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AprileOnLine: Manovra, la rivolta dei ministri

Il governo "sventa" lo sciopero degli statali presentando l'emendamento per i contratti. Stesso copione anche per la scuola. Ma le grane maggiori arrivano proprio dai dicasteri

03/11/2006
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Aprileonline

Ida Rotano

Il governo "sventa" lo sciopero degli statali presentando l'emendamento per i contratti. Stesso copione anche per la scuola. Ma le grane maggiori arrivano proprio dai dicasteri, con i ministri sul piede di guerra contro il taglio dei fondi previsto dall'articolo 53 della Finanziaria
Finalmente una schiarita tra governo e sindacati. Davanti alla minaccia di sciopero degli statali, fonti del ministero dell'Innovazione nella Pubblica amministrazione confermano che è pronto un emendamento alla Finanziaria che permetterà il rinnovo del contratto, scongiurando dunque l'agitazione, presumibilmente prevista intorno per la seconda metà di novembre. "Il governo sembra intenzionato a tener fede finalmente al proprio impegno", conferma il segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil, Carlo Podda.

I sindacati erano stati chiari: fermo restando l'impegno a realizzare una riforma della pubblica amministrazione per una sua maggiore efficienza e nella direzione del miglioramento del servizio pubblico, questa riforma, però, non può avvenire a scapito di chi lavorando nella pubblica amministrazione deve vedere riconosciuti i propri diritti contrattuali e la propria professionalità. Da qui, ieri, l'avvio delle procedure per la proclamazione dello sciopero in tutti i comparti del pubblico impiego (Sanità, Enti Locali, Stato, Enti Pubblici non economici, Agenzie Fiscali, Presidenza del Consiglio dei Ministri). Oggi (giovedì), le rassicurazioni dell'esecutivo. "Per quanto mi riguarda è un vero peccato che si sia dovuti arrivare fino a questo punto. Ma, prima di dire che il pericolo dello sciopero è sventato, bisogna aspettare che l'emendamento sia approvato". Già, la confusione regna sovrana a palazzo Chigi, dunque meglio non abbassare la guardia.

E dopo i pensionati, gli artigiani, i commercianti e la funzione pubblica, a minacciare di scendere in piazza c'è anche la scuola. Anche qui i sindacati hanno attivato le procedure per dichiarare l'agitazione del settore. Sul piatto della protesta, in primo luogo, il rinnovo dei contratti, fermi da dieci mesi, ma anche le questioni relative al precariato del personale docente e non docente. Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola fanno sapere che le modalità della protesta verranno chiarite nei prossimi giorni. Si prende tempo, non fosse altro perché, come da copione, anche sulla scuola il governo si appresta a correre ai ripari. Così, il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni ha detto che anche per la scuola "il governo ha presentato un emendamento", che è ora "all'esame della commissione Bilancio e sarà la chiave di volta per evitare lo sciopero".

Insomma una giornata difficile quella di oggi, e non solo per il versante sindacale. A protestare per i tagli di fondi ai dicasteri sono stati anche i ministri. In primis, a sorpresa, proprio il vicepremier e ministro degli esteri Massimo D'Alema, che si è presentato negli uffici della Margherita alla Camera, dove si è tenuto un vertice di maggioranza sulla manovra per protestare contro i pochi fondi previsti per la Farnesina.

Il vicepresidente del Consiglio si è soffermato circa mezz'ora a colloquio con il capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini e il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. Un confronto senza peli sulla lingua: "State tagliando troppi fondi alla Farnesina", ha protestato il ministro, che avrebbe invitato gli alleati di governo a fare attenzione agli effetti dell'articolo 53 della manovra, che prevede una riduzione "orizzontale" per le spese dei ministeri e che può quindi riguardare anche "spese vive" difficilmente comprimibili. Il timore fondato è che il suo dicastero si ritrovi, in una fase così delicata sul fronte internazionale, senza i mezzi economici necessari.
E non si tratta di un caso isolato, visto che tutti i membri del governo sono preoccupati per l'eccesso di tagli. Secondo gli ultimi calcoli, il taglio lineare ammonterebbe al 14 e non al 10%. E quindi - riferisce uno dei partecipanti alla riunione di questa mattina - "Chiti (ministro dei Rapporti col Parlamento, ndr.) si è impegnato a rivedere la ricaduta dei tagli e a trovare una soluzione".

L'articolo 53 della Finanziaria, che prevede tagli ai ministeri a fronte di maggiori risorse per Università e ricerca, è stato al centro della riunione di questa mattina fra governo e maggioranza. Sotto analisi, in particolare, la norma che prevede che i tagli siano fattiì proporzionalmente ai diversi comparti. Il capogruppo dell'Udeur Mauro Fabris ha spiegato che i parlamentari dell'Unione chiedono "che ciascun ministero possa decidere dove tagliare". Sul tappeto anche l'entità dei tagli: "La percentuale fissata in Consiglio dei ministri - dice ancora Fabris - è pari al 10%", ma questo tetto potrebbe crescere "di circa un punto percentuale". Salvo che, spiega ancora, non si riesca a reperire altrove un po' di risorse. E infatti l'altro binario sul quale si è mossa la riunione è stato proprio quello di nuovi possibili tagli alla spesa, esclusi i capitoli che riguardano il sociale. Ogni gruppo ha presentato le proprie proposte, ora al vaglio del governo.
Per quanto riguarda il nodo dei tagli è stato dato mandato sempre al ministro per i rapporti con i Parlamento Vannino Chiti, di verificare con i singoli dicasteri le diverse possibilità. Maggioranza e governo si sono riaggiornati a venerdì mattina alle 8.30