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Aprileonline: Tsunami scuola

Carla Ronga L'onda anomala, pacifica, colorata e determinata contro la Gelmini si gonfia sempre più-

31/10/2008
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Aprileonline

L'onda anomala, pacifica, colorata e determinata contro la Gelmini si gonfia sempre più. Un milione i manifestanti radunati a Roma: "Il governo deve ascoltarci". Le misure prese con arroganza, a colpi di decreto, la finta riforma della scuola fatta tutta di tagli e di iniziative spot, sono state bocciate dal Paese. Manifestazioni anche a Milano, Bologna (contestato il comico Grillo), Genova, Pavia, Ancona, Napoli, Cagliari, L'Aquila, Lecce, Palermo, Catania...

Siamo un milione. Lo dicono dal grande palco eretto sul lato destro di piazza del popolo, ma l'impressione è che si sia anche di più. La piazza è stracolma, sul Pincio il corteo sfila senza interruzione, via del Babuino è un fiume in piena: gli striscioni degli studenti salernitani, "calabresella mia" suonata dalle scuole calabresi, la musica a palla del camion dei giovani liceali romani e ancora palloncini e bandiere. Piazza del Popolo non riesce a contenerli tutti. Il 90 percento delle scuole italiane oggi sono rimaste chiuse. Nel giorno dello sciopero nazionale indetto dai sindacati confederali, Snals e Gilda, Roma ha ospitato la grande manifestazione partita da piazza della Repubblica con studenti, insegnanti, famiglie.

Il governo deve ascoltarci. In testa al corteo, leader sindacali e leader politici del centrosinistra entrano insieme in piazza: Vendola, Ferrero e Bertinotti uno accanto all'altro, Di Pietro a pochi metri di distanza e i militanti di IdV raccolgono le firme contro il lodo Alfano. "Vogliamo firmare per il referendum contro la legge Gelmini", chiedono alcune maestre, "va preparato, ci vuole un po' di tempo", gli rispondono i dipietristi. Entrano insieme anche Walter Veltroni e Guglielmo Epifani "Il governo ascolti la società e non trasformi questo movimento in un fatto politico", dice il segretario del Pd. "Il governo - aggiunge - deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno. Le misure prese con arroganza, a colpi di decreto, la finta riforma della scuola fatta tutta di tagli e di iniziative spot, sono state bocciate dal Paese. La grande marea di persone che ha riempito Roma, i tantissimi altri nelle piazza delle cento città italiane, con la loro protesta non chiedono il mantenimento della situazione attuale, chiedono una scuola che funzioni davvero, che sappia premiare il merito e offrire a tutti eguali condizioni di partenza".
Dalla piazza la protesta riserva raffiche di fischi contro i ministri Gelmini e Brunetta, poi un boato assordante. Sul palco intervengono i leader di tutti i sindacati. Bonanni chiede al governo di "riaprire un confronto con i sindacati, gli enti locali e le famiglie, perché la scuola non può essere diretta come una azienda". Si rimprovera al governo di mascherare con una finta riforma una mera esigenza di cassa. Ma non possono essere i giovani a pagare.
Da Renata Polverini l'auspicio che "il governo sappia raccogliere le istanze della piazza convocandoci e mettendoci in condizione di migliorare questa legge". Il referendum, visti i tempi che richiede, spiega il segretario dell'Ugl, "rischia di non essere lo strumento più adatto poiché inciderebbe sui contenuti di una riforma e non sui maggiori punti deboli rappresentati dalla scarsità di risorse e dagli eccessivi tagli al comparto previsti dalla legge finanziaria". "Anche sul fronte dell'Università -conclude Polverini- si presentano gli stessi problemi e il governo, in vista della presentazione del piano annunciato dal ministro Gelmini, ha l'occasione di non ripetere l'errore commesso con la scuola e di aprire un confronto con il sindacato e il mondo accademico".
Per il leader della Uil Angeletti "lo sciopero della scuola è stato convocato per risolvere i problemi contrattuali e dei precari, bisogna quindi evitare qualsiasi strumentalizzazione politica".
A Epifani il compito di chiudere la manifestazione. Il segretario della Cgil parla di "un intero paese che insorge" e si rivolge ai manifestanti: "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". "Non dividiamoci - è l'appello lanciato dal palco di piazza del Popolo dal segretario Cgil - la forza di questa giornata è l'unità, non scambiamo un piatto di lenticchie per questa forza di unità. Questo è il segno di questa manifestazione e di questo incontro".

