Al Ministro dell'Università e Ricerca, on. Fabio Mussi
e,p.c., al Presidente del Consiglio dei Ministri, on. prof. Romano Prodi
al Presidente del Senato della Repubblica sen. Franco Marini
al Presidente della Camera dei Deputati on. Fausto Bertinotti
al Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati
al Presidente della Commissione Cultura del Senato della Repubblica
Signor Ministro,
i sottoscritti direttori di Istituti del CNR intendono far presente la situazione di allarme in cui si trova il Consiglio Nazionale delle Ricerche, come confermano le diffuse, corali denunce espresse da tutte le componenti dell'ente. Questa situazione ne compromette le potenzialità e, se dovesse perdurare, potrebbe distruggere le capacità scientifiche che gli sono proprie e che, dalla sua fondazione, hanno costituito un elemento essenziale del panorama della ricerca scientifica italiana.
Non desideriamo, al momento, dibattere su quanto sia stato utile e opportuno, nel 2003, procedere ad una riforma degli Enti di ricerca quando la riforma precedente era appena partita, né sul fatto che in tutto il processo si sia parlato molto poco di ricerca scientifica.
Desideriamo invece sottolineare la forza e la tenuta della rete scientifica che, nonostante i continui shock cui è stata sottoposta, continua ad esser presente nel contesto scientifico nazionale ed internazionale, grazie alle capacità del personale scientifico e tecnico che la compone, ed apporta all'Ente quelle risorse senza le quali esso non sarebbe in grado di sopravvivere, visto che quelle proprie non sono neppure in grado di consentire la copertura delle spese di gestione.
Ciò è tanto più significativo se si tiene conto della confusione ed inefficienza gestionale in cui versa l'Ente e dell'obiettivo, coerentemente perseguito, di assicurare alla Presidenza il ferreo controllo politico dell'ente e della sua rete scientifica. A riprova di quanto detto basta ricordare l'incapacità di gestire anche procedure già in essere da anni, come quella relativa al bando per i posti derivanti dall'Intesa Mezzogiorno; la gestione burocratica e verticistica con cui l'attuale Presidenza ha avocato a sé un numero enorme di atti dilatando enormemente i loro tempi di attuazione; le procedure farraginose grazie alle quali il "nuovo CNR" opera in modo tale che gli istituti hanno potuto "riaprire" la propria amministrazione a fine marzo, e solo dall'inizio di maggio effettuare variazioni di bilancio.
Non possiamo, poi, non rilevare il succedersi di scelte contraddittorie, di cui l'aspetto più eclatante riguarda il processo di ristrutturazione della rete di ricerca (gli Istituti). Le prime indicazioni ­ all'inizio di quest'anno - parlavano di una ristrutturazione progressiva che avrebbe portato alla creazione di grossi Istituti a partire da quei dipartimenti nei quali si era già lavorato in questa direzione. Viceversa, ultimamente, con una inversione di 180 gradi rispetto a queste enunciazioni, il Presidente ha confermato più di due terzi degli Istituti, bandendo i relativi concorsi per direttore. Ha poi annunciato che ne avrebbe confermato circa altri venti, che probabilmente stanno salendo a trenta, sulla base di criteri allo stato poco chiari. Nel contesto di tale cambiamento di rotta sono state utilizzate le procedure per cui l'organizzazione dell'ente potrà esser rivista entro dodici mesi dall'insediamento dei direttori di Dipartimento; quindi, entro un anno potranno ancora essere cambiati gli Istituti e i direttori di nuova nomina.
E' sorprendente che questo processo sia avvenuto nella totale assenza sia di qualsiasi valutazione scientifica sia di una pur minima strategia di ricerca, e che le procedure adottate si basino sulla determinazione di soglie (peraltro fissate con criteri ignoti) a partire da algoritmi i cui fattori escludono i parametri inerenti l'attività scientifica. Questo modo di procedere mina la credibilità del CNR e contribuisce al discredito nell'ambito scientifico internazionale cui l'attuale gestione sta esponendo l'Ente, come dimostrano i recenti articoli su Nature e su Science.
Siamo molto preoccupati di una composizione del CdA in cui scompaiono le normali distinzioni tra controllore (MIUR) e controllato (CNR). Ci chiediamo per quale motivo non sia stata rispettata la scadenza per la nomina del Consiglio Scientifico Generale, che era fissata al 31/12/2005 dagli attuali regolamenti, che, pur discutibilissimi, andrebbero rispettati finché in vigore.
Continuiamo ad esser convinti che il CNR richieda interventi di ristrutturazione seri e profondi in grado di valorizzare le eccellenze e rimuovere le criticità e quindi fortemente incardinato su un processo di valutazione della qualità scientifica. Riteniamo che gli interventi in corso non perseguano tale obiettivo ma siano finalizzati a modificarne le caratteristiche, vanificandone la vocazione scientifica.
Siamo profondamente convinti che la ricerca sia un elemento centrale per lo sviluppo e la competitività del Paese e che la rete scientifica del CNR abbia un ruolo importante in questa sfida.
