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Aprileonline: Quando il ministro non sa fare i conti a mano

Incontro tra governo e parti sociali su Welfare e Pensioni. L'impianto sugli ammortizzatori sociali trova l'accordo dei sindacati, ma Padoa Schioppa gela tutti: "i 2,5 miliardi del tesoretto vanno calcolati al ribasso". E la Cgil tuona: "non si fanno i conti con la calcolatrice"

21/06/2007
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Aprileonline

Jacopo Matano,

Economia Incontro tra governo e parti sociali su Welfare e Pensioni. L'impianto sugli ammortizzatori sociali trova l'accordo dei sindacati, ma Padoa Schioppa gela tutti: "i 2,5 miliardi del tesoretto vanno calcolati al ribasso". E la Cgil tuona: "non si fanno i conti con la calcolatrice"

A Palazzo Chigi l'atmosfera sembra cordiale, per l'incontro tra governo e parti sociali su welfare e pensioni. Il tavolo è l'ultimo di una lunga serie, tanto da spingere l'allegro Enrico Letta allo scherzo: "Ormai ci vediamo ogni giorno, bello eh? Stiamo preparando la fase di atterraggio". Ma bastano pochi istanti a far inceppare il carrello del sottosegretario e di tutto il governo, e a rendere difficile la manovra al pilota Romano Prodi. Vediamo perché.
WELFARE - Sul tema degli ammortizzatori sociali l'intesa c'è, e si annusa fin da subito. L'appuntamento di oggi si cuoce bene per tutta la mattinata, grazie anche alle esternazioni del ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero, che da un dibattito organizzato dalla comunità di Capodarco auspica la concertazione e lancia l'idea di un "grande convegno", nel quale "far incontrare e confrontare tutti i soggetti coinvolti nella riforma del welfare, per discutere della situazione e dei problemi e per elaborare un progetto di legge efficace". Le idee di Ferrero piacciono: il ministro vuole favorire la dialettica tra tutti i "soggetti del settore, gli operatori sociali, comuni, province e regioni"in merito alle politiche per il welfare, laddove questo termine possa allargare il confronto al tema della casa, della non autosufficienza e del servizio civile. Aspettando i sindacati, conclude:"Spero che il tavolo di oggi si muova nella direzione indicata dal programma: abolizione dello scalone e aumento delle pensioni a partire da quelle più basse". Non si preannuncia, dunque, una giornata di tensione, e quando i leader di Cgil, Cisl e Uil sbarcano a Palazzo Chigi trovano ad aspettarli in batteria Tommaso Padoa Schioppa, Cesare Damiano, Giovanna Melandri, il viceministro D'Antoni ed il sottosegretario Letta. Aria tranquilla, anche se in realtà il governo, e Padoa Schioppa lo sa, è in assetto antipanico. Il Ministro del Lavoro Cesare Damiano rompe gli indugi: "è in arrivo uno stanziamento importante per lo stato sociale". Tra le novità che il ministro anticipa, l'aumento dell'aliquota per i parasubordinati, ed interventi in direzione della riforma della cassa integrazione, dell'indennità di disoccupazione, dei contributi figurativi per i lavoratori discontinui, dell'accesso al credito per i parasubordinati. Un impianto che trova l'accordo della Cgil: "è quello che avevamo chiesto", afferma Epifani al termine dell'incontro. "Valuteremo nel merito le proposte quando ci sarà consegnata la bozza. Quello degli ammortizzatori è un tema importante perché sono anni e anni che chiedevamo un riordino". E ottimista, oltre che disponibile, è anche il segretario generale della Cisl Bonanni: "speriamo che sia davvero la volta buona", dato che su questo tema ci sono state "troppe docce scozzesi e gli impegni economici sono sempre saltati: stiamo attenti che i soldi ci siano davvero".

TESORETTO AL RIBASSO - A scottare, però, nella caldissima giornata romana, è proprio il tema delle risorse, legato alla riforma del sistema pensionistico. Quando Padoa Schioppa prende le redini della discussione, di fatto chiude ogni spiraglio sulla disponibilità di maggiori stanziamenti rispetto a quelli prospettati nel marzo scorso, e lancia allarmi come bruscolini. Da marzo a oggi "sono peggiorate le previsioni dei conti italiani. Sono andate bene le entrate ma è aumentata la spesa". In particolare, l'andamento delle spese da marzo é stato "peggiore del previsto". Ad assorbire parte delle risorse, il contratto del pubblico impiego e un andamento "alquanto negativo" registrato dalle spese per la sanità. Sulla base delle nuove previsioni sui conti da marzo e sull'andamento della spesa, la cifra dei 2,5 miliardi "sarebbe da correggere in negativo". Il tesoretto piange, dunque, e la previsione di 2,5 miliardi di euro va ridimensionata. Il ministro assicura che non si muoverà "dagli impegni presi", ma il suo discorso spiazza tutti ed incrina il tavolo. Ma Padoa Schioppa va avanti, rispondendo direttamente a chi, come Epfiani, gli aveva fatto rilevare che con l'incremento dei contributi i lavoratori avevano già pagato l'abolizione dello scalone: "L'aumento dei contributi dello 0,3% previsto nella Finanziaria 2007", spiega il ministro, "non può essere portato a compensazione dello scalone". E chiosa: "Questo lo sappiamo molto bene tutti".

LA CALCOLATRICE - La maggiore preoccupazione del detentore del portafoglio italiano sembra ancora una volta essere l'Unione Europea. Il ministro annuncia tutta la sua preoccupazione: il giudiziodell'U.E. sarebbe "catastrofico, se l'equilibrio del sistema previdenziale italiano venisse rotto". Ma l'equilibrio, se non rotto, va scosso, e i sindacati a fare i conti con il contagocce non ci stanno. Al termine dell'incontro Epifani tuona: "se si pensa di affrontare il tema previdenza con la calcolatrice non va bene, non va proprio bene. Non trattiamo con la calcolatrice perché dietro i numeri, ci sono sempre condizioni, problemi". La Cgil si lamenta del continuo tira e molla sulla situazione dei conti, e sulle sirene d'allarme che periodicamente suonano da via XX settembre "Qualche giorno fa il ministro", ha continuato il segretario "ha detto che era finita l'emergenza finanziaria. E, allora, non bisogna usare toni da emergenza finanziaria. I conti vanno sempre così: un mese male e uno bene. Questo mese, ad esempio, i consumi sono caduti, dopo un periodo in cui andavano bene. E necessario invece fare un ragionamento sulle prospettive". Anche perché l'atterraggio, nel frattempo, sembra essere diventato una manovra d'emergenza.