La sinistra si ritrova. Dentro quella che Paolo Ferrero definisce "una enorme manifestazione di popolo contro un governo che trova i soldi per banche e banchieri e taglia la scuola pubblica", studenti, lavoratori, famiglie al completo di tre generazioni unite dalla volontà di difendere non lo status quo, ma le pari opportunità per tutti, l'accesso al sapere e il diritto di futuro. Per Paolo Nerozzi (sinistra Pd) "chi pensava che la sinistra fosse morta si sbaglia di grosso perché la mobilitazione di oggi dimostra quanto sia ancora viva l'identificazione della sinistra con l'idea di eguaglianza e la difesa dei diritti fondamentali e della non violenza, la ricostruzione del centrosinistra parte proprio da qui". E Anna Finocchiaro rinnova l'auspicio che "il referendum serva per mettere al centro della discussione nel paese nei prossimi mesi il tema della scuola e della formazione. Il tema cioè del futuro dell'Italia".
Tutti concordi sul fatto che la lotta contro il decreto Gelmini non finisce con l'approvazione del provvedimento, al contrario, continua sia con il referendum per l'abrogazione della legge, sia con la mobilitazione di massa, affinché il decreto legge sulla scuola finisca come quello sull'abrogazione dell'art.18, che non venne mai applicato.

Corteo diviso in tre. In apertura del corteo lo striscione "Uniti per la scuola di tutti". E poi tante bandiere e palloncini colorati. Studenti, insegnanti e dirigenti scolastici sono arrivati da tutta Italia con centinaia di pullman e treni speciali, nonostante il brutto tempo e la pioggia. Tanti anche gli scolari delle elementari e medie. Gli organizzatori hanno spiegato che il corteo si è diviso in tre parti "per ragioni di spazio", a causa dell'enorme afflusso di persone: il primo, quello dei sindacati, arrivato primo in piazza del Popolo, il secondo degli universitari che ha raggiunto la sede del ministero dell'Istruzione e un terzo, che non è riuscito a raggiungere il centro cittadino, ha sfilato alla Magliana, lungo il raccordo anulare.

L'onda anomala circonda il ministero della Gelmini. Il corteo romano contro la legge Gelmini ha avuto un epilogo movimentato quando alcune migliaia di universitari della Statale, invece di riunirsi al serpentone principale, si è diretto verso la sede del ministero dell'Istruzione, in viale Trastevere. Lì circa 15 mila studenti hanno organizzato un presidio, cui si sono uniti studenti delle scuole superiori e di altri atenei. Qualche momento di tensione con un lancio di uova e fumogeni contro i poliziotti schierati. La Questura ha fatto sapere che tra i manifestanti si erano infiltrati degli anarchici e sarebbero loro gli autori dell'attacco agli agenti. Questi non hanno reagito e, subito dopo, altri studenti hanno creato un cordone di sicurezza per evitare ulteriori tensioni. "Gelmini arrenditi, sei circondata" gridano i manifestanti. Slogan anche contro Berlusconi e il governo. "Siamo l'onda che vi travolge" si legge nello striscione degli universitari che scandiscono lo slogan "siamo tutti antifascisti".

Gli scontri di mercoledì a Piazza Navona. Su YouTube circola il video con la lettura dell'intervista in cui il presidente Francesco Cossiga invitava a inserire gli infiltrati tra i ragazzi delle scuole. Dichiarazioni di gravità assoluta, che non ha avuto le reazioni che meritavano. È evidente che c'è la tentazione di inquinare il movimento, ma la vigilanza è alta e il fiume umano scorre pacificamente. Preoccupazione è stata espressa anche dall'Unione Europea in una nota ufficiale in cui si invita le autorità italiane a fare chiarezza.
Chi ha permesso l'ingresso a piazza Navona del camioncino - arsenale carico di bastoni e spranghe tricolori di Casa Pound? Pd e IdV hanno rivolto delle interrogazioni al governo e, mentre Di Pietro chiede l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare, Roberto Maroni, ministro degli Interni, si è impegnato a riferire alla Camera tutti i dettagli della ricostruzione di quanto è accaduto. Gli scontri finiscono al vaglio della procura di Roma. Un primo rapporto di polizia, assegnato al pm Patrizia Ciccarese, ha riguardato le posizioni di due ragazzi arrestati, che questa mattina sono comparsi davanti al giudice per il processo per direttissima, e di un altro gruppo di studenti fermati, identificati e poi rilasciati dalla polizia. Nelle prossime ore, però, è attesa a piazzale Clodio un'informativa più completa sui fatti di ieri con la ricostruzione della guerriglia scoppiata nel centro della capitale.

