Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Aprileonline: Non denuncio, non costringo, io curo

Aprileonline: Non denuncio, non costringo, io curo

Convegno a Roma organizzato dalla Fp Cgil per dire no all'emendamento leghista che obbliga il personale sanitario alla delazione dei clandestini. Se divenisse legge, il sindacato di categoria non accoglierebbe i medici-spie. Un secco no anche al ddl sul biotestamento, senza escludere il sostegno al referendum. Insieme a Podda, segretario dei pubblici, ne hanno discusso il senatore Pd Marino, la neurologa Tarquini e Magnano di Msf

21/03/2009
Decrease text size Increase text size
Aprileonline

C'è la crisi economica, certo, ma anche quella morale, il rischio di un'involuzione autoritaria, illiberale, razzista che cavalchi la disperazione materiale, spingendo a misure ingiuste, xenofobe, dispotiche, inutili. Per questo la Cgil scende in campo e lo fa in modo netto. Gli immigrati hanno diritto a poter accedere alla cura senza dover temere di venire denunciati, qualora siano irregolari, all'autorità giudiziaria. E i cittadini devono poter decidere sul proprio corpo, rifiutando una condizione sanitaria se non rispecchia la propria concezione di vita.

Il no all'emendamento leghista al ddl sicurezza -che mette in discussione l'accesso universale alla salute colpendo gli stranieri clandestini, su cui la Camera sarà chiamata a esprimersi nei prossimi giorni- è risuonato secco. Altrettanto netta la contrarietà al ddl Calabrò, il testo sul biotestamento in discussione al Senato.

L'occasione per marcare scetticismo e annunciare battaglia nei confronti del governo è data da un tavola rotonda organizzata a Palazzo Marini sui temi scottanti del testamento biologico e dei cosiddetti medici-spie. "Non denuncio, non costringo, io curo" è il titolo dell'iniziativa a cui hanno partecipato il segretario della Funzione Pubblica Carlo Podda, il senatore democratico Ignazio Marino, la neurologa Daniela Tarquini e Rolando Magnano di Medici senza frontiere.

"Così come è la norma introduce un obbligo sostanziale" perché se l'immigrazione clandestina è reato, allora il referente sanitario, in quanto pubblico ufficiale, ha il dovere di denunciare lo straniero irregolare, ha spiegato Podda. Ed anche se si facessero correzioni migliorative, cioè se la norma venisse trasformata in possibilità, "noi non la tollereremo comunque". Dunque non c'è margine di mediazione per Corso Italia: l'emendamento Bricolo va abrogato, ritirato, cancellato. E se così non fosse ed il Senato lo approvasse trasformandolo in legge, allora Podda chiederà "una modifica del nostro statuto che rende la pratica della denuncia incompatibile con l'appartenenza alla nostra organizzazione", ha avvisato il segretario della Fp. Podda si augura inoltre di non essere solo: "Sarebbe auspicabile che anche l'ordine dei medici prendesse una decisione analoga".

Anche il testamento biologico, o meglio la legge del Pdl arrivata a votazione sugli scranni di Palazzo Madama, vede la categoria di Corso Italia schierata senza mezzi termini. Podda in proposito annuncia una mobilitazione personale sia sul versante sindacale che politico, ipotizzando la consultazione popolare qualora il ddl passasse. "Se il senatore Marino decidesse di proporre il referendum, la Funzione pubblica sarebbe con lui" e, aggiunge il segretario dei pubblici dipendenti, "penso che lo farà anche la Cgil". Non solo, come iscritto al Pd, Podda si impegna a diffondere la mobilitazione fin dentro Sant'Andrea delle Fratte: "Lo dirò anche in quella sede", ha infatti promesso.

Da Caserta, sul tema, è intervenuto anche il segretario generale Guglielmo Epifani, parlando dell'obbligo dei medici alla denuncia dei clandestini come di una "barbarie che va cancellata" perché "non è giusta" e perché "non è utile".

L'emergenza è tale che il segretario della Fp Medici, Massimo Cozza, insieme a Podda, hanno scritto ad Alessandra Mussolini che ha capitanato la fronda del Pdl contraria alle misure previste dal ddl sicurezza e prima firmataria della lettera con cui si faceva richiesta al governo di non porre la fiducia per emendare norme "inaccettabili" (reato di clandestinità, denuncia per il personale sanitario e per gli insegnanti dei clandestini, impossibilità di riconoscimento dei figli da parte degli stranieri senza permesso di soggiorno). "L'odiosa norma va eliminata", hanno scritto i due segretari, dichiarando di condividere, pur con le dovute differenze, "la battaglia da lei condotta in parlamento". Un'iniziativa, chiedono Cozza e Podda, che non accetti compromessi pericolosi. L'invito che rivolgono alla Mussolini è infatti quello a "portare fino in fondo la sua battaglia, che è anche la nostra, senza alcun compromesso ce trasformi l'obbligatorietà di denuncia in volontarietà". Già perché sul piano pratico gli effetti negativi sarebbero comunque disastrosi: la sola eventualità di esser denunciati, basterebbe a spingere nell'ombra i clandestini malati, con conseguenze pericolose per la loro salute e quella della collettività.

Anche per il senatore Marino vanno evitare "soluzioni pasticciate per accontentare tutti", arrivando ad una chiara abrogazione dell'emendamento leghista, approfittando di una "spaccatura positiva" dentro il Pdl che indica "la volontà di tornare indietro". Quindi, è l'appello dell'esponente democratico, "bisogna avere una posizione ferma, non di compromesso".

Si deve evitare, come ha spiegato il camice bianco di Medici senza frontiere, di trasformare gli ospedali in "luoghi del timore e del sospetto", tenendo conto anche del fatto che gli stranieri che giungono nel nostro paese, "sono in buone condizioni, poi si ammalano da noi a causa di lavori paraschiavistici".

Sul testamento biologico, altro tema al centro della tavola rotonda, la contrarietà della Cgil al ddl Calabrò è la stessa da tempo espressa dal senatore Marino. Il quale a questo punto ripone qualche (flebile) speranza nella possibilità di una votazione segreta, che "forse potrà dare un contributo a far sentire liberi quei parlamentari del Pdl laici" e contrari ad un testo che si configura come "anticostituzionale e rivolto solo ai malati in stato vegetativo". Per questo, ha annunciato Marino, "il Pd chiederà il voto segreto su molti emendamenti" per tentare di attenuare la pericolosità del testo che, così come è stato licenziato dalla Commissione Sanità, comporterà "una pioggia di denuncie" e un elevato ricorso ai tribunali. Mentre sulle richieste di modifica riguardanti la donazione degli organi a fine di ricerca o terapia e l'introduzione del prepensionamento per un familiare che si occupa di un disabile grave, "chiederò il voto palese" perché "voglio vedere in faccia chi avrà il coraggio di negare un aiuto chiaro alle famiglie che sono in situazioni difficilissime", ha detto il senatore democratico. Sul voto segreto anche il presidente del Senato Renato Schifani si dice disponibile: "non vi è problema" fermo restando che "vi siano i presupposti previsti dal regolamento".

Il punto è che serve una legge che "dia la possibilità ad ogni singolo individuo di scegliere liberamente", ha sottolineato la dottoressa Tarquini, ricordando il diritto di ogni singolo a "scegliere liberamente come essere assistito". Cioè l'esatto contrario di quanto stabilito dal ddl Calabrò: "la legge ideale è ben lontana da quella che si sta discutendo", ha sottolineato la Tarquini. Perché, come spiegato dal collega Marino, "il compito della legge non è educare, ma fornire regole civili per vivere insieme all'interno di un paese".