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Aprileonline: Fermiamo la Gelmini

nessun ministro si può permettere di prendere il potere e dopo tre mesi imporre le politiche che gli passano per la testa

17/09/2008
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Aprileonline

Tommaso Merlo,

Il decisionismo supponente della ministra dell'Istruzione deve essere contrastato se quella italiana è ancora una democrazia viva, in cui le riforme vanno meditate e ponderate perchè tengano conto della realtà esistente e dei precedenti interventi su di essa operati dagli altri esecutivi in passato

Il problema della Gelmini non è solo che non ha l'esperienza e la competenza per fare il ministro dell'Istruzione. E nemmeno che non è credibile essendo diventata avvocato "barando". Il problema principale della Gelmini è che non si rende conto di esserlo. E al contrario è talmente arrogante e superba da credere che il mondo della scuola italiana aspettasse lei per risolvere i suoi problemi. La Gelmini crede di essere la Giovanna D'Arco del bresciano. La prescelta dal Padreterno per rivoluzionare il mondo della scuola italiana, quel mondo che agli occhi della ministra è un baraccone colmo di parassiti dominati da bulli. Una selva dove si alimenta il peggio della cultura italiana: professori incompetenti e fannulloni, studenti indisciplinati e asini e chissà magari anche bidelli maleducati. Una selva che attendeva l'apparizione dell'eroina, appunto. Certo, molta dell'arroganza decisionista della Gelmini è dovuta alla sua insicurezza. Si sa, nel mondo delle televendite, attaccare è uno strumento di difesa. E la Gelmini si difende per nascondere la sua inadeguatezza a ricoprire quel ruolo. Ma molta di quella snervante arroganza da maestrina isterica e insoddisfatta deriva anche dal mondo politico da cui proviene. E cioè quel mondo populista di provincia da dove la Gelmini è stata pescata per rispettare la quota rosa del governo. Si vede che in giro non c'era di meglio della trentacinquenne coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, e oggi ce la troviamo tra i piedi. Sono anni che la politica è un insulto alla meritocrazia che vorrebbe promuovere, ma nel caso della Gelmini si è raggiunto un punto d'eccellenza. Quasi al livello della Carfagna, per intenderci.

Ma a prescindere dalla sua origine, e perfino dai contenuti delle sue proposte politiche, il decisionismo bacchettone e supponente della Gelmini deve essere profondamente contrastato se quella italiana è ancora una democrazia viva. E questo per il semplice motivo che nessun ministro si può permettere di prendere il potere e dopo tre mesi imporre le politiche che gli passano per la testa o che gli suggeriscono i consulenti che non hanno una idea di cosa parlano. In una democrazia le riforme vanno meditate e ponderate e devono tenere profondamente in conto la realtà esistente. E questo per il semplice fatto che un ministro si inserisce in un flusso di decisioni politiche che sono state prese in precedenza. La scuola italiana oggi è il risultato delle decine di governi e di riforme che si sono susseguite nel tempo. E soprattutto il mondo della scuola, così come ogni settore pubblico, non è un corpo morto. Non è un burattino che si manovra a piacere. Ma è un complesso di storie, professionalità, idee, culture che si sono concretizzate nel tempo. E come tale deve essere profondamente capito ed ascoltato per riuscire a prendere decisioni che riescano realmente a migliorarlo. E se non bastassero le ragioni pratiche, la Gelmini e con lei tutti i politicanti populisti, devono capire che questa è la democrazia. E lo sarà sempre di più in futuro. La democrazia moderna implica partecipazione. Cosa che può forse rallentare il bisogno esasperato di esposizione mediatica e colpi di teatro con cui si nutre il populismo, ma che sono la garanzia che questioni fondamentali per una comunità nazionale come l'educazione non siano in balia delle Giovanna d'Arco di provincia.