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AprileOnLine: I giovani e la droga, non repressione, ma educazione

Alba Sasso

29/05/2007
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Aprileonline

Certo che esiste un'emergenza droga nelle scuole. Come esiste un'emergenza violenza, un'emergenza incultura, e una generalizzata caduta di autorità e prestigio dell'istituzione. Per non parlare della crisi della famiglia, a dispetto di tutte le celebrazioni di piazza. E allora? Da che cosa partiamo per affrontare tutto questo? Dai ragazzi, dal fumatore, dall'ultimo anello della catena? La proposta del ministro Turco lascia francamente perplessi, a dir poco. È come se, in Campania, di fronte all'emergenza rifiuti, si appostassero i carabinieri dietro l'uscio delle case, e fermassero tutti quelli che con il loro bravo sacchetto vanno ad alimentare la crescita delle montagne di rifiuti per le strade. E chi doveva provvedere, e non lo ha fatto? E la camorra, che sta dietro a tutto quel gigantesco business? Troppo facile, troppo semplice, partire dagli ultimi, come sempre. "quod non fecerunt barbari...." Ora, che il consumo di droghe nelle scuole sia diffuso a tutti i livelli è una non notizia. Come non lo è quella che il consumo di droghe cosiddette leggere sia diffuso ovunque. Basta scorrere le cronache dei giornali,che peraltro riportano quotidianamente gli sforzi generosi di tanta parte del mondo della scuola per contrastare questo fenomeno. Ma c'è un nemico più forte.
Modelli di vita, come dire, del fast e dell'easy non ostacolati da famiglia, scuola, società in una gara alla permissività che rinuncia ad ogni approccio mediamente educativo, tema la paura di apparire antiquati o, peggio, repressivi. Perciò, proporre la presenza dei nas nelle scuole è semplicemente insensato. E poi con quali uomini, viste le migliaia di scuole diffuse in tutta Italia? E per quanto tempo? Dopo la prima ondata, come insegnano i bliz fatti ad uso e consumo delle telecamere, tutto ritorna come prima, "business as usual". Perché non si può pensare seriamente che una ripulita agli zaini e alle cartelle dei ragazzi risolva il problema. E se i presidi possono già chiamare quando e dove vogliono le forze dell'ordine,quale sarebbe la novità? Un'azione che andasse nella direzione di bloccare gli spacciatori, sì che lo sarebbe. Fuori dalle scuole, nei loro covi, con una azione di intelligence, di quelle che non portano servizi nei tg, ma qualche delinquente in galera. Le telecamere intorno alle scuole, certo. E una rete di sostegno a ragazzi e famiglie, che riporti tutti alla consapevolezza dei ruoli, e all'importanza del rispetto delle regole. Ad avere presente che la questione delle droghe è problema che riguarda un mercato mondiale forse secondo solo al petrolio, e dunque le trovate da neofiti del rigorismo lasciano il tempo che trovano.

Il contrario della repressione non è il permissivismo, chè anzi è cosa altrettanto dannosa. Il contrario è educazione dei ragazzi, valori e principi riportati alla loro giusta dimensione, educazione civica che sia consapevolezza anche di cosa rappresenti il mercato della droga a livello mondiale. La famiglia non può più abdicare ai suoi compiti. Un family day della responsabilità sì che servirebbe.