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Aprileonline: Gelmini-studenti, salta il tavolo

L'incontro fra il ministro e Uds- Udu-Rds finisce in un nulla di fatto per via dell'intransigenza del responsabile all'Istruzione

24/10/2008
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Aprileonline

Marzia Bonacci,

L'incontro fra il ministro e Uds- Udu-Rds finisce in un nulla di fatto per via dell'intransigenza del responsabile all'Istruzione che sceglie di non attuare nessuna marcia indietro. Continuano le proteste in tutta Italia. A Roma, in piazza Montecitorio, gli universitari e i liceali ascoltano la lezione all'aperto del professor Parisi, più volte candidato al Nobel

Non si arresta e come una febbre contagia tutto lo Stivale. Anche oggi cortei, lezioni all'aperto, occupazioni, autogestioni, blocchi del traffico. Anche oggi studenti, universitari, professori e genitori riversati nelle strade, nelle piazze, davanti ai ministeri e ai palazzi della politica per ribadire che non c'è alternativa, che sull'istruzione non si cede, che l'unica "pacificazione" possibile passa per una marcia indietro del governo sulla riforma del settore.

Una presa di posizione ferma che fa naufragare anche l'ultimo tentativo di ricucire lo strappo: il faccia a faccia fra rappresentanti degli studenti e ministro dell'Istruzione, dopo la disponibilità dichiarata ieri dalla stessa Gelmini ad incontrarli, si conclude in un nulla di fatto. Ma non poteva essere altrimenti, perchè la ricerca di una mediazione è arrivata troppo tardi e soprattutto sotto lo scacco del tempo che incombe, con la deadline del 31 ottobre da dover rispettare a tutti i costi, almeno per quell'esecutivo che voglia evitare che il provvedimento decada. Il piano deciso nel chiuso delle stanze fra viale Trastevere e via XX settembre, e imposto poi al Parlamento a colpi di decreto; le minacce avanzate dal premier di mettere a tacere il dissenso nelle scuole e negli atenei "manu militari"; la mannaia sui lavoratori del pubblico impiego voluta dal ministro Brunetta: il governo ha seminato in questi mesi un campo dove era impossibile potessero germogliare, oggi e in extremis, i frutti dell'intesa.

Così la rottura è annunciata già nel primo pomeriggio e riguarda le rappresentanze degli studenti medi e accademici della sinistra, che scelgono di non sedersi al tavolo di confronto. Premessa per il dialogo, infatti, era il ritiro dei decreti da parte della Gelmini, che al contrario ha scelto di proseguire ugualmente nella marcia forzata verso l'approvazione della legge. "Il ministro - riferisce l'Uds - ha temporeggiato e invitato nuovamente gli studenti a leggere i suoi decreti, dando ancora una volta prova di sottovalutare l'analisi del movimento studentesco e la serietà delle associazioni con le quali ha appena cominciato la consultazione". Un segnale, secondo la sigla studentesca, che non fa che dimostrare come la Gelmini "non sembri quindi intenzionata a prendere seriamente gli incontri". Dello stesso avviso l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti. "Perchè si possa aprire un dialogo- spiega Federica Musetta, portavoce dell'Udu- chiediamo che siano abrogati gli articoli 16 e 66 della legge 133, quella che contiene i tagli per scuola e università".
Importante, poi, sarebbe che il ministro ascoltasse "la pluralità degli studenti non solo le associazioni studentesche: il movimento che si è sviluppato in questi giorni è più ampio delle associazioni convocate", conclude sempre la Musetta. Anche per la Rete degli studenti, come spiega il suo portavoce Luca De Zolt, "non ci sono le condizioni per avviare un dialogo". La porta di viale Trastevere resta quindi chiusa, salvo per le rappresentanze della destra, le quali hanno scelto invece di proseguire il confronto: c'è da chiarire con quali margini e prospettive vista la volontà del ministro di non deviare dal sentiero fin qui percorso. Ma si sa, per le sigle legate soprattutto ad An, il provvedimento Gelmini sarebbe anche digeribile se fosse abolito il voto di condotta: unico vero boccone amaro per la galassia studentesca legata all'ex Msi. Si smarca anche il sindacato di destra, con l'Ugl che fa sapere che parteciperà allo sciopero del 14 novembre, mentre per il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, la "grande Ola", così definisce il movimento studentesco, "il 30 ottobre passerà per Roma, nella più grande manifestazione per la scuola che la nostra memoria ricordi".