Riteniamo che proprio l'ampiezza delle sfide che il Paese deve affrontare richieda un sistema scientifico di elevatissima qualità e che quindi sia necessario ripensare anche l'organizzazione del CNR in tale ottica, valorizzando i punti di forza e rimuovendo le criticità esistenti. Siamo assolutamente convinti che la valutazione è lo strumento imprescindibile per il raggiungimento di questo obiettivo.
Per questa ragione 75 direttori con una lettera inviata il 16 febbraio, allegata alla presente, chiedevano che la valutazione fosse lo strumento principe da utilizzare nella riorganizzazione della rete scientifica, e che essa dovesse obbedire a criteri di trasparenza e chiarezza programmatica perseguiti con metodi adeguati e procedure certe.
Siamo perciò molto preoccupati di un processo che avviene in modo caotico, confuso, contraddittorio, in un quadro di inefficienza gestionale e di mancanza di chiarezza programmatica, e non ci risulta chiaro il motivo di questo agitarsi in un Ente che avrebbe più che mai bisogno di certezze, stabilità e cambiamenti ordinati e programmati sulla base dei problemi reali degli Istituti e del personale che lavora nell'Ente.
Signor Ministro, come speriamo emerga da quanto scritto, non stiamo criticando un modello di organizzazione che non ci convince ma desideriamo mettere in evidenza la comune preoccupazione per il futuro dell'Ente.
L'attivismo formale e burocratico associato ad una strategia di normalizzazione della rete scientifica, avulsa e talora ostile alla funzione basilare dell'Ente, potrà creare danni che deterioreranno ancora più, in campo internazionale, l'immagine del CNR e del nostro Paese.
Abbiamo sentito il dovere di denunciare la gravità della situazione. Le chiediamo di verificare non solo se quanto è accaduto e sta ancora accadendo rispetti in modo formale e sostanziale le procedure previste, ma soprattutto se esso sia nell'interesse del CNR e del Paese e Le chiediamo di intervenire urgentemente prima che i danni prodotti diventino irreversibili.
Prof. Marco Ajmone Marsan, direttore Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione e delle telecomunicazioni (IEIIT);
Prof. Michiel Bertsch, direttore Istituto per le applicazioni del calcolo "Mauro Picone" (IAC);
Prof. Cristiano Castelfranchi, direttore Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (ISTC);
Prof. Paolo Cescon, direttore Istituto per la dinamica dei processi ambientali (IDPA);
Prof. Emilia Chiancone, direttore Istituto di biologia e patologia molecolari (IBPM);
Prof. Eduardo Consiglio, direttore Istituto per l'endocrinologia e l'oncologia "Gaetano Salvatore" (IEOS);
Prof. Franco Conti, direttore Istituto di Biofisica (IBF);
Prof. Vincenzo Cuomo, direttore Istituto di metodologie per l'analisi ambientale (IMAA);
Prof. Antonio D'Atena, direttore Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie "Massimo Severo Giannini" (ISSIRFA);
Prof. Carmelo Giacovazzo, direttore Istituto di Cristallografia (IC);
Prof. Piero Maestrini, direttore Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione "Alessandro Faedo" (ISTI);
Prof. Piero Manetti, direttore Istituto di geoscienze e georisorse (IGG);
Prof. Giampiero Maracchi, direttore Istituto di biometeorologia (IBIMET);
Prof. Massimo Martinelli, direttore Istituto per i processi chimico-fisici (IPCF);
Prof. Massimo Menenti, direttore Istituto per i sistemi agricoli e forestali del mediterraneo (ISAFoM);
Prof. Giorgio Olimpo, direttore Istituto per le tecnologie didattiche (ITD);
Prof. Nicola Palazzolo, direttore Istituto di teoria e tecniche dell'informazione giuridica (ITTIG);
Prof. Carlo Pedone, direttore Istituto di biostrutture e bioimmagini (IBB);
Prof. Luciano Pietronero, direttore Centro di responsabilità scientifica ex Sistemi Complessi (Sperimentale) (ISC);
Prof. Catello Polito, direttore Istituto di genetica e biofisica "Adriano Buzzati Traverso" (IGB);
Prof. Franco Prodi, direttore Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (ISAC);
Prof. Enrico Pugliese, direttore Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (IRPPS);
Prof. Giovanni Rinaldi, direttore Istituto di analisi dei sistemi ed informatica "Antonio Ruberti" (IASI);
Prof. Francesco Roncalli di Montorio, direttore Istituto di studi sulle civiltà italiche e del mediterraneo antico (ISCIMA);
Prof. Mosè Rossi, direttore Istituto di biochimica delle proteine (IBP);
Prof. Miroslavo Salvini, direttore Istituto di Studi sulle Civiltà dell'Egeo e del Vicino Oriente (ICEVO);
Prof. Giuseppe Scarascia Mugnozza, direttore Istituto di biologia agro-ambientale e forestale (IBAF);
Prof. Settimo Termini, direttore Istituto di cibernetica "Edoardo Caianiello" (ICIB)
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