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Aprileonline: Università: il governo rallenta

Non ci sarà un'altra riforma mascherata in un decreto legge

04/11/2008
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Aprileonline

Francesco Scommi, Non ci sarà un'altra riforma mascherata in un decreto legge. La maggioranza ora punterebbe ad un disegno di legge e dunque ad una riforma più condivisa. Veltroni avverte: "Per discutere, coinvolgendo il mondo della scuola, bisogna prima sospendere i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo"

Non ci sarà l'ennesimo decreto legge. Il piano per l'università verrà realizzato, infatti, con un disegno di legge e dunque con uno strumento almeno formalmente più aperto al confronto. E, inoltre, i tempi non saranno quelli da kamikaze annunciati solo qualche giorno fa: la piazza del 30 ottobre e le proteste degli studenti costringono il governo a prendere tempo e darsi una pausa di riflessione. Il provvedimento, come anticipato ieri da repubblica e confermato oggi da fonti dell'esecutivo, non sarà pronto per questa settimana come aveva annunciato in un primo momento il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini. A premere per una pausa di riflessione la lega e Alleanza nazionale, ma anche le prese di posizione di centristi come Formigoni che si è schierato "dalla parte degli studenti".

Dall'opposizione parlamentare, Veltroni detta la linea per riaprire il dialogo con la maggioranza su scuola e università prendendo atto che "il governo manifesta sull'Università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora". Ma se il governo è interessato ad aprire su questi temi un confronto in Parlamento - avvisa il segretario del Partito democratico - questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo".
In una nota, Walter Veltroni, afferma: "Crediamo che la scuola e l'università abbiano bisogno di un intervento serio di rinnovamento e di riforma, su questa strada si può avviare in Parlamento un confronto reale che coinvolga il mondo della scuola ma, ripeto, dopo aver preliminarmente sospeso gli effetti perversi innescati dai tagli".

L'Onda, intanto, non si ferma. A Roma 200 studenti della Sapienza si sono radunati ieri sera al Circo Massimo e, con candele e fiaccole hanno creato una mega scritta: "No 133". Cioè la legge che taglia un miliardo e mezzo agli atenei e blocca in sostanza il turn-over. A Napoli, gli studenti che occupano le facoltà di Lettere e di Filosofia alla Federico II hanno annunciato che il sito internet del ministro Tremonti è stato oscurato con la scritta "Se ci toccate il futuro, noi blocchiamo i vostri siti. Non ci fermerete". In serata il blocco è stato rimosso.

E il mondo universitario? Il presidente della Conferenza dei Rettori, Enrico Decleva afferma: "Bisogna guardare alla sostanza, ritengo un dato positivo che esponenti autorevoli della maggioranza abbiano rettificato il tiro. Una pausa di riflessione legata ai problemi reali dell'università è necessaria". Il sistema della ‘governance' e reclutamento dei professori: sono questi i due grandi assi della riforma dell'università italiana a cui sta lavorando il governo.
All'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Milano, il rettore Giulio ballio non usa mezze parole: "Ridurre il finanziamento pubblico alle Università significa far morire i nostri atenei.
Il suo discorso è stato un invito a tener conto della meritocrazia e un no a tagli indifferenziati che nel 2010 si prevede metteranno in ginocchio le università italiane.
"Se non si terrà conto della produttività degli atenei, se il blocco del turn over verrà applicato anche alle Università che hanno seguito una politica di crescita equilibrata, se il finanziamento statale non sarà sufficiente, allora dovremo rinunciare a perseguire - ha aggiunto - i nostri obiettivi".
Fuori, dopo la cerimonia, ai giornalisti ha spiegato che il significato di questa affermazione dipenderà "dai finanziamenti e dalle decurtazioni" che saranno decise. "Possiamo fare di tutto - ha detto Ballio - anche chiudere il Politecnico. Se mi danno i soldi solo per pagare gli stipendi di chi non posso licenziare, cosa faccio?".