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Aprileonline: Gelmini, un ministro veramente cattolico...

La responsabile dell'Istruzione ha rilanciato e completato l'idea del collega dell'Interno Maroni: rilevare le impronte digitali ai piccoli rom, ma anche presidiare con l'esercito i campi perchè i minori vadano a scuola

03/07/2008
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Aprileonline

Remo Rosati,

La responsabile dell'Istruzione ha rilanciato e completato l'idea del collega dell'Interno Maroni: rilevare le impronte digitali ai piccoli rom, ma anche presidiare con l'esercito i campi perchè i minori vadano a scuola. Una impostazione non proprio cristiana per un politico che pure si definisce tale

Il Ministro dell'Istruzione Gelmini, al pubblico sostegno dell'idea del collega Maroni di rilevare le impronte digitali dei bambini Rom contro l' "incomprensibile lezione" impartita da Famiglia Cristiana, aggiunge la sua comprensibile lezione in cui suggerisce al primo l'idea di una valutazione in merito all'opportunità di affidare alle forze dell'ordine il presidio dei campi rom, la mattina, per verificare che i bambini vengano mandati a scuola.
Aggettivizzo la lezione con comprensibile in quanto il cerchio che si chiuderà con i militari al posto dei docenti e che rappresenta la raffigurazione geometrica del piano strategico del governo Berlusconi di cui il Ministro in questione è uno dei bracci armati, o il suo ventriloco, chiamatelo come volete, trova nella proposta sopra indicata un nuovo organico e coerente tassello di militarizzazione diffusa che sta prendendo piede in questo Paese.

Incomprensibile, però, per una cattolica, come si ritiene la Gelmini, a cui dovrebbe risultare ostico il principio machiavellico che il fine, anche il più nobile come quello di mandare a scuola i bambini, giustifica i mezzi.
Ritiene veramente il Ministro che suo figlio sarebbe felice di vedere accampato presso la sua abitazione il militare di turno che controlla ogni sua mossa al momento del risveglio mattutino? Il Ministro darebbe una risposta scontata: che, cioè, suo figlio ha alle spalle una famiglia accorta, premurosa e che, pertanto, non ricorre nel suo caso il rischio che si vuole combattere.
Sono d'accordo, ma sottolineo anche che una società democratica deve porsi come obiettivo il progresso culturale della popolazione tutta a prescindere dalla famiglia, sforzandosi di mettere in atto una politica scolastica che, soprattutto nei primi anni del bambino, renda gli istituti centri di accoglienza, di integrazione sociale, di gioco, dove si è invogliati ad andare, senza la necessità della presenza autoritaria di un militare.

Detto questo, è naturale che all'incentivazione del giovane si deve accompagnare una volontà del nucleo familiare che assecondi la stessa e che non ostacoli il desiderio di conoscenza dei figli con la loro trasformazione in mezzi di reddito illegale.
Anche da questo versante è illusorio ritenere che una militarizzazione produca effetti positivi, perchè la coscienza dell' utilità della cultura e della conoscenza come strumento di riscatto e progresso economico ha bisogno di una lunga e faticosa opera di trasfusione nelle vene della collettività, soprattutto la più disperata, e tra questa inserisco i Rom, da parte di organismi sociali deputati al recupero delle fasce sociali più deboli, come le parrocchie, i centri sociali ed altri.
Naturalmente il tutto deve essere accompagnato ad una politica mirata alla riduzione se non all'eliminazione di quelle sacche di povertà che trasformano le famiglie nei primi incubatori di violenza e accattonaggio. Sicuramente il Ministro, qualora la sua proposta avesse successo, potrebbe raggiungere effetti positivi nel breve periodo, ma una buona politica si misura in tempi lunghi che non rientrano nell'ottica di chi vuole militarizzare una società.

Quanto da me proposto è, naturalmente, in contrasto con quanto il Ministro ha appena approvato nella manovra economica d'estate, in particolare il D.L. 25/06/2008, N. 112, in cui viene sistematicamente destrutturato il sistema scolastico pubblico per fare cassa e, magari , privilegiare, il privato, viene attuato un vero e proprio colpo di mano con un taglio di 100.000 posti di lavoro, l'aumento di un punto percentuale del rapporto alunni-docenti, la modifica dei programmi, la riduzione delle ore di lezione alle superiori, la riduzione del tempo pieno, la riduzione del sostegno all'handicap. Certamente, alla luce di questi provvedimenti, l'idea di ricorrere ai militari, come per i rifiuti in Campania, rappresenta il corollario della politica "gelminiana" in materia di istruzione.