Proteste in tutta Italia. Gli universitari dell'Udu sono scesi in piazza per "rivendicare un sistema formativo pubblico e sul quale non si possono operare tagli così vistosi". Oltre a Roma gli studenti medi e universitari sono stati al fianco dei lavoratori in sciopero anche ad Ancona, Milano, Cagliari, Catania, L'Aquila, Lecce, Palermo, Pavia e Torino e Genova.
Decine di migliaia di persone, tra alunni delle elementari, studenti liceali e universitari, insegnanti, genitori e precari hanno sfilato per il centro di Milano e si sono date appuntamento in piazza Duomo. Secondo i responsabili di "Rete scuole", tra gli organizzatori, i manifestanti erano 200mila; nessuna stima viene invece dalla Questura. Alcuni spezzoni del corteo non si sono fermati in piazza Duomo e si sono diretti con un corteo non autorizzato in piazza Affari, dove circa duemila studenti si sono seduti attorno ai furgoni e hanno improvvisato un'assemblea di fronte alla Borsa.
A Bologna diverse migliaia di studenti medi e universitari si sono concentrati in piazza Nettuno e in piazza Maggiore. A Brescia i manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria. Stessa cosa a Firenze, dove un centinaio di manifestanti, tra studenti e aderenti ai centri sociali, ha occupato per circa mezz'ora alcuni binari a Campo di Marte, con alcuni momenti di tensione.
In Sicilia si calcola un'adesione molto elevata allo sciopero da parte degli insegnanti. Secondo la Flc Cgil molti istituti sono rimasti chiusi a Palermo e provincia. A Palermo due i cortei: uno di docenti, personale scolastico e genitori e l'altro di studenti delle superiori e dell'università. Cortei anche a Messina, Reggio Calabria e Cagliari. Ancora manifestazioni a Napoli: tre istituti superiori hanno sfilato a Portici, uno a Ischia, mille studenti ad Arzano. A Bari hanno manifestato circa 2mila studenti.

E Bologna contesta Grillo. Il corteo anti Gelmini, al quale hanno partecipato circa 30 mila persone tra studenti e insegnanti, ha vissuto momenti di tensione quando, percorso il centro città si è diretto verso la sede di Confindustria. La polizia ha cercato di impedire ai manifestanti di proseguire. I manifestanti hanno cercato di sfondare il cordone, e sono volate manganellate e bottiglie.
Tornata la calma è però arrivato anche Beppe Grillo per esprimere la propria solidarietà ai manifestanti e invitarli a "scoprire chi sono i poliziotti finti" e, parlando degli scontri di piazza navona ha indicato l'esistenza di un filmato che dimostra come alcuni ragazzi di Forza nuova, armati di mazze, dialogassero a "tu per tu" con un poliziotto qualche minuto prima che scoppiassero le violenze.
Ma quando il comico e i suoi supporter hanno raggiunto la testa del corteo che stava entrando nella zona universitaria l'accoglienza non è stata quella sperata. "Buffone, non vogliamo le primedonne", gli hanno urlato gli studenti che sfilavano dietro lo striscione d'apertura "Noi la crisi non la paghiamo", visibilmente indispettiti dall'arrivo di Grillo circondato da giornalisti e gli hanno chiesto di mettersi dietro lo striscione come tutti gli altri. Non sono mancati momenti di tensione. Uno degli organizzatori ha urlato che "il protagonismo è da un'altra parte". Grillo gli ha dato del "maresciallo". Un "grillino" è stato spintonato, ma a quel punto è stato lo stesso comico genovese a invitare alla calma i suoi. "Sono cinque o sei, ma hanno perfettamente ragione - ha detto -, è la loro manifestazione e la gestiscono loro. Nonostante tutto siamo con loro. Mi vedono come un artefice della caduta della sinistra. Devono identificare bene i loro nemici".