa sapere come i tagli ai finanziamenti "lasciano gli atenei in ginocchio e non consentono il turnover di ricercatori che qualificano la ricerca". Il limite delle spese per il personale, fissato al 90% della disponibilità finanziaria, "condanna in sostanza tutti i grandi atenei a finire nell'elenco dei non-virtuosi", spiega Pardi. Inoltre, secondo l'ex leader dei girotondi, anche la possibilità che gli atenei si mutino in fondazioni "non fa che mettere a rischio la qualità della ricerca scientifica, orientandola solo verso settori redditizi".