Dunque la Gelmini non retrocede, animata dalla convinzione del "bisogna cambiare" perché "non si spende poco, si spende male", ma a giudicare dalla giornata di passione odierna, anche il mondo della scuola e dell'università appare orientato a restare in trincea. Dalla mattina alla sera l'Italia è stata attraversata per intero dalla protesta: cortei a Roma, dove 15mila liceali si sono radunati prima al Circo Massimo e poi sono approdati a Palazzo Madama, dove hanno incontrato i senatori del Pd Vita e Nerozzi, mentre altre migliaia di studenti si sono dati appuntamento davanti al ministero e in serata hanno sfilato verso il Festival del Cinema; lezioni all'aperto a Milano (in piazza Duomo e Fontana) della facoltà di Scienze Politiche e dell'Accademia di Belle Arti di Brera; serpentoni nel centro di Napoli, dove sta sera (piazza Quattro giornate) si terrà anche un'iniziativa pubblica per discutere la riforma; incontro di professori e genitori a Bologna (Sala del Silenzio) per decidere le nuove forme e iniziative di lotta. E poi, sit-in, occupazioni e autogestioni, manifestazioni in tutto il paese: da Nord a Sud, isole comprese, non c'è angolo di Italia dove il "no alla Gelmini" non risuoni potente.

A Roma, davanti a Montecitorio, sono gli universitari de La Sapienza ad aver dato vita insieme al corpo docente a lezioni en plein air. Con loro, anche alcuni studenti liceali e passanti incuriositi. E fa un certo effetto vederli insieme, come mai prima d'ora, dietro la stessa barricata. Non è il 1968 e nemmeno la Pantera degli anni '90, ma un movimento trasversale ripulito da vecchi repertori politici, dove a dominare è la coscienza pratica e realista di un mondo in cui pensare il futuro appare impossibile. Lo schiaffo del precariato e di un'istruzione sempre più classista, infatti, hanno svegliato questi giovani volti, ma anche quelli più anziani di vecchi professori che certe stagioni passate ancora le ricordano. E' bello constatare, in mezzo a quaderni e appunti, come in questa piazza Montecitorio trasformata in grande aula a cielo aperto ci sia la volontà di dimostrare che alla base della protesta si pongono esigenze reali e non la voglia di perdere tempo, di conquistarsi qualche settimana di vacanza. Anche negli istituti superiori questo sentimento è diffusissimo: così si decide di manifestare coinvolgendo gli insegnanti in forme alternative di studio. E allora ecco spiegate le due lavagne posizionate in mattinata davanti al Parlamento. Su una campeggiano formule ignote ai non addetti ai lavori, sull'altra una frase: "La ricerca non è una spesa per lo Stato, è un investimento". Lo sosteneva Amaldi, fra questi studenti di fisica riunitisi qui per continuare comunque la didattica, un padre nobile della materia ma anche un maestro di vita. Prendono appunti, sottolineano libri, usano le calcolatrici, mentre i colleghi, in un altro angolo della piazza, ascoltano la lezione di Estetica del professor Edoardo Ferrario. Poi, quando a prendere la parola è Giorgio Parisi, più volte candidato al Nobel e docente di calcolo delle probabilità, il silenzio si fa d'obbligo, quasi religioso. L'argomento di cui parlerà è quanto mai simbolico: il giovane Einstein e, poi, la teoria fotoelettrica di cui fu scopritore. E c'è spazio anche per raccontare la fatica di un giovane ricercatore nel far accettare le proprie convinzioni ad una comunità scientifica refrattaria e conservatrice: perché per Einstein non fu sempre semplice, non su sempre facile, il Nobel arrivò dopo una sofferta solitudine intellettuale. Racconta Parisi di come il grande fisico arrivò a formulare quella che definì "l'idea più felice", cioè la sua teoria della gravità, nata quasi accidentalmente parlando con un imbianchino che gli raccontò la sensazione provata scivolando nel vuoto mentre stava lavorando. E poi la teoria dei fotoelettroni, per cui gli fu assegnato il riconoscimento di Stoccolma, scaturita, come ha spiegato Parisi, dal convincimento che "il mondo è come appare". Già, come appare. Allora oggi questa comunità studentesca è così come la si vede qui in questa piazza: ordinata, composta, attenta, aperta, curiosa e, perché no, anche giustamente incazzata.