Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » AprileOnLine: Impegni reali per una scuola diversa

AprileOnLine: Impegni reali per una scuola diversa

Istruzione. La politica del governo Prodi segna una svolta rispetto al precedente esecutivo. Grazie al recupero dei principi costituzionali e degli interventi di riforma avviati negli anni '90

16/06/2006
Decrease text size Increase text size
Aprileonline

Nicola Tranfaglia

Alcuni lettori mi hanno scritto a proposito del mio articolo del 13 giugno scorso sui problemi della scuola, colpiti da quello che hanno giudicato un pessimismo eccessivo sulla politica del secondo governo Prodi.
Ma la risposta che il ministro della Pubblica Istruzione Fioroni ha dato mercoledì scorso all’interrogazione presentata da chi scrive sui problemi più urgenti della scuola italiana ha eliminato alcuni tra i dubbi che avevo espresso due giorni fa e deve essere salutata, a mio avviso, come un segnale importante dei primi cento giorni del nuovo esecutivo.
All’interrogante, che chiedeva risposte chiare a proposito dei decreti attuativi della legge Moratti, il ministro ha detto in modo piano ma inequivocabile che sta per avviare “una campagna di ascolto con la scuola reale avendo, quindi, l’opportunità di rimuovere ciò che occorre rimuovere nonché di modificare ciò che è giusto modificare”.
Ciò che appare chiaro, fuor di metafora, è che la scuola reale evocata dal ministro Fioroni, con ogni probabilità, si opporrà con una grande maggioranza ai decreti attuativi della Moratti e ne chiederà la revoca definitiva.
Per quanto riguarda l’altro punto essenziale presente nell’interrogazione, cioè la necessità di elevare l’età dell’obbligo scolastico secondo quel che sostiene con chiarezza il programma dell’Unione, il ministro ha risposto esprimendo l’esigenza di un dialogo con tutte le forze politiche e sociali e, tuttavia, sostenendo l’esigenza dell’elevamento dell’obbligo scolastico come di una modifica dei criteri di composizione delle commissioni di esame per la maturità che dovranno tornare ad essere composte per metà di commissari interni e di commissari esterni.
Insomma, a tirar provvisoriamente le somme, siamo di fronte all’inizio di una politica scolastica del governo Prodi che modifica in maniera radicale la linea portata avanti dal governo Berlusconi, fa un riferimento preciso ai principi costituzionali, annuncia una serie di provvedimenti che una volta attuati finiranno per svuotare dall’interno la legge Moratti e sostituire ad essa la ripresa degli interventi di riforma iniziati negli anni novanta dal centro sinistra.
Possiamo immaginare quale sarà la reazione del centro-destra di fronte a queste intenzioni espresse in sede parlamentare dal nuovo ministro.
Ma chi, come il sottoscritto, ha incontrato in giro per l’Italia associazioni e gruppi di insegnanti e di studenti che, in questi cinque anni, hanno criticato a fondo lo spirito della riforma Moratti, le sue indicazioni classiste, la precoce divaricazione tra gli studi superiori e la formazione professionale, la diminuzione dell’impegno didattico nelle scuole di ogni ordine e grado, può dire con sicurezza che quelli di Fioroni sono impegni importanti e che se saranno attuati nei tempi giusti (in parte entro il primo settembre 2006) permetteranno di voltare pagina rispetto alla precedente legislatura.
Qualcuno dirà, immagino, anche nel centro sinistra che non si può cambiare nel campo legislativo e delle istituzioni ad ogni cambio di maggioranza ma si tratta di un’obbiezione che non può valere nel campo dell’istruzione e dell’università. In questo campo, infatti, si sono contrapposte due visioni opposte dell’educazione delle nuove generazioni.
La prima è quella del centro destra che si oppone ai principi di eguaglianza e anche di libertà fissati dalla costituzione nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento e propone una visione classista dell’istruzione. La seconda è quella del centro sinistra che si ispira invece all’art.3 della Costituzione: non soltanto eguaglianza di opportunità per tutti ma anche azione dello Stato per eliminare gli ostacoli all’eguaglianza effettiva.
Come si fa a conciliare due visioni così radicalmente diverse? La risposta non è difficile. E i primi atti del governo Prodi ne sono la conferma.