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Aprileonline: Le classi di Ponte di Legno

Cosa non sfrutterebbe il premier italiano pur di non scontentare il riottoso alleato Lega, se è capace di spacciare una forma di apartheid come strumento di accoglienza e di integrazione?

25/11/2008
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Aprileonline

Raffaele Deidda

E' a Ponte di Legno nell'alta Val Camonica, capitale politica estiva della Lega, che vengono annunciate le campagne d'autunno (soprattutto quelle irredentiste) in occasione dell'ormai tradizionale comizio di Ferragosto tenuto dal leader maximo Umberto Bossi, attorniato da valligiani che da oltre vent'anni "tengono duro" contro Roma ladrona fiduciosi che la Lega non perdonerà, prima o poi.

E' stato proprio in occasione dell'ultimo Ponte di Legno del 16 agosto scorso che Bossi, oltre a fornire una dotta lettura storica del gesto del dito medio alzato (gesto nato nell'antichità quando veniva tagliato agli arcieri nemici il dito medio per impedirgli di lanciare altre frecce, niente quindi a che vedere con l'insulto all'inno di Mameli), ha annunciato l'iniziativa della Lega di predisporre una riforma dell'istruzione comprendente l'eliminazione dei tre anni della scuola media.

"Vogliamo eliminare un corso di studi che non insegna niente ai ragazzi che dopo i tre anni delle medie non sanno le tabelline", aveva spiegato la parlamentare veneta Paola Goisis, capogruppo della Lega Nord in Commissione Cultura a Montecitorio, avanzando la proposta di creare una scuola superiore di sei anni formata da un triennio propedeutico ''duro'' e da un triennio di specializzazione. A molti era allora sfuggito, a parte il diverso raggruppamento di anni scolastici, il contenuto didattico della proposta. Proposta che, fra l'altro, non sembra aver avuto un seguito, restando fra gli enunciati ferragostani di Ponte di Legno.

La Lega non poteva però evitare di riposizionarsi al centro del dibattito politico riguardante la scuola e, dopo aver ottenuto le più ampie rassicurazioni che i tagli previsti dal decreto Gelmini non avrebbero riguardato le scuole di montagna, non ha atteso il Ponte di Legno 2009 per avanzare le proprie richieste in materia di istruzione, questa volta con taglio più marcatamente "padano- leghista": regionalizzazione dei concorsi per insegnanti, per avere docenti radicati sul territorio che conoscano le lingue locali (?), in grado così di interagire con gli alunni e i loro familiari; garanzia dell'insegnamento nel rispetto delle tradizioni, della storia e della cultura. - "i crocifissi resteranno nelle aule e ai bambini continueremo ad insegnare i canti di Natale e a costruire i presepi"- aveva dichiarato il leghista Bricolo. E poi il pezzo più forte, più qualificante per la Lega: la proposta delle classi ponte, ovvero le classi separate dove inserire gli studenti stranieri che non superano le prove e i test di conoscenza linguistica, con l'obbligo di frequentare i corsi di apprendimento della lingua italiana propedeutici all'ingresso nelle classi permanenti.

Era stata ancora l'onorevole Goisis a commentare la mozione della Lega in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo e a spiegare che "le classi ponte servono proprio a risolvere i problemi di integrazione, che chi opera quotidianamente nella scuola conosce perfettamente. Non si tratta di discriminare nessuno ma, al contrario, di mettere i bambini stranieri nelle condizioni ideali per usufruire della scuola, allo stesso modo di tutti gli altri, ed evitare che in futuro possano essere dei cittadini di serie B". La parlamentare del Carroccio aveva anche aggiunto: "Solo la sinistra, unitamente a certa stampa ad essa contigua, e a professori che scambiano la loro funzione di docenti con quella di indottrinatori, possono trovare, nella proposta della Lega Nord di istituire le cosiddette classi ponte, un pretesto per fare polemica. Chiunque guardi ai problemi della scuola, senza pregiudizi ideologici o politici, ma soprattutto chiunque ne conosca davvero le dinamiche di tutti i giorni, non può che convenire sul fatto che l'aumento dei residenti stranieri non può che accrescere i problemi di integrazione scolastica".

La Camera dei Deputati aveva quindi approvato la mozione leghista (con 256 si, 246 no e un astenuto) che, di fatto, propone la separazione e la segregazione dei bambini immigrati nelle scuole italiane, nonostante il dissenso di alcuni deputati del Pdl, fra questi Nicolò Cristaldi e Mario Pepe, che avevano abbandonato l'aula in segno di protesta. Dimostrazione, questa, che non è solo la sinistra a dissentire su una proposta che viene spesa come innovativo strumento per l'integrazione, mentre costituisce nei fatti una vera regressione culturale che mette in discussione i principi di uguaglianza tra gli uomini e introduce la discriminazione più abbietta: quella fra i bambini.

A poco più' di un mese dall'approvazione alla Camera della mozione della Lega Nord sull'accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo il premier Silvio Berlusconi è tornato sull'argomento scegliendo una giornata particolare, quella mondiale dei diritti dell'infanzia che per il 2008 in Italia si celebra sul tema: "Crescere insieme: l'accoglienza e l'integrazione dei minori stranieri in Italia". E qual è la ricetta del Presidente del Consiglio italiano per favorire l'accoglienza e l'integrazione dei minori stranieri in Italia? Ma le classi-ponte, cribbio! Quale miglior scelta "logica e doverosa" tutt'altro che discriminatoria, se non l'introduzione di classi "che non sono separate ma che sono semplicemente tese a dedicare molto tempo all'insegnamento della lingua italiana agli alunni stranieri"?

Fra le vivaci e sdegnate reazioni alle dichiarazioni del premier da parte dell'opposizione, di ampi settori della scuola e anche della Chiesa (Famiglia Cristiana ha tradotto in "classi-ghetto" le classi ponte mentre don Tonio dall'Olio, ex-coordinatore nazionale di Pax Christi, le ha definite "classi-muro") quella di Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura, sintetizza, in particolare, l'essenza dell'evento: "Berlusconi sfrutta un appuntamento di grande importanza come la giornata mondiale sui diritti dell'infanzia per gettare sale sulla ferita inferta al mondo della scuola'' .

Cosa non sfrutterebbe il premier italiano pur di non scontentare il riottoso alleato Lega, che già ha dato segnali di indisponibilità per un'accelerazione del ddl Alfano sulla Giustizia, se è capace di spacciare una forma di apartheid come strumento di accoglienza e di integrazione?

Bossi, Silvio lo sa bene, non aspetterebbe Ponte di Legno 2009 per far passare le istanze leghiste e fra queste le classi-ponte, indispensabili a far apprendere la lingua padana ai bambini immigrati.


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