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AprileOnLine: Uno sciopero per il governo

Walter Tocci

17/11/2006
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Aprileonline

I problemi del mondo dell'università e della ricera legati alla prossima finanziaria sono ben diversi da quelli posti durante il governo di centrodestra. Ma sul tavolo restano ancora troppe questioni da risolvere

Walter Tocci

Di solito il sindacato indice uno sciopero per migliorare la condizione dei lavoratori oppure, nel peggiore dei casi, per contrastare un disegno della controparte. In questo caso, il sindacato ha invece scelto la lotta per spingere il governo a realizzare la sua politica, anzi, ancora meglio, a rispettare il programma elettorale votato dalla maggioranza degli italiani. E' una sorta di sciopero a rovescio, che vuole aiutare il centrosinistra a ritrovare se stesso.

Dobbiamo tutti aiutare il governo. Dobbiamo aiutare il governo soprattutto a capire il problema: la finanziaria, infatti, dimostra che il nostro governo non ha ancora compreso il problema dell'università e della ricerca.

Non lo ha compreso perché lo considera una questione settoriale, una delle tante voci di spesa, e purtroppo anche una delle più trascurate. Dunque il governo non ha capito la cosa fondamentale: la ricerca e l'università costituiscono l'unica via di salvezza del paese, l'unico strumento ancora a disposizione per portare l'Italia nel nuovo mondo che si spalanca davanti a noi, l'unica condizione per assicurare un alto grado di civiltà alla nazione italiana nel secolo che si apre.

E' vero che abbiamo ricevuto l'eredità pesante del deficit pubblico, e il pareggio dei conti ci costa 15 miliardi; ma poi nella finanziaria ci sono ben 19 miliardi per lo sviluppo. Ed è clamoroso che di questa somma quasi nulla vada alla ricerca pubblica e all'università: le risorse aggiuntive sono compensate dai tagli. C'è poi anche da domandarsi di quale sviluppo si stia parlando se manca la ricerca.

E' merito del ministro Mussi aver riconosciuto onestamente la situazione e aver fatto sentire la sua voce forte e chiara nel chiedere un forte correzione. Purtroppo tutto ciò ha però finito per oscurare anche le novità contenute nella finanziaria, che pure ci sono e non sono di poco conto: un piano triennale per riaprire le porte ai giovani ricercatori; un forte impulso ai bandi di ricerca; istituzione dell'Agenzia della valutazione; un programma per l'innovazione industriale. Quelli di prima avevano la faccia tosta di raccontare favole mirabolanti anche quanto tagliavano i fondi alla ricerca. A noi invece dispiace, e si vede, quando non raggiungiamo gli obiettivi che ci siamo dati. La differenza sembra poca e nell'immediato non appare, ma a dirci la verità, come stiamo facendo in questi giorni, è la forza che consentirà di correggere la direzione e riprendere la nostra rotta.

Nelle ultime ore arrivano buone notizie dagli emendamenti del governo che aumentano i fondi per gli enti di ricerca e per le università. Sono fiducioso che ce la faremo ad eliminare i tagli. Poi bisognerà cominciare ad attuare il nostro programma, che in poche parole si può riassumere così: dobbiamo fare di enti e università le migliori istituzioni del paese; dobbiamo convincere i giovani ricercatori italiani che questo è il loro Paese e che il Paese ha bisogno di loro.

Siamo ancora in tempo per fare una grande politica dell'università e della ricerca.
Non possiamo sbagliare. Le generazioni successive non ce lo perdonerebbero.

*deputato Ds