Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Aprileonline: Atti di incultura

Aprileonline: Atti di incultura

Considerazioni su Università e Ricerca: su come le politiche che li riguardano stanno procedendo. Segnaliamo inoltre un'iniziativa che riguarda il Dizionario biografico della Treccani e invitiamo a sottoscrivere un appello a difesa di questa importante opera culturale

24/10/2009
Decrease text size Increase text size
Aprileonline

Partiamo dalla grave iniziativa (lo storico Carlo Ginzburg l'ha definita "un atto di incultura") che il Presidente della Treccani, Giuliano Amato, ha intrapreso e che rischia di compromettere il valore scientifico di un'opera in stato molto avanzato di realizzazione (seppur ancora lontana dalla sua
conclusione). Si tratta del DIZIONARIO BIOGRAFICO degli italiani che ha finora visto impegnati i massimi esperti di letterati, scienziati, artisti e politici italiani dal V secolo ai giorni nostri nella redazione delle loro biografie.
Amato, rendendosi conto che serviranno ancora diversi anni per la conclusione dell'opera, vorrebbe NON PIU' COMMISSIONARE i lemmi agli AUTORI PIU' TITOLATI ma affidare la realizzazione delle voci agli studiosi che SPONTANEAMENTE SI OFFRANO (a titolo gratuito) a realizzarle. Il tutto in un processo della durata di 2 mesi per l'accoppiamento lemmi-autori.
E' evidente la profonda trasformazione che ne deriverebbe: la scelta del "MIGLIORE AUTORE" sarebbe sostituita dall'offerta del "PIU' DISPONIBILE A FARE UN LAVORO GRATUITO" in cambio di un pezzetto di propria (probabilmente non ancora acquisita) fama.
Il tutto condito da una redazione che dovrebbe significativamente ACCRESCERE il proprio lavoro di controllo e di integrazione a fronte di una già pianificata RIDUZIONE del personale!!

Non poteva quindi non partire un moto di indignazione e una protesta che sta assumendo un rilevante peso culturale. Qualche anticorpo, in un paese che sembra sempre più confuso, pare ancora esserci. E' nato un appello (che ha già raccolto circa 3000 firme di studiosi e uomini di cultura), che si può leggere e sottoscrivere sul sito: www.salviamoildizionariobiografico.it

In ambito RICERCA, oltre alla scarsità di finanziamento e alle pessime previsioni che vengono dai resoconti della finanziaria 2010 (e su cui torneremo nei prossimi giorni), segnaliamo un "TAGLIO" di ben 240 milioni di euro!! Si tratta della cosiddetta "PERENZIONE", ossia di una norma finanziaria che "sequestra" di fatto i finanziamenti statali approvati e assegnati ma non ancora spesi entro 3 anni dallo stanziamento. Chiunque abbia un'idea seppure vaga di come operano i progetti di ricerca può ben rendersi conto che tale norma è ASSOLUTAMENTE INADATTA PER QUESTO SETTORE: i progetti di ricerca finanziati dal FIRB hanno durata fino a 3 anni e per partire spesso richiedono molti mesi (fino ad oltre un anno) per adempimenti di natura burocratica.
Lo stato prevede la possibilità di riassegnazione, ma la DISCREZIONALITA' POLITICA della procedura e la sua COMPLICANZA BUROCRATICA rendono questa
restituzione quasi mai concreta.

Le responsabilità sono tutte politiche e comprendono tanto il precedente ministro dell'economia quanto l'attuale. Padoa Schioppa ha la responsabilità di aver ridotto per questo istituto finanziario il periodo di intervento da 7 a 3 anni (anche se con il precedente governo non era ancora stato applicato); Tremonti ha la responsabilità di assistere all'applicazione di questa incredibile norma e pur valutando gli enormi danni che essa sta provocando nel mondo della ricerca più qualificata (quella dove nascono progetti valutati e premiati per la loro eccellenza) ha finora deciso di non
modificarla.
Abbiamo ancora una volta la conferma della assoluta incapacità della politica di comprendere ruolo e funzioni dei settori della conoscenza. Pensare di trattare i fondi di ricerca come qualunque stanziamento ministeriale per le spese burocratiche ci racconta di un Paese che ha enormi
difficoltà a disegnare il proprio futuro.

Nel settore UNIVERSITA' infine, in attesa di comprendere meglio la riforma complessiva che dà segnali ambivalenti con alcuni gravi rischi di deriva privatistica, è difficile capire dove punti questo Governo e in generale questa classe politica, se non a fare cassa.

Tra i provvedimenti presi si segnalano:
a. Il TAGLIO previsto dalla legge 133 di 1441 milioni di euro del fondo di finanziamento ordinario (FFO) nel quinquennio 2009-2013. Il fatto che non sia stato revocato inizia a manifestare le drammatiche conseguenze annunciate da mesi (vedi per esempio quanto sta avvenendo al Politecnico di Torino).

b. Dopo un blocco dei concorsi per il reclutamento universitario si è finalmente ripartiti indicendo le votazioni per la formazione delle commissioni. Nel frattempo, in modo a dir poco maldestro, si sono cambiati i criteri di costituzione delle commissioni senza prima ridisegnare i settori scientifico disciplinari. Il risultato è che in molti casi, a causa dell'esiguità del numero di docenti che costituiscono un settore disciplinare, si avranno problemi nella formazione delle commissioni.

c. La ministra, dopo aver bloccato per più di un anno il regolamento attuativo dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) sostenendo che quella disegnata dal ministro Mussi era pletorica, ha pensato bene di emanarlo praticamente invariato. Dopo questo atto presentato con grande enfasi alla stampa, nulla sembra essere stato
fatto per avviare l'effettiva istituzione dell'Agenzia e farle cominciare il suo cruciale lavoro.
Anche l'iniziativa, per certi versi condivisibile, di distribuire una piccola percentuale del FFO alle università più virtuose ha risentito del mancato avvio dell'ANVUR, infatti si sono utilizzati criteri a dir poco discutibili e dati vecchi riferiti al triennio 2001-03.

d. Infine non un provvedimento ma un annuncio. Senza il coinvolgimento degli organi rappresentativi e ufficiali di coloro che operano nell'università e senza accedere a dati aggiornati sulla situazione attuale, si è annunciato l'imminente emanazione di un nuovo-nuovo-nuovo ordinamento (dopo quelli della 509 e della 270, per altro inframmezzati da altri aggiustamenti).
Senza contare la follia di emanare anno dopo anno modifiche sostanziali agli ordinamenti didattici che tengono in scacco l'università, nessuno considera il disorientamento di studenti che ormai si trovano ad attraversare nella loro carriera universitaria almeno tre diversi ordinamenti. Farne andare uno a regime, valutarne pregi e difetti, intervenire in modo meditato non sarebbe meglio?

Rino Falcone-Osservatorio sulla ricerca