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Aprileonline: Una giornata buia per il Paese

Il governo Berlusconi sta volutamente destrutturando il sistema pubblico dell'istruzione e della formazione perché sa che in questo modo colpisce il fondamento di una democrazia: le pari opportunità di accesso

30/10/2008
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Aprileonline

Vittoria Franco*,

Il governo Berlusconi sta volutamente destrutturando il sistema pubblico dell'istruzione e della formazione perché sa che in questo modo colpisce il fondamento di una democrazia: le pari opportunità di accesso alle possibilità di realizzazione degli individui. Altrimenti una maggioranza responsabile si sarebbe fermata, avrebbe ascoltato il dissenso e accolto almeno le istanze più ragionevoli

Quella di oggi è una giornata molto buia, non solo per la scuola italiana, ma per il Paese intero. Il Senato ha approvato definitivamente, ovviamente a maggioranza, il decreto Gelmini sull'istruzione. Sia chiaro che non stiamo parlando di una riforma della scuola, e neanche di una controriforma. Stiamo parlando, è questo il vero fatto grave, di un complesso di tagli pesantissimi all'istruzione primaria e secondaria, che tradotto significa: meno scuola per tutti.

E' stato infatti con la manovra finanziaria, approvata in anticipo con la fiducia già ad agosto, che il governo Berlusconi ha deciso il destino delle elementari, delle medie, delle superiori e persino dell'Università e della ricerca pubbliche. L'entità dei tagli parla molto chiaro sulle priorità di investimento di questo Esecutivo: 7,8 miliardi di euro in meno per la scuola e 1,4 miliardi di euro in meno per l'università nel triennio. Saranno 130 mila i posti tagliati nella scuola, tra i quali 54 mila da insegnante e di questi 11500 di specialisti in lingua inglese. Sparisce il tempo pieno alle elementari: l'orario viene ridotto a 24 ore settimanali. Di fronte a questi numeri, le misure introdotte dal decreto della titolare del dicastero di viale Trastevere, se pur gravi, sembrano uno specchietto per le allodole. Così tornerà il grembiule, il voto in condotta, la valutazione in decimi, la bocciatura con una insufficienza e, soprattutto il maestro unico. Ma che sia un'inaudita deprivazione di risorse ai danni dell'istruzione pubblica, a favore di quella privata, il vero nocciolo della questione, gli studenti l'hanno capito benissimo.

Ho incontrato, più volte, sia a Roma che a Firenze, le ragazze e i ragazzi che protestano ormai da settimane. E devo dire che sono stata colpita dalle loro ragioni e dalla loro consapevolezza. Mentre vi scrivo, è ancora in corso proprio davanti al portone principale del Senato una manifestazione molto chiassosa e pacifica, con momenti di violenza solo da parte di studenti della destra. Il presidio dura da giorni, anche sotto la pioggia torrenziale che ieri ha colpito la Capitale, con gli universitari che il pomeriggio danno il cambio ai liceali.
Ciò che mi hanno ripetuto questi giovani è che non vogliono pagare la crisi che sta colpendo l'Italia, né quella che ci aspetta ancora. Ciò che li distingue da altri movimenti studenteschi della storia sono le motivazioni esistenziali: non vogliono solo un futuro diverso, vogliono riappropriarsi della possibilità stessa di avere un futuro. Non è poco, e hanno ragione.

Tagliare sul sapere, sulla formazione, sulla cultura, sulla scuola, sull'università, sulla ricerca significa infatti tagliare le gambe alle generazioni del futuro, non puntare sul capitale umano, chiudersi in difesa. Altro che innovazione! Lo sanno bene i paesi più avanzati del mondo e quelli di più recente industrializzazione, come la Cina e l'India, che investono fette cospicue del Pil sulla formazione dei giovani. Noi arriviamo a mala pena all'1%, quando il Trattato di Lisbona ci imporrebbe di arrivare ad una percentuale del 3%.

Il governo Berlusconi sta volutamente destrutturando il sistema pubblico dell'istruzione e della formazione perché sa che in questo modo colpisce il fondamento di una democrazia: le pari opportunità di accesso alle possibilità di realizzazione degli individui. Altrimenti una maggioranza responsabile si sarebbe fermata, avrebbe ascoltato il dissenso e accolto almeno le istanze più ragionevoli. Non è stato così, né in Parlamento, né fuori. Bocciati gli emendamenti del Pd, inascoltati gli studenti, bollati come "facinorosi". E adesso la ciliegina sulla torta: Berlusconi ha annunciato che rivedrà gli stanziamenti per la scuola: ma per quella privata. Noi continueremo la nostra battaglia per riformare davvero la scuola, per renderla migliore e più adeguata, non per impoverirla. Intanto, in questi giorni i giovani studenti hanno imparato da che parte sta il futuro.

* ministro Ombra delle Pari Opportunità del Pd