Arrivano correzioni dai matematici sulle Classifiche universitarie
Dopo quindici giorni di «pressanti richieste» anche l'Anvur, l'Agenzia per la valutazione delle università, ha alzato bandiera bianca e ha accettato di modificare la prima delle sue classifiche, quella che misura i dipartimenti di matematica e gli atenei italiani in base al lavoro e alla qualità della ricerca.
Dopo quindici giorni di «pressanti richieste» anche l'Anvur, l'Agenzia per la valutazione delle università, ha alzato bandiera bianca e ha accettato di modificare la prima delle sue classifiche, quella che misura i dipartimenti di matematica e gli atenei italiani in base al lavoro e alla qualità della ricerca.
È curioso ma non paradossale che siano stati proprio i matematici, il gruppo di esperti e valutatori dell'Anvur stessa guidato dal professor Alfio Quarteroni del Politecnico di Milano, a contestare il metodo di classificazione per dimensione dei dipartimenti usato nel rapporto finale a chiedere la modifica.
I dati non cambiano, le misurazioni sono corrette, la realtà ben fotografata nel rapporto. E le modifiche, ha precisato l'Anvur prima di mettere online le nuove tabelle, «sono ininfluenti e non incidono minimamente sul valore degli indicatori di qualità e finali» né tantomeno sull'assegnazione dei fondi del ministero dell'Istruzione e dell'Università che avverrà in base ai dati assoluti raccolti e alla classifica complessiva dello stato della ricerca.
Sembrerebbe dunque una correzione non grave, che non smentisce l'enorme sforzo di classificare in ordine al merito gli atenei italiani (classifica che è stata pubblicata anche nell'instant book del Corriere «I voti all'Università»). Ma l'ammissione dell'Anvur rende evidente che i dati assoluti, i numeri non sono neutri perché a seconda del criterio scelto per «leggerli» si scoprono valori differenti, un dipartimento che era primo nel suo segmento diventa terzo, un altro che era sesto diventa quarto e così via. L'ammissione, non tanto di un errore che in tremila pagine di indicatori ci sarebbe pur potuto essere ma dell'esistenza di un criterio migliore di valutazione rispetto a quello scelto inizialmente dall'Anvur nel suo rapporto, dà fiato a quanti si sono opposti in questi anni di poderosi sforzi per poter imporre il giusto principio che anche nel nostro Paese come già avviene altrove in Europa e negli Stati Uniti il merito e la ricerca si possono misurare.
Gianna Fregonara