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Aprileonline: Brunetta: un'Italia come gli Usa

L'intervento E' ora che il ministro dica chiaramente qual è il suo obiettivo, e cioè che i servizi pubblici vengano interamente privatizzati per consentire profitti a qualcuno già pronto ad entrare nel ricco bussiness, e per consentire quella riduzione delle tasse ai ceti più ricchi che sono lo zoccolo duro della sua maggioranza e che quei servizi privatizzati potranno permettersi di pagare

23/08/2008
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Aprileonline

Pier Paolo Coluccia,

In un'intervista di un paio di giorni fa il ministro Brunetta tenta di replicare, col suo solito stile sprezzante ai limiti dell'insulto, alle considerazioni di Epifani sul clima montato nei confronti dei lavoratori. E di quelli pubblici in particolare.Da quel di Ravello magnifica la sua crociata come una battaglia riformista e della migliore scuola socialista. Calcola in 500.000 gli statali fannulloni cui vanno aggiunti un numero imprecisato di politici e di sindacalisti, per un totale di 1.000.000 di nullafacenti. Nega di avere sparato nel mucchio con le sue uscite indegne sui lavoratori pubblici e sostiene di avere avviato una rivoluzione efficientista nella pubblica amministrazione. Belle parole da buon comunicatore demagogo che dimostra di avere imparato la lezione del suo maestro Silvio. Molto fumo negli occhi, contenuto delle norme varate ben diverso dai principi enunciati sia da quel di Ravello che negli ormai innumerevoli interventi su organi di stampa.

Perché delle due l'una, ovvero la legge finanziaria anticipata da Tremonti ed il decreto legge 112/08 sono stati approvati senza il consenso del ministro Brunetta, oppure il ministro li ha approvati e quindi mente dicendo che non vuole distruggere l'amministrazione pubblica ma renderla, invece, più efficiente.
Infatti i provvedimenti prevedono:
1) l'impossibilità sostanziale di assumere nuovi dipendenti per colmare i vuoti del turn-over. Il divieto è generalizzato e non prevede di tenere conto delle carenze reali di ciascuna figura professionale, dei vuoti di organico di ogni singola struttura, dell'impossibilità di erogare servizi in carenza di personale;
2) una riduzione altrettanto generalizzata di personale docente delle scuole di ogni ordine e grado e delle università, senza tenere conto dei flussi dei pensionamenti, del numero delle classi da formare, del numero di corsi di laurea da attivare in funzione della programmazione stabilita dalle università, dalle regioni per quanto attiene le professioni sanitarie e mediche, e dal ministero stesso;
3) la riduzione del 10% dei fondi destinati a premiare proprio i dipendenti più capaci e produttivi;
4) il mantenimento, invece, dell'aumento delle retribuzioni dei professori universitari (categoria questa alla quale, guarda caso, Brunetta appartiene) in modo automatico attraverso scatti di stipendio biennali legati solo all'anzianità di servizio e non alla valutazione dell'attività scientifica e didattica;
5) la riduzione delle risorse economiche destinate a premiare le amministrazioni preposte alle verifiche fiscali ed alla riduzione dell'evasione;
6) la previsione di risorse destinate ai contratti pubblici pari a meno di un terzo dell'inflazione reale. Se non ci sono risorse nemmeno per il recupero del solo potere di acquisto delle retribuzioni, figuramoci se ci saranno quelle per premiare il merito dei pubblici dipendenti piu efficienti;
7) una riduzione sostanziale del fondo sanitario nazionale cui le regioni dovranno fare fronte con l'imposizione di nuove tasse locali (una curiosa visione del federalismo, questa).
Ciliegina sulla torta: la possibilità per la pubblica amministrazione di affidare all'esterno, e quindi a società private, magari ad hoc costituite da politici o loro stretti collaboratori, qualsiasi servizio pubblico. Con il blocco del turn over e la riduzione dei finanziamenti sarà questa la strada che la Pubblica Amministrazione verrà indotta a seguire determinando, quindi, la progressiva privatizzazione dei servizi pubblici.
Insomma, basta con le parole Ministro Brunetta. Abbia il coraggio di dire davvero qual è il suo obbiettivo, peraltro coerente con il programma del suo Presidente del Consiglio. Dica agli italiani che i servizi pubblici devono essere interamente privatizzati per consentire profitti a qualcuno già pronto ad entrare nel ricco bussiness, e per consentire quella riduzione delle tasse ai ceti più ricchi, ai professionisti, agli imprenditori, ai commercianti che sono lo zoccolo duro della sua maggioranza e che quei servizi privatizzati potranno permettersi di pagare.
E agli altri? Per gli altri sarà come negli Stati Uniti: ospedali, cure mediche, scuole, università migliori a chi può permettersele. A chi non può il ministro Tremonti regalerà la sua social card di 400 euro l'